Dakota Johnson
In testa al nostro listone non poteva esserci che lei, Dakota, figlia di Don Johnson e Melanie Griffith, nonché nipote di Tippi Hedren e figliastra di Antonio Banderas. Proprio con il patrigno e la madre debuttò in Pazzi in Alabama (1999), seguito, undici anni dopo, da un ruolo piccolo che però si faceva notare in The Social Network di David Fincher. Il breakthrough arriva con la parte di Anastasia Steele nella saga Cinquanta sfumature di grigio, tratta dai romanzi soft-porno di E.L. James. Poteva rimanere incastrata in quel personaggio e invece ha girato commedie pop e anche qualche indie, per poi entrare nell’orbita di un auteur come Luca Guadagnino, che l’ha voluta in A Bigger Splash e poi nel suo Suspiria, senza contare l’opera prima di Maggie Gyllenhaal La figlia oscura da Elena Ferrante. Prossimamente sarà anche protagonista di un cinecomic, Madame Web: ormai una vera golden girl dell’industry.
Maya Hawke
Quando mamma risponde al nome di Uma Thurman e papà a quello di Ethan Hawke, il richiamo dello showbiz non può che farsi sentire. E con esso il peso del cognome che porti: «Ho l’ansia di dimostrare quel che valgo», ha detto Maya. A 19 anni ha debuttato nei panni di Jo March nell’adattamento BBC di Piccole donne. Poi Tarantino, aka il regista cult che ha fatto della madre Uma un’icona, le ha affidato un cameo in C’era una volta a… Hollywood. Il ruolo che la consacra però è quello di Robin nella terza stagione del fenomeno Netflix Stranger Things, a cui seguono un altro paio di film (tra cui Nessuno di speciale, l’opera seconda di un’altra nepo baby di lusso, Gia Coppola) e poi Asteroid City di Wes Anderson. Nel frattempo la nostra ha lanciato anche la sua carriera musicale, con già due album folk all’attivo. Attrice? Cantante? Non le piacciono le etichette. «Ma se proprio dovessi mettere da parte una delle due, smetterei di cantare. Perché la recitazione è la mia più grande passione».
Zoë Kravitz
La sua hit più recente è il ruolo di Catwoman in The Batman, al fianco di Robert Pattinson, ma il pubblico si era già accorto di lei nell’acclamatissima serie Big Little Lies – Piccole grandi bugie, per cui Zoë è anche stata candidata a un SAG Award. Forse l’adattamento al femminile di Alta fedeltà non è andato come sperava, ma la sua performance non ha fatto altro che confermarne la coolness. Certo, quando i geni sono quelli di Lisa Bonet e Lenny Kravitz nasci con tutto il pacchetto, che infatti i più importanti marchi di moda si sono affrettati ad aggiudicarsi. Tra Mad Max: Fury Road, la saga di Animali fantastici e dove trovarli, la sua band Lolawolf e una cover bollente di Rolling Stone US, Kravitz è riuscita ad entrare nell’immaginario più pop, con la capacità però di rimanere sempre la nuova stella hippie del cinema americano.
Lily Collins
L’esordio a due anni nella serie BBC Growing Pains. Poi a cinque il teatro e da adolescente la passione per il giornalismo. Ma mai la musica. Eppure Lily è figlia di Phil Collins, batterista dei Genesis, con il quale ha sempre avuto un rapporto tormentato a causa soprattutto della sua assenza per i tour in giro per il mondo: «Io ho sempre voluto farcela da sola. Lo so, tutti pensano che ogni porta ti si apra quando hai un genitore famoso, in realtà nel mondo dello spettacolo tutti siamo facilmente sostituibili». A 16 anni decide che farà l’attrice. Dopo essere stata Biancaneve al fianco di Julia Roberts, protagonista di Shadowhunters – Città di ossa e dolce metà di Sam Claflin in Scrivimi ancora, viene diretta da Warren Beatty in L’eccezione alla regola. Poi finalmente arriva il ruolo per cui sembra essere nata, quello di Emily in Paris, l’addetta marketing di Chicago costretta per lavoro a emigrare nella Ville Lumière, dove poi troverà la felicità. E l’ha voluta anche David Fincher nei panni di Rita, la segretaria di Mank/Gary Oldman. Chapeau.
Margaret Qualley
Voleva fare la ballerina, ma poi il DNA deve averci messo del suo. Già perché Margaret Qualley, classe 1994, ha la recitazione inside: è figlia di Andie MacDowell (e dell’ex modello Paul Qualley). Però ha già ampiamente dimostrato di avere l’x factor: dalla ragazzina difficile di The Leftovers – Svaniti nel null, all’indimenticabile ruolo dell’autostoppista hippie che seduce Brad Pitt courtesy of Tarantino, fino alla miniserie Netflix Maid, in cui interpreta splendidamente una giovane madre che deve salvarsi da sola. E poi Il mio anno con Salinger, una sorta di Diavolo veste Prada letterario al fianco di Sigourney Weaver, e Sanctuary, dove presta volto (e corpo) a una mistress. Ed è solo l’inizio.
Lily-Rose Depp
«A Internet importa molto di più di tutta questa roba che a chi mi provina per i film. Magari puoi anche mettere più facilmente piede dentro questo mondo, ma poi devi restarci», non ha mezzi termini Lily-Rose quando parla dei vantaggi di essere una nepo baby. Figlia di Johnny Depp e di Vanessa Paradis (e per questo cresciuta tra Parigi e LA), appena 16enne Karl Lagerfeld la ingaggia come nuovo volto di Chanel. Al cinema esordisce con Tusk di Kevin Smith, ma saranno il ruolo di Isadora Duncan in Io ballerò, Planetarium al fianco di Natalie Portman, L’uomo fedele di Louis Garrel e Il re, dove recita al fianco dell’allora fidanzato Timothée Chalamet, a farla conoscere a pubblico e critica. Anche se il ruolo definitivo, per ora, glielo hanno affidato Sam Levinson e Abel “The Weeknd” Tesfaye nella criticatissima serie The Idol (su Sky e NOW), in cui interpreta una popstar in crisi. Iconic, nel bene e nel male. Senza se e senza ma, la it girl del momento.
Deva Cassel
Papà è uno degli attori francesi più amati al mondo, Vincent Cassel, e con mamma, la diva per eccellenza Monica Bellucci, ha già scattato qualche cover story, oltre ad aver sfilato per Dior ed essere stata la musa di Dolce & Gabbana. Ora Deva (non poteva che chiamarsi così) ha debuttato al cinema con La bella estate, il film di Laura Luchetti tratto da Cesare Pavese e presentato a Locarno. Qui interpreta Amélie, che lavora come modella di nudo per un gruppo di pittori. E presto la vedremo anche nella serie del Gattopardo, dove interpreta il personaggio che consacrò Claudia Cardinale, Angelica Sedara, splendida giovane donna della classe media che diventa un catalizzatore di disgregazione sociale. Sarà l’inizio di una nuova carriera?
John David Washington
Aveva sette anni quando è apparso per la prima volta sul grande schermo in Malcolm X di Spike Lee, dove appunto il padre Denzel Washington interpretava il ruolo del leader afroamericano. Ex giocatore di football, John David esordisce proprio con il regista di Fa’ la cosa giusta in BlacKkKlansman: è Ron Stallworth, primo poliziotto nero di Colorado Springs. Poi Christopher Nolan lo vuole come protagonista del rompicapo (?) Tenet, certamente non uno dei migliori film dell’autore (ma, ehi, è sempre un Nolan in curriculum), e Sam Levinson lo sceglie per recitare al fianco di Zendaya nei panni di un regista in ascesa in Malcolm & Marie. E dopo Amsterdam di David O. Russell, lo vedremo presto nello sci-fi starring l’Intelligenza Artificiale The Creator.
Pietro Castellitto
Arriviamo ai volti di casa nostra. All’inizio è stato un aspirante pornodivo nel dimenticato È nata una star?, poi il “Secco” in una versione non troppo fortunata della Profezia dell’armadillo di Zerocalcare. Figlio d’arte al quadrato (di Sergio e della scrittrice Margaret Mazzantini), Pietro Castellitto ha però già fatto fuori tutti i cliché del cosiddetto “emergente” prendendosi i ruoli migliori: dall’irresistibile Cencio albino di Freaks Out al Pupone nella serie-biopic Sky (e su NOW) su Totti Speravo de morì prima, dove è riuscito a essere più France’ del vero France’, fino al landruncolo che vuole rubare l’oro di Mussolini in Rapiniamo il Duce. Ma Pietro è un autore: nel 2020 ha esordito a Venezia con I predatori, opera prima da lui “scritta, diretta e interpretata” con cui ha portato a casa il premio per la sceneggiatura di Orizzonti. Ora tornerà al Lido – questa volta nel concorso principale – con il suo secondo film da regista, Enea, starring anche Benedetta Porcaroli.
Eduardo Scarpetta
Ha vinto il suo primo David di Donatello per il ruolo da supporting in Qui rido io di Mario Martone, che parla della sua famiglia, la dinastia teatrale Scarpetta-De Filippo. Classe 1993, non ha avuto fretta, ha fatto teatro, tanto, fin da bambino, finché non è stato pronto, prontissimo. E sono arrivati Capri-Revolution (di Martone, again) e il bellissimo ruolo del comunista turned bad Pasquale Peluso nella serie tratta da L’amica geniale di Elena Ferrante. Poi Carosello Carosone, un altro modo – decisamente contemporaneo – di fare la biografia Rai (e il suo Renato che “vuo’ fa’ l’americano” è impeccabile), ma pure altre serie d’autore: Le fate ignoranti, reboot seriale “presso sé stesso” di Ferzan Özpetek del film che l’ha imposto, e La legge di Lidia Poët by Matteo Rovere, al fianco di Matilda De Angelis.
Sebastiano Pigazzi
In Italia, quando si parla di lui, viene subito definito “il nipote di Bud Spencer”, ma in realtà Sebastiano Pigazzi ce la sta mettendo tutta per affermarsi da solo, anche perché «negli States, dove sono nato, cresciuto e lavoro, mio nonno manco sanno chi sia». Prima l’esordio di lusso con Luca Guadagnino nella serie We Are Who We Are dove è Enrico, uno spensierato diciottenne veneto, poi il ruolo del fidanzato di Bella Thorne in Time Is Up. E ora il personaggio di Giuseppe nella seconda stagione di And Just Like That… (su Sky e NOW): un ragazzo gay dall’animo candido che scrive poesie e ha grandi ideali, ma che è anche dotato di un (citiamo testualmente) “big basket” e che fa breccia nel cuore di Anthony (il personaggio di Mario Cantone). Se non bastasse, l’anno prossimo lo vedremo nella sua prima parte da protagonista assoluto, nei panni del braccio destro di Al Capone nel film Jack & Lou: A Gangster Love Story.