Alba Parietti: «Meglio essere l’amante della tv, anziché la moglie» | Rolling Stone Italia
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Alba Parietti: «Meglio essere l’amante della tv, anziché la moglie»

Il programma sulle drag queen vip, il rapporto con Boncompagni, gli show cult, l’odio-amore con Aldo Busi, il sogno del cinema nonostante sia “troppo Alba Parietti”. La Rolling-intervista, senza filtri

Alba Parietti: «Meglio essere l’amante della tv, anziché la moglie»

Alba Parietti

Foto: Rai

Il ritorno di Alba Parietti in tv si è fatto attendere. Dopo vari slittamenti, il 29 giugno su Rai 2 va in onda il talent show “in drag” Non sono una signora. Alcuni personaggi famosi si esibiranno nell’arte drag con l’obiettivo di non farsi riconoscere dalla giuria. Ma, anche se parte da qui, questa intervista con l’Alba nazionale è soprattutto un modo per approfondire una carriera che l’ha vista protagonista di tutte le stagioni del nostro piccolo schermo.

Alba, finalmente Non sono una signora vede la luce.
Ce l’abbiamo finalmente fatta. Non voglio addentrarmi in considerazioni che hanno fatto in tanti. Per dirla alla Pirandello, così è se vi pare. L’unica cosa che mi è dispiaciuta è qualche idiota che, per avere qualche clic in più, si è permesso di parlare di un programma che non aveva visto.

E che programma è?
Lo show è stato fatto con amore e ricalca il format originale Make Up Your Mind. I creatori erano entusiasti. Ci hanno spostati a febbraio, ma quel mese c’era una controprogrammazione fortissima e su Rai 1 trasmettevano Il cantante mascherato, che non ci ha aiutato: anche lì c’è il meccanismo dello smascheramento.

Cosa mi dici del prodotto, soddisfatta?
Da brava professionista, difendo sia l’azienda sia il prodotto. Sono convinta che il risultato sia quello che si voleva ottenere: una gara di drag non professioniste. Non userò più la parola etero, ma dirò che ci sono personaggi non habitué dei tacchi a spillo, anche se tra le drag ci sono due donne.

Questa cosa come si traduce nello show?
Un artista drag deve camminare sui tacchi con un portamento che possa essere spettacolare, mentre ci sono certe donne che camminano sui tacchi come falegnami. Poi c’è il lip sync, quello che tutti abbiamo fatto almeno una volta nella vita quando viene sparata la canzone in cui ci identificavamo. E proprio i brani del lip sync possono essere indizi per fare scoprire ai giudici chi si cela dietro il trucco.

Foto: Rai

I giudici sono Mara Maionchi, Filippo Magnini, Cristina D’Avena e Sabrina Salerno. O ci sono new entry?
Nell’ultima puntata ci sarà Amanda Lear.

Che ha detto che sei negata a fare la valletta, quando l’hai fatto in un suo programma.
Amanda è capace di dire terribili verità travestite da complimenti e insulti. Questo era un grandissimo complimento. Vuol dire che sono negata a fare la valletta…

… ma non la conduttrice.
Esatto.

Sei stata al timone di cult come Macao su Rai 2, ma è vero che con Boncompagni c’era maretta?
Con Boncompagni, alla fine, c’era maretta, sì. Lui fu il mio scopritore quando avevo 22 anni, ma mi scelse per Macao perché non aveva altre possibilità. Lui aveva bisogno di essere un po’ il deus ex machina, l’eminenza grigia. Il problema era che Macao era una bellissima struttura messa in piedi, che non riusciva a trovare una quadra.

E allora?
La trovammo io e i ragazzi, i comici. Era un programma che andava a braccio, perché noi non vedevamo mai nessuno. Con il cast ci dicevamo: “Oggi chiedimi questo”. Poi Boncompagni si stufò del suo giocattolino, come è sempre successo, e ha deciso che, nella seconda edizione, mi dovevo adeguare a un’idea, doveva essere lui a gestire. Insomma, scazzammo e me ne andai. Questa cosa decretò la fine del programma. Tanto gli era piaciuta la prima edizione, tanto si divertiva a spaccare i suoi giocattoli. Ma Macao, ancora oggi, potrebbe essere visto dalle nuove generazioni.

Ha più avuto modo di parlare con Boncompagni dopo Macao?
No. Con Gianni era difficilissimo parlare. Era un genio, ma come tutti i geni era complesso.

Macao (1997) - Darla (Sabrina Impacciatore) con Alba Parietti

Che mi dici di Grimilde, programma di Italia 1 e altro cult?
Un’idea mia lavorata con Giovanni Benincasa. Fu un successo incredibile, la trasmissione più vista su Italia 1 quell’anno, con picchi del 35% di share. Incredibilmente, non venne più fatta.

E tu hai provato a rifarla…
Ancora oggi, quando vado a Mediaset, glielo dico. Ma avevamo ceduto i diritti e non l’hanno più voluta fare.

Oggi avrebbe senso?
Secondo me, con qualche piccola rivisitazione, sarebbe attuale. In Francia l’anno copiata, ed è stato un grandissimo successo.

Qual è il segreto per fare diventare cult un programma?
Che il conduttore può esser solo quello. Grimilde e Galagoal non ci sarebbero stati se non ci fosse stata – scusa se parlo in terza persona – Alba Parietti. Ci sono tante trasmissioni in cui il conduttore è insostituibile.

Tipo?
Domenica In con Mara Venier. O i programmi di Mike Bongiorno. Sono conduttori che danno un’impronta: se prendi il format e lo fai con un altro, non sarebbe la stessa cosa. Non aggiungo altre trasmissioni perché non voglio offendere nessuno.

Tu Domenica In l’hai fatta con Toto Cutugno. Come andò?
Eravamo una strana coppia, probabilmente male assortita per quel tipo di programma. Eravamo troppo egoriferiti per un programma domenicale che si rivolge a un pubblico di casalinghe e persone che stanno a casa la domenica. Vedo la trasmissione condotta da Mara, è molto rassicurante. Io non lo sono mai stata, rassicurante.

E perché?
Perché la gente molto spesso guarda solo l’aspetto esteriore: come provocatrice è difficile apparire tranquillizzante.

Però tutte le volte che appari in tv lo share si impenna…
Be’, anche solo per criticarmi: c’è bisogno della Parietti. Devo dire che piaccio più adesso di quando ero più giovane. Ho un grande rispetto dalle donne, che mi sanno capire.

Perché a un certo punto hai faticato a condurre programmi tuoi, ma sei diventata solo opinionista?
Per una sorta di pigrizia mentale, quando ho capito che era meglio essere l’amante della tv, invece che la moglie: mi prendo poche responsabilità, porto a casa il risultato, lavoro tantissimo e sono una garanzia per i programmi. Ed è più facile: i conduttori si complimentano perché sono un’opinionista per tutte le stagioni, posso essere utilizzata ovunque. Quando torno alla conduzione devo avere programmi che mi assomigliano, mentre il ruolo da opinionista mi permette di fare la vita che voglio.

Vale a dire?
È un po’ la mia natura. Ricordati che sono quella non ha voluto fare James Bond per non dover imparare l’inglese…

Ti sei pentita?
Certo! Guardo con ammirazione colleghe come Lorella Cuccarini, mille volte più sexy ora di quando aveva trent’anni: è lì che studia, si prepara, nonostante abbia tirato su quattro figli. La trovo pazzesca, non so come faccia.

E invece tu?
Io amo svegliarmi tardi, dedicare tempo alle mie passioni, seguire il mio istinto, innamorarmi ed essere travolta dalla mia vita.

Foto: Rai

Come si spiega, allora, il successo che ha avuto?
Ho avuto successo perché la mia personalità ha pagato e, dopo 46 anni di mestiere, è anche professionalità. Sono stata molto più cialtrona di certe mie colleghe capaci di cavalcare il successo mettendo determinazione legata allo studio che io non ho avuto. Sono piaciuta – non so perché – agli uomini e alle donne. Così come piaccio alla comunità lgbtq+.

Come vivi questo ritorno in tv con Non sono una signora?
Non mi resta che guardarlo come spettatrice, sperando che gli spettatori lo amino quanto lo amo io.

E se diventa un cult pure questo programma?
Non mi sembrerebbe vero. In fondo, quando ho perso dei treni, quelli successivi mi hanno portato molte più soddisfazioni.

C’è qualcosa di cui sei pentita?
Negli anni in cui mi si chiedeva tutto – quando ero la donna più popolare della tv senza grandi meriti, partita da una tv piccolina e non conoscendo il calcio (presentava Galagoal su Telemontecarlo, nda) – pensavo che qualsiasi cosa sarebbe arrivata in modo facile, invece non era così. Avrei dovuto essere più presente nel momento in cui potevo fare quello che volevo.

Il programma che non faresti più?
Forse Wild West, ma il pentimento non fa parte di me.

Arriviamo a Sanremo: tu hai condotto sia il Festival che il Dopofestival.
Hanno cambiato la mia vita. Mi hanno dato la svolta e la consacrazione. Quando vedo la mia carriera penso a quanto ho fatto, perché ho fatto tutto quello che si poteva fare in tv. Mi dispiace solo per i progetti che sentivo più miei, ma è stata colpa degli eventi. Nonostante tutto, non c’è modo che il mio “personaggio” subisca variazioni.

In che senso?
Rimane forte, dalla piccola ospitata al grande show del sabato sera. E questo aspetto mi dà grande soddisfazione.

Che mi dici della carriera discografica?
Stenderei un velo, non dico pietoso, ma un velo.

Ma non dovevi anche andare in gara, in un Sanremo di Pippo Baudo?
Mi fece cambiare tutto e poi decise che non andava bene. Con la musica mi sono divertita molto quando ero giovane, basta e avanza.

Alba Parietti a Discoring (1986)

Ti sei data anche al cinema, tutti ricordano Il macellaio. Ti piacerebbe riprendere la carriera sul grande schermo?
Sì, molto. Vorrei fare un film con Pupi Avati, lui potrebbe farmi lavorare perché sa dirigere benissimo tanti personaggi della tv rendendoli credibili, anche se un giorno mi disse: “Tu sei troppo Alba Parietti”.

Ad Alballoscuro, su La7, fu memorabile la tua lite con Aldo Busi. Che mi dici a proposito?
Credo che in fondo Busi mi ami tantissimo. Faccio parte delle sue perversioni, tanto mi ama quanto mi odia. Quell’intervista è una delle più belle che io abbia fatto, partita con aggressività sua dopo un errore evidente da parte mia. L’ho gestita, nonostante le difficoltà. Voglio bene ad Aldo, ammiro la sua enorme intelligenza.

Da Giletti vi siete rivisti anche a In onda e a I duellanti, ma non mi pare andò meglio.
Ma chi se ne frega!

Pensi che Busi vedrà Non sono una signora?
Sicuro, per poterlo criticare. Ma sarebbe una stupenda drag.

Ma non è che c’è pure lui nel cast?
Chi lo sa… non te lo posso dire.

Se ti dico Ballando con le stelle e Tale e quale show?
Ballando esperienza bellissima con liti eccessive e una causa finita come era giusto finisse. Tale e quale show è stato stupendo soprattutto grazie a Malgioglio.

Se ti guardi allo specchio chi vedi?
Un’adolescente di 62 anni.

62 anni?!
Sì, a luglio. Ma mi piace questo stupore nella tua voce.

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