After 2 di Roger Kumble – su Amazon Prime Video
Cinquanta sfumature di… Twilight. Anzi, magari: se già il primo capitolo del ciclo based on Anna Todd era un disastro, il secondo è pure peggio di quelle due saghe messe insieme. L’alchimia tra i protagonisti Josephine Langford e Hero Fiennes Tiffin è quella tra un lavandino e un bidet. E la sciatteria generale non classificabile. Eppure, è stato un grande successo nelle sale italiane prima del secondo lockdown: ci basta davvero poco.
Un amore e mille matrimoni di Dean Craig – su Netflix
Avrebbe dovuto essere (o così pare) un aggiornamento delle rom-com British in stile Quattro matrimoni e un funerale e Love Actually: sembra, invece, la commedia “piccante” messa in scena all’oratorio. Il cast, “Mr. Fossette” Sam Claflin in testa, ci prova come può: ma la pochade è da cinepanettone (no: così si offende il cinepanettone). Nei Paesi anglofoni l’hanno visto in tanti, da noi non se l’è filato praticamente nessuno nonostante l’ambientazione romana, che peggiora (e di molto) la situazione.
Artemis Fowl di Kenneth Branagh – su Disney+
Da attore e regista scespiriano a fabbricatore di blockbuster überpop. Dopo i fortunatissimi Cenerentola e Assassinio sull’Orient Express (più che riusciti, ciascuno a suo modo), Kenneth Branagh passa al fantasy wannabe potteriano: ma il risultato è babbano (per essere buoni). No magia, no azione, no stile: un flop che, per sua fortuna, s’è evitato le sale (è uscito direttamente su Disney+), perché sarebbe andata molto peggio. Unica nota positiva: Judi Dench alias il Comandante Tubero (!), elfo fluido di 803 anni (emoji cuoricino).
Cats di Tom Hooper – su Netflix
Anche qui c’è Dame Judi, con pellicciotto felino che però dimentica di coprirle le mani umane (i meme non si contano). E poi Taylor Swift, Idris Elba, Jennifer Hudson, Jason Derulo (digitalmente corretto per non sembrare un gatto superdotato). Il peggiore musical di sempre? Forse sì, anche se è come sparare sulla croce rossa. Di certo, povero Andrew Lloyd Webber, massacrato dal kitsch che più kitsch non si può: ma con pretese d’auteur. Ci rincuora, a questo proposito, una cosa soltanto: dopo aver rubato al David Fincher di The Social Network l’Oscar come miglior regista per Il discorso del re (è successo davvero), Tom Hooper si rivela per quello che è. Miao.
Dolittle di Stephen Gaghan – on demand
Chiusa l’epopea Avengers, ormai diventato un cartoon per famiglie, Robert Downey Jr. resta nel cinema formato ragazzi: peccato che faccia la scelta più sbagliata di tutte (e gli incassi, stavolta, l’hanno confermato). Il suo Dolittle è un lord odiosetto circondato da animali computerizzati: poco ci importa che tra le voci originali ci siano Emma Thompson (il pappagallo), Ralph Fiennes (la tigre) e Selena Gomez (la giraffa). Ridateci la trashata con Eddie Murphy: e abbiamo detto tutto.
Elegia americana di Ron Howard – su Netflix
Ron Howard, Glenn Close, Amy Adams: cosa poteva andare storto? Sulla carta: niente. Sullo schermo: tutto. Da un memoir già piuttosto pesantuccio, una mattonata che vorrebbe raccontare l’America “white trash” ma invece sembra una recita della filodrammatica di provincia, tra eccessi di trucco e parrucco (povera Glenn) e scene madri mal gestite. Il classico prodotto pensato per gli Oscar che, invece, finirà ai Razzie: ed è giusto così.
Il giorno sbagliato di Derrick Borte – on demand
Avete in mente quando, mentre siete in macchina, bisticciate con qualcun altro alla guida e poi vi dite: mo questo mi segue e mi corca? Russell Crowe lo fa davvero: ma se lo spunto diciamo “quotidiano” poteva pure funzionare, qua tutto si trasforma in una furia omicida che diventa quasi comica. Doveva essere il thriller della (ennesima) resurrezione del Gladiatore: semaforo rosso.
Lasciami andare di Stefano Mordini
A Venezia… un dicembre rosso shocking. Se non sapete di che film stiamo parlando, andate a vederlo ADESSO: è anche stagione. E state alla larga da questo psycho-mystery che, più o meno dichiaratamente, lo omaggia. Non tanto perché Stefano Accorsi e Maya Sansa (più Valeria Golino e Serena Rossi), sperduti tra calli e canali, non sono Donald Sutherland e Julie Christie. Ma perché siamo davvero dalle parti del ridicolo involontario: è quello il vero shock.
Il legame di Domenico Emanuele de Feudis – su Netflix
Altro horror all’italiana di cui potevamo fare a meno. Qui c’è Riccardo Scamarcio che torna nella sua Puglia (no: Apulia, cioè la Film Commission) dove, dietro alle masserie, si nascondono riti demoniaci. Fa già ridere così. L’idea di continuare la tradizione nostrana degli Argento e degli Avati è pure nobile: ma le case delle finestre che ridono, allora, non erano da intendersi in senso così letterale.
Il principe dimenticato di Michel Hazanavicius – su Amazon Prime Video
Un altro regista a cui hanno dato un Oscar un po’ troppo generosamente, diciamo. Ma The Artist, al confronto, era davvero un capolavoro assoluto (era solo un filmetto furbo e piacevole, invece). Michel Hazanavicius si era già ampiamente perso per strada coi successivi The Search e Il mio Godard: ma questa favoletta per bambini è oltre ogni immaginazione. Letteralmente: il mondo incantato in cui finisce Omar “Quasi amici” Sy sembra un centro commerciale addobbato per le Feste. E il resto è, possibilmente, pure peggio.
The Secret – La forza di sognare di Andy Tennant – su Netflix
Dal bestseller di Rhonda Byrne, un film sulla forza di rinascere, sognare, credere sempre che “andrà tutto bene” (e invece..). Ci vuole forza a seguire l’iter di Katie Holmes: nella prima scena, va a comprare il pesce in un porticciolo simil-Dawson’s Creek, e tanto basta. Il resto è melassa d’accatto, improbabili svolte da soap dozzinale, vecchie glorie (si fa per dire) sfiorite (Josh Lucas e Jerry O’Connell). Il vero segreto è non guardarlo mai.
Le streghe di Robert Zemeckis – on demand
Zemeckis è sempre Zemeckis. E, ad alcuni affezionati duri e puri, questa baracconata non è manco dispiaciuta. Finisce nella lista dei peggiori solo per le forze (sprecate) messe in campo: il grande regista di Chi ha incastrato Roger Rabbit? e Forrest Gump, appunto; l’opera originale di Roald Dahl (ma pure il precedente adattamento cinematografico starring Anjelica Huston); i produttori di lusso Alfonso Cuarón e Guillermo del Toro (anche sceneggiatore). E la presenza della “più antipatica di Hollywood” (così la chiamano) Anne Hathaway non aiuta.
Il suo ultimo desiderio di Dee Rees – su Netflix
Doppietta Hathaway, che ormai non imbrocca un film. Dopo Le streghe, un altro passo falso di stagione: cioè questa storia politica-giornalistica che fa a pezzi il libro originale della più grande reporter-scrittrice d’America, Joan Didion (poveretta). E in cui «non si capisce niente di quello che succede»: è questa la media delle recensioni americane e non. Provaci ancora, Anne. O, a questo punto, anche no.
Il talento del calabrone di Giacomo Cimini – su Amazon Prime Video
Il film italiano più brutto dell’annata? Probabilmente sì. Sergio Castellitto si sforza di rendere credibile un plot che dire assurdo è poco: su Milano si stende minacciosa l’ombra di un attentato, ma i grattacieli saltano in aria senza far rumore e c’è una sola poliziotta (la pur brava Anna Foglietta, anche lei sprecata in questa parte) a gestire la “situa”. Tra marchette radiofoniche e colpi di scena telefonatissimi. Terìbbile.
365 giorni di Barbara Białowąs e Tomasz Mandes – su Netflix
Definirlo “peggiore” forse è un errore. Perché il colosso (a sorpresa) distribuito da Netflix è così brutto che fa il giro e diventa, a suo modo, irresistibile. O, almeno, così è stato per le platee globali. Dalla Polonia con bollore: il pornosoft girato tra Varsavia e la Sicilia è kitsch, trash, scult. Ma ha lanciato una star internazionale (il nostro Michele Morrone) e generato un’infinita serie di meme e parodia. O forse era esso stesso una parodia, in cui tutti siamo cascati: in ogni caso, hanno ragione loro. Sequel in arrivo (emoji goccioline: ci siamo capiti).