Rolling Stone Italia

Adria Arjona voleva essere una popstar. È diventata la nuova It girl di Hollywood

L’attrice portoricana vista in ‘True Detective 2’ e ‘Morbius’ è la protagonista femminile della crime comedy più strepitosa dell’anno: ‘Hit Man , Killer per caso’ di Richard Linklater. Dove gioca a fare la femme fatale per sfatare tutti gli stereotipi. A partire da quelli sulle “latinas” al cinema

Foto: Netflix

Adria Arjona dice di essere stata destinata alle cose difficili. Sognava di diventare la prossima Beyoncé o Britney Spears mentre attraversava le Americhe con il padre, il cantante guatemalteco Ricardo Arjona, guardandolo cantare davanti al pubblico le sue ballate pop latine. Le stanze d’albergo erano la sua casa. Si spostava in aereo tra una data e l’altra del tour e stava dietro le quinte a fare il tifo per lui. C’era solo una cosa che mancava, per poter realizzare i suoi sogni: «Non so cantare», dice Arjona. «Quindi, non era un progetto possibile».

Invece, Arjona si è costruita la sua strada a Hollywood. Dopo alcuni piccoli ruoli televisivi, ha ottenuto una parte fissa nella seconda stagione di True Detective: era Emily, la fidanzata del poliziotto motociclista Paul (Taylor Kitsch). Due anni dopo, ha avuto il ruolo principale, cioè quello di Dorothy, in Emerald City della NBC, e nel 2022 è entrata nell’universo di Star Wars grazie alla parte della meccanica Bix Caleen nella serie Disney+ Andor. Ma è il suo ultimo ruolo, quello della co-protagonista della crime comedy di Richard Linklater Hit Man – Killer per caso, a rappresentare un vero e proprio momento di svolta.

Il film segue la vicenda del professore “gattaro” turned finto sicario Gary Johnson (Glen Powell), che lavora per la polizia e incontra aspiranti assassini nascosto sotto i più diversi travestimenti – denti finti, tatuaggi sul collo, trench, accenti, qualsiasi cosa ritenga possa piacere al cliente – per spingerli a rivelare i loro piani criminali. È quando sta impersonando il sexy bad boy Ron che incontra Madison Masters (Arjona), che sta pianificando l’omicidio del marito violento. Tra i due esplode rapidamente una torrida storia d’amore.

Il film, co-sceneggiato e prodotto da Linklater e Powell, si ispira alla storia reale del mercenario sotto copertura Gary Johnson, oggetto di un articolo del Texas Monthly del 2001, che fu ingaggiato per far fuori più di 60 persone. Ma il vero Gary non ha mai avuto una relazione con una cliente come quella che nasce fra Powell e Arjona. La loro chimica è la forza trainante del successo del film (appena arrivato nelle sale italiane dopo l’anteprima all’ultima Mostra di Venezia, ndt).

È stato un viaggio tortuoso per Arjona, 32 anni. Nata da madre portoricana a San Juan e cresciuta a Città del Messico, si è trasferita con la famiglia a Miami da adolescente. Dopo aver viaggiato per tutta l’America Centrale e Meridionale da bambina, ha detto che stabilirsi lì è stato come uno «shock culturale». Riscoprire le arti l’ha aiutata a trovare un terreno solido.

«Mio padre mi ha consigliato di tornare alle mie radici, di tornare a essere creativa», racconta Arjona. Da bambina era appassionata di danza e si sentiva a suo agio a nascondersi dietro a costumi sfarzosi e performance di gruppo, ma suo padre le ha suggerito di spaziare e di studiare fotografia o recitazione. Ha seguito il suo consiglio, iscrivendosi al Miami Acting Studio. Il suo mentore, Ralph Kinnard, ha riconosciuto immediatamente il suo talento.

«È stato il primo a dirmi: “Puoi davvero fare questo mestiere sul serio e diventare qualcuno”, e lo ringrazio molto per questo», racconta oggi Arjona. Kinnard era così fiducioso nella sua giovane studentessa che le consigliò di partire. «Mi cacciò letteralmente dalla scuola e mi disse che dovevo trasferirmi a New York. Mi disse: “Se rimani a Miami, finirai a fare le soap opera”, e non c’è niente di male in questo. Ma lui vedeva in me qualcos’altro, che io ovviamente ancora non scorgevo».

Arjona ha seguito il consiglio di Kinnard. A 18 anni si è trasferita a Manhattan e si è iscritta al prestigioso Lee Strasberg Theater & Film Institute, tra le cui diplomate figurano Scarlett Johansson, Laura Dern e Claire Danes. Pochi anni dopo, ha ottenuto i suoi primi ruoli in alcune serie poliziesche hollywoodiane come Person of Interest e Unforgettable.

Da quel momento, ha spaziato tra film d’azione, drammi romantici e commedie, interpretando di tutto, da una scienziata in Morbius a una fidanzata smaniosa nel remake in chiave latina del Padre della sposa. L’attrice attribuisce le sue camaleontiche capacità recitative alla sua educazione nomade.

«Probabilmente tutto questo è dovuto al fatto di aver vissuto sulla strada e di essere stata esposta a tanti tipi diversi di persone bellissime che provengono da tutti i tipi di ambienti del mondo», dice Arjona. «Ad essere sincera, è da proprio da loro che ho “rubato”».

Quando è arrivato il momento di scegliere l’attrice che avrebbe dovuto interpretare la vendicativa ma seducente Madison di Hit Man, Powell si è convinto subito che Arjona sarebbe stata la persona giusta. «Dopo mezz’ora di provino, Glen ha detto: “Faremo questo film insieme”», racconta Arjona. Per le cinque ore successive hanno festeggiato con vari giri di tequila.

Powell e Linklater erano alla ricerca di un vero collaboratore alla scrittura e, sebbene Arjona non avesse mai fatto parte di una writers’ room prima di Hit Man, hanno accolto con favore il suo contributo. Il suo personaggio, Madison, era «solo uno scheletro nella prima stesura», dice l’attrice, che si è divertita a costruire la sua storia e a delineare gli sviluppi di Madison insieme a Powell e Linklater. Per due settimane e mezzo, i tre hanno lavorato nella casa che Powell aveva affittato a New Orleans, elaborando insieme la storia.

«Abbiamo sempre fatto colazione, pranzato e cenato insieme», racconta Arjona. «Al mattino io e Glen ci allenavamo in palestra, ci facevamo la doccia e poi ci mettevamo seduti al tavolo, Rick, Glen e io, dalle 9 alle 21, ogni singolo giorno, weekend compresi».

Alcuni dialoghi del film sono nati dalle conversazioni che Arjona ha avuto durante le prove e da alcune canzoni come Future Feminism di Anohni and the Johnson, che l’attrice ascoltava durante la produzione del film (il brano ha ispirato un dialogo tra i due piccioncini sul rapporto del corpo umano con la luna).

«Non mi sono mai sentita come se dovessi dimostrare il mio valore; mi sono sempre sentita come se [Linklater e Powell] stessero scavando e cercando di ottenere qualcosa da me, il che è l’esatto contrario di come funzionano le cose di solito», dice Arjona.

Adria Arjona e Glen Powell in una scena del film. Foto: Netflix

Sebbene Madison sia una tentatrice forse pericolosa per il personaggio di Powell, Arjona non vuole che gli spettatori la associno alle femme fatale di un tempo come la Catherine Tramell (Sharon Stone) di Basic Instinct, la Suzanne Stone Moretto (Nicole Kidman) di Da morire e la Catwoman (Michelle Pfeiffer) di Batman – Il ritorno. Madison, che incontra Ron quando si trova in uno stato mentale molto delicato, è in costante reinvenzione, dice Arjona, e sfida l’archetipo del noir tradizionale.

«Il film parla del tropo del sicario, sfatando però l’idea di sicario», dice Arjona. «In realtà [quegli archetipi] non sono reali. Esistono solo nei film. Penso che la stessa cosa valga per le femme fatale. Madison ha visto tantissimi film e gioca con l’idea di femme fatale che ha Ron».

A proposito di una scena in cui il suo personaggio indossa un costume da assistente di volo sexy quando la relazione tra Ron e Madison si sta scaldando, Arjona dice: «È sexy perché tra loro c’è chimica, ma al tempo stesso è divertente e spaventoso. Il gioco di ruolo è il loro linguaggio sentimentale».

Prossimamente, Arjona reciterà nel debutto alla regia di Zoë Kravitz, il thriller Blink Twice (in uscita il 22 agosto), e l’anno prossimo la vedremo nella seconda stagione di Andor. Da schietta sostenitrice dell’anti-typecasting, dice di aver chiuso con le storie di cartelli di droga (ha recitato in un episodio di Narcos nel 2018) e preferisce spaziare tra i generi cinematografici e televisivi, che si tratti di un thriller come Morbius o di una commedia come Hit Man. Si è fatta strada a Hollywood per evitare di essere stereotipata. Lo fa non solo per gli spettatori, ma anche per sé stessa.

«Diventa noioso interpretare in continuazione gli stessi personaggi», dice Arjona. «Come donna latinoamericana e come persona che si circonda di molte donne latine, ho una grande famiglia e un grande gruppo di amici a maggioranza latina. E non potremmo essere più diversi l’uno dall’altro. Mi dà fastidio che la gente pensi a noi come se fossimo un gruppo di gente tutta uguale».

Da Rolling Stone US

Iscriviti