L’ultima avventura dell’universo Marvel vede Benedict Cumberbatch nel ruolo del famoso neurochirurgo Dr. Stephen Strange, arrogante, egocentrico e presuntuoso che perde l’uso delle mani in un incidente automobilistico, in seguito al quale rimane psicologicamente instabile e senza il becco di un quattrino. In preda alla disperazione, parte per il Nepal alla ricerca di una cura alternativa (visto che il mondo Occidentale può offrire solo palliativi), incontra l’Antico (interpretato da una sempre più androgina e meravigliosa Tilda Swinton), scopre le forze oscure che vogliono distruggere la nostra realtà, diventa Doctor Strange, e impara ad usare i suoi nuovi poteri magici per difendere il mondo dall’entità maligna. Ta-Tah!
Basato su decenni di varie edizioni di fumetti, nel cast anche Chiwetel Ejiofor, la gorgeous Rachel McAdams, uno dei miei attori preferiti Mads Mikkelsen di Hannibal e, appunto, Tilda Swinton. Diretto dal regista e scrittore Scott Derrickson, famoso per Liberaci dal Male, Sinister e Ultimatum alla Terra. Durante la press conference non vola una mosca, tanto potente e sentito è il grass root movement di fan-giornalisti-adepti per Kevin Feige, presidente della Marvel Film mica per niente, che per primo entra e si siede, seguito da Mikelsen, Cumberbatch, Rachel, Tilda e per ultimo il regista Scott. La mia attenzione è dedicata a Mr. Medaglia all’Impero Britannico di sua Maestà la Regina Elisabetta, non fosse perché, oltre che fan degli Avengers, non vedo l’ora che cominci la quarta stagione di Sherlock, forse il ruolo che più l’ha fatto conoscere al pubblico americano.
Perché hai voluto fare questo ruolo?
Benedict Cumberbatch: Non mi avevano mai offerto un ruolo da protagonista in un franchise importante come questo, dopo anni di film ‘seri’ e impegnati ero curioso di sapere come funzionava la macchina del cinema all’ennesima potenza. È incredibile, c’è una conoscenza pazzesca ad ogni livello di produzione. I costumi sono fantastici, ne ho cambiati almeno una trentina, anche perché dopo mesi di training il mio corpo è cambiato e i miei costumi hanno dovuto adattarsi con me, adattarsi per dare il meglio durante le mie scene di combattimento, per rendermi la vita più facile nelle lunghe ore di coreografia dei combattimenti. È un film visivamente stupendo, illustrazioni e materiale grafico sono impressionanti, non ho mai visto niente del genere. Senza parlare dei set, che mi hanno lasciato a bocca aperta. Ma li avete visti i disegni di Charles Wood? È un genio, è stato capace di fare un film che ha un look tutto suo, senza riesumare niente dei film fatti in passato. Facendo questo film sono ritornato bambino. Ero sempre a bocca aperta, non smettevo di sorridere!
Sei cresciuto leggendo fumetti?
No, non quei tipi di fumetti, ero più interessato ad Asterix e Tin Tin. Leggevo parecchio, mi piaceva Dickens, facevo molto sport, ma non sono mai stato ossessionato da una cosa sola, ero un po’ come una farfalla, svolazzavo da un interesse a un altro, anche se ho iniziato ad interessarmi al teatro sin da bambino. Ho scoperto Dr. Strange grazie a Scott, ero curioso di sapere come avrebbe reso moderno un fumetto ancorato molto nel mondo in cui è nato, quello degli anni ’60. La mia prima domanda è stata: ‘Quali sono le tue idee su come adattare questo film nel mondo di oggi?’ Scott e Kevin Feige (il dio della macchina Marvel) mi hanno spiegato per filo e per segno le loro idee, non solo per questo film, ma anche per il ruolo che avrà Dr. Strange nel prossimo Avengers: Infinity War. Sono rimasto affascinato dalla loro visione.
Qual è stata la sfida fondamentale per rendere interessante questo adattamento?
Negli anni ’60, sia Stan Lee che Steve Ditko erano dei veri pionieri, il loro lavoro è ancora all’avanguardia dopo più di 50 anni. Si trattava di trasporre quel tipo di mondo in una società moderna, rimanendo sempre coerenti con tutto il lavoro fatto finora negli altri film. I primi numeri dei fumetti sono stati una fonte inesauribile di ispirazione, fortunatamente gli effetti speciali sono ad un livello tale che sono in grado di competere con le immagini visionarie di Lee e Ditko.
Come evolve la sua personalità da neurochirurgo arrogante a Stregone Supremo?
La sua personalità non cambia, alla fine del film è ancora pieno di sè, sempre presuntuoso. Il cambiamento maggiore per lui accade quando scopre che non tutto ruota intorno a lui e al suo universo, che per vincere deve pensare al bene comune. Quando era un neurochirurgo il suo ego veniva alimentato dalle proprie straordinarie abilità di medico, aveva il potere di poter controllare il destino di una persona, poteva sconfiggere la morte. Alla fine del film queste abilità le possiede ancora, solo che si sono trasformate e lo hanno reso uno stregone altrettanto competente. È vero, è difficile, arrogante, ma allo stesso tempo ha un certo fascino ed è uno dei migliori nel suo campo – se avessi un problema con il mio cervello sicuramente mi farei operare da lui! Non mi sento di biasimarlo, dopo l’incidente Strange ha perso tutto, era in cima al mondo e adesso non ha più niente. Niente. Niente mani, niente soldi, nessuno al suo fianco, ha toccato il fondo. Ecco perché parte per Kathmandu e si ritrova in una realtà lontana anni luce dal suo mondo. Incontra l’Antico e poi si scatena l’inferno…
Uno dei momenti più belli del film come attore?
Il modo in cui viene raccontata la storia, iniziando con la sua vita da medico, dove si esplora la sua realtà prima dell’incidente, un capitolo del film che per me è stato fantastico da interpretare, mi ha dato la possibilità di capire il mio personaggio, di esplorare il suo background, l’evoluzione della sua tragedia. E poi la fisicalità delle coreografie quando diventa Doctor Strange, i cambiamenti fisici e mentali applicati a discipline come arti marziali o trucchi magici, esperienze davvero uniche e irripetibili, un bel cambiamento rispetto a Sherlock o Amleto.
Quando Doctor Strange ha un problema consulta l’Antico. Tu da chi andresti?
Se devo essere onesto, nella vita reale non ho nessuno di così potente! La verità è che ho la fortuna di lavorare con gente incredibile. Ogni volta che faccio un film conosco attori che mi ispirano a migliorare me stesso. Tilda è stata incredibile, è riuscita a rappresentare al meglio la linea sottile tra saggio e antico, presente e passato, molto attuale e moderna. Mads (che ha fatto il film solo perché, amante del kung fu, il regista gli ha promesso di farlo lottare e volare) è un vero gentleman, fisicamente molto attivo, un atleta che si assicura di non farti troppo male durante un combattimento! Sono fortunato, ad ogni film ho la possibilità di conoscere persone stimolanti.