Senza dubbio è tra i comici più amati e seguiti dai giovanissimi. Pubblico prediletto per Angelo Pintus, che, da Colorado in poi, ha iniziato una carriera di primo piano. Non sorprende, quindi, se – insieme a Elio, Michela Giraud, Caterina Guzzanti, Lillo, Frank Matano, Ciro e Fru dei The Jackal, Katia Follesa e Luca Ravenna – fa parte del cast di LOL – Chi ride è fuori, comedy show targato Prime Video online da oggi (giovedì 1 aprile). Fedez e Mara Maionchi conducono una sfida all’ultima risata in cui i protagonisti devono farsi fuori a suon di battute senza sghignazzare. Il più serio trionfa. A parte questo, Pintus ha già un altro coniglio da tirare fuori dal cilindro: la sitcom Before Pintus. Pronta a partire, sempre sulla piattaforma di Amazon. Lo sentiamo in una giornata in cui ha un’intervista dopo l’altra. Tempo risicato, ma si va dritti al punto tirando in ballo la sua gag sui social in cui conia il termine destabilizzante “chiupriamo” facendo ironia sulle aperture e chiusure dovute alle varie zone rosse, gialle e arancioni. Una risata precede la risposta: «Eh, “chiupriamo” potrebbe essere il mio prossimo spettacolo, e dà l’idea dell’assoluta confusione mentale. La parola d’ordine nella vita è “chiupriamo”, in LOL è “non ridiamo”».
Quali colleghi temevi di più in LOL?
All’inizio pensavo Frank Matano, poi, una volta iniziato il gioco, con Lillo ed Elio pensavo di impazzire.
Il collega che temevi di meno?
Quelli che non conoscevo personalmente: è il rapporto umano a farti ridere. Avevo l’ansia di Frank e Katia Follesa. Per gli altri pensavo: «Ma va’, figurati se rido!».
E invece?
E invece il caos! Soprattutto dopo qualche ora: il cervello va in pappa. Che poi, cervello… (ride, nda)
La risata più difficile da trattenere, senza spoilerare?
Una con Elio e la sua tunica, lì è stata dura.
La tua efficacia comica è rimasta costante anche durante la pandemia che stiamo vivendo. Pensi che, alla fine dei conti, ne usciremo migliori?
(ride, nda) È uno scherzo, vero? Io poi ho tutte delle mie idee, ho scritto una roba, ero abbastanza sclerato.
Cioè?
Non ne posso più di gente che fa i video e le foto a chi esce. Credo sia veramente quello il vero problema di oggi.
Spiegati meglio.
Viviamo in un mondo in cui a nessuno frega un cazzo degli altri, no? Poi, appena c’è a rischio la propria incolumità, allora no, in quel caso si devono rispettare le regole. È questa la verità, e ha peggiorato una situazione terribile. La gente è veramente incazzata e cattiva. C’è una rabbia che è una cosa incredibile. Però chi era sulla buona strada è migliorato.
Quindi…
… ha peggiorato gli stronzi (ride, nda).
Ma nello specifico?
È stato un anno complicato. Anche adesso ogni volta che metto un video, che sia polemico o no, c’è una frustrazione che è una roba folle.
E come se ne esce?
Il tempo sarà galantuomo, ci dimenticheremo tutto. Però, nel frattempo… anche qui in hotel ho litigato con una signora.
Racconta.
Ha sclerato per l’assembramento (Pintus e tutti i comici e lo staff sono stati tamponati quotidianamente in vista degli impegni con la stampa, nda). E mi ha pure minacciato facendo un video e dandomi dello stronzo. Ecco, questo era il clima a colazione, alle 8:15. Per farti capire.
Ma che è successo?
Mi ha detto: «Ho fatto il video, eh!».
E tu?
Le ho detto di mandarlo a mia mamma e lei mi ha dato dello stronzo.
Ah, proprio così…
Le ho detto: «Signora, prima della colazione? Mi sento a casa così».
Torniamo ai social, visto che sei stato incoronato come miglior comico del 2020 con il Premio Troisi proprio per la tua attività.
Pazzesco, eh? È bastato chiudere i teatri per farmi essere il comico più amato. Sono molto orgoglioso perché il Premio Troisi l’ho vinto due volte in quattro anni, prima a teatro e poi da casa. Quindi sono molto felice.
Non dirmi che non te lo aspettavi…
Non credevo. Facevo i video per tenere compagnia, mi ero accorto delle views, ma non mi aspettavo questo. A chi ero già antipatico magari starò ancora più sulle palle, mentre mi seguiranno più volentieri le persone a cui piacevo. È stato interessante, ma è una cosa che non farò mai più.
Ma come?
Appena riaprono i teatri e finisce tutto spengo il telefono.
Quindi niente più social…
Appena si ripartirà – nel 2022, non credo prima – chiederò in sala chi, tra i 30 e i 45 anni, guidava la macchina da solo indossando la mascherina. E a chi alzerà la mano chiederò, gentilmente, di abbandonare il teatro (ride, nda). È una cosa inspiegabile. Non dico di capirne di statistica, ma avere così tanta paura alla mia età è diventata un’ossessione. Io l’ho pure preso il Covid.
Sei stato contagiato?
Minchia! E sono stato di merda: è come se un pugile ti picchiasse per due giorni. E poi, per dispetto, non senti neanche i sapori.
Be’, è andata bene, nonostante tutto.
Sì, è stato complicato. E infatti riuscire a fare questi due progetti è stato incredibile: io sono stato contagiato tra LOL e Before Pintus.
A questo proposito: di che progetto si tratta? Cos’è la sitcom Before Pintus?
Parla di me prima di iniziare a fare questo lavoro. Quindi la mattina faccio il cameriere e poi, la sera, vado in questo locale sfigatissimo per cercare di far ridere le persone dopo aver servito ai tavoli per tutto il giorno. Inoltre, dormo a casa di una persona perché non ho i soldi per pagare l’affitto. Abbiamo voluto portare sullo schermo quello che è stato veramente, ma in un tempo diverso: all’epoca ero molto più giovane. È tutto lì, diciamo. Siamo io e questi tre o quattro comici sfigatissimi che tentiamo di far ridere la gente che ci fischia. Cose che succedono veramente nella vita di un comico.
Con te chi c’è?
Maurizio Casagrande, che è il fulcro, la persona che mi ospita, il mio insegnante di vita. E poi ci sono tanti amici che sono venuti a trovarci, come Gioele Dix e Rossella Brescia: ognuno, in una puntata, fa qualcosa.
Soddisfatto?
È carino perché è molto semplice e abbiamo cercato di unire due tipi di comicità molto diverse: quella di Maurizio e la mia. È un misto tra un ritmo un po’ più veloce e quello di una commedia. Abbiamo cercato di fare questo.
Come l’avete immaginata?
Era pensata col pubblico e, in realtà, è stato stranissimo perché personalmente non ho mai lavorato senza qualcuno seduto di fronte. È stato insolito, ma lo abbiamo fatto.
Quindi un po’ come le sitcom americane…
Sì, l’idea era avere 200 o 300 persone fisse ogni giorno. Prendendo tempi, risate ed energia che non abbiamo potuto usare.
Eh, certo, situazione complicata. Qual è stato il momento più difficile, questa volta nella tua carriera?
Sanremo 2015, una delle mie più grandi delusioni. Puoi anche aver fatto l’Arena di Verona, novemila persone, il Forum, ma è chiaro che ricordi sempre il fallimento. Ci penso spesso, è il mio cruccio. È stato complicato, quel giorno.
Cosa non è andato?
È partita male, era l’inesperienza. Ho sbagliato. Perché? Perché succede e basta. Un’emozione al contrario è stata, invece, il Forum di Assago: uscire con ottomila persone sedute è stato bello.
Ok, ma Sanremo lo rifaresti?
Ora sì, ma sono passati cinque anni e 350 spettacoli a teatro. Cambia, no?
Immagino di sì.
Si ha un’altra visione, un altro approccio.
Ricordo che, a Sanremo, i critici tv ti massacrarono.
Quello non conta molto. L’importante è la strada, le persone che ti incontrano, quelle che vengono a teatro. Perché se scrivono che fai schifo e non fai ridere e i teatri sono pieni, be’, chi se ne frega. È relativamente importante. Sanremo fu un colpo duro, ma utile per il dopo.
Quest’anno lo hai visto il Festival?
Lo guardo sempre.
Cosa ti è piaciuto e cosa no?
Amo Fiorello e Amadeus. Li seguo da quando facevano Radio Deejay, fai tu… per me hanno fatto quello che potevano. Quindi mi è piaciuto.
E musicalmente?
Sono innamorato di Madame. Quando ho sentito lei ho passato una settimana ad ascoltare Voce ogni giorno.
Tra l’altro quest’anno il Festival ha segnato il record: nella top ten ci sono dieci brani sanremesi.
Certo, c’è anche da dire che il mondo, nel frattempo, è fermo. Non so come dire, ma non c’è altro.
Canzoni del Festival a parte, che genere di musica preferisci?
Tutto, da Celentano agli Aerosmith a Jovanotti, fino a Elvis. Anche se le mie più grandi passioni sono Raffaella Carrà e Julio Iglesias.
Musica a parte, stai puntando sulla piattaforma, a quanto pare. Ad aprile sei la star di Prime Video.
Sono contento, perché siamo partiti bene. Dovevamo fare anche il live dal Teatro Antico di Taormina, sempre con Prime Video, ma salterà, perché è evidente che salterà. Ed è un peccato, volevamo fare veramente un supershow così come era successo all’Arena o al Forum.
Dài, non è detto…
Seeee, ciao. È matematica, è impossibile. La questione non è che riaprano, ma servono mesi per vendere i biglietti. Ormai sei fottuto. Ma non mollo: Taormina è il mio obiettivo, anche se lo facciamo nel 2022.
Sei anche un imitatore. C’è stato un personaggio che, nel corso di questi mesi, ha stuzzicato la tua curiosità?
Mi piaceva moltissimo Conte. Però poi, quando lo imitavo in modo ironico, avevo le bimbe di Conte, le fan, che si arrabbiavano tantissimo. E quindi mi insultavano di brutto come la signora stamattina.
Cioè?
Mi scrivevano cose tipo: «Vai a prendere per il culo Salvini, idiota!». Ma che cosa c’entra? È questa la cosa folle. Poi mi piaceva svegliarmi la mattina, quando faceva il decreto e subito partire con il suo: «Ecco qua, amici» (imita Conte, nda). Era un appuntamento fisso, aspettavamo tutti lui.
E che mi dici dei virologi?
C’è un problema con la notorietà. Nessuno, poi, sa farne a meno. Punto.