Quando vedrete Il ritorno di Casanova, ovvero il nuovo film di Gabriele Salvatores nelle sale dal 30 marzo, andrà più o meno così. Alla prima scena con Marcolina, la giovane fanciulla che farà girare la testa al latin lover del titolo, penserete: “Francamente non ho idea di chi sia costei, ma è davvero bellissima”. Nell’ultima, non potrete però fare a meno di osservare che quell’attrice che a breve andrete a cercare su Google ha talento da vendere. Ed è così. Bianca Panconi, già vista nelle serie Bosè e Cuori, è un raro caso di ventenne – o giù di lì – che riesce a infondere ai suoi personaggi tanto fascino quanto carisma, due cose che non sempre vanno a braccetto. Panconi buca letteralmente lo schermo con la sua bellezza che trasuda innocenza, ma che è solo un grimaldello per conquistare la tua attenzione. Una volta che ce l’ha, tira dritto, anzi vola alto, trasformando quel fascino in qualcosa di ancora più interessante. E lo fa a colpi di sguardi affilati, occhiate di disprezzo, posture altere.
Nel film di Salvatores parla infatti molto poco, o almeno così ti sembra. Perché alla fine quello che ti rimane addosso è solo il suo sguardo spietato. Dove c’è già tutto il senso del film. Se l’espressione non fosse abusata, bisognerebbe inserire di diritto Panconi tra le promesse del nostro cinema. In ogni caso, Gabriele Salvatores ci ha visto lungo. Non era facile trovare il volto adatto per Marcolina, che, come ricorda la stessa Panconi, «è considerata il personaggio più bello scritto da Arthur Schnitzler». Il ritorno di Casanova si ispira infatti all’omonimo racconto e si svolge su due piani narrativi. Nel primo c’è la realtà, rigorosamente in bianco e nero, dove il tormentato regista Leo Bernardi (Toni Servillo) deve finire il suo ultimo film. Obiettivo: andare alla Mostra del cinema di Venezia e battere il suo giovane rivale. Peccato che il nostro sia parecchio distratto dall’immancabile “crisi di terza età” e un amore verso una donna molto più giovane di lui (Sara Serraiocco).
Il secondo piano temporale è invece metacinematografico: rigorosamente a colori, è quello del film girato da Bernardi con protagonista un Casanova invecchiato (Fabrizio Bentivoglio) che si invaghisce della giovanissima Marcolina. La quale è tutto fuorché un personaggio di contorno: per capirci, è imparentata stretta con tutte le eroine di Jane Austen, visto che è contraria al matrimonio, alla vita monastica e più o meno qualunque convenzione sociale. “Sono convinta che sia nelle piccole cose che nelle grandi il mondo è turbato dall’egoismo e dall’ambizione”, sostiene in un passaggio del film. Dunque, per rendere il personaggio credibile, serviva un’interprete tanto irresistibile quanto di carattere. E in Panconi c’è decisamente molto di Marcolina.
Basti pensare che alcuni anni fa ha fatto il giro del web il suo video Chiudi gli occhi e guardami, realizzato insieme al suo storico insegnante di teatro, dove la nostra fa un discorsetto tutt’altro che banale a questa nostra società fissata con il narcisismo. “Ho 20 anni, mi chiamo Bianca e sono questa: sono bella, vero?”. Poi, avvicinandosi alla telecamera, con sguardo di sfida: “Ma che ne sapete… sono stufa di essere bella, non fa per me”. Ovviamente si tratta di una provocazione: «Abbiamo parlato di bellezza perché era l’esempio più immediato legato alle apparenze esteriori: il punto non è l’estetica ma la superficialità delle relazioni», ci racconta oggi Panconi. «Ho scritto quel testo quando ero al liceo, a 16 anni. Da adolescente mi sentivo a disagio perché notavo che la gente si soffermava sempre su cose futili, banali, mentre al contrario io ero alla ricerca di cose più belle e profonde. Mi sentivo quindi continuamente fuori posto».
Ed è proprio imbattendosi in questo video su YouTube che Salvatores l’ha scelta. «Me lo ha detto lui stesso», conferma, «gli ho chiesto se era il caso di farmi aiutare da una coach per la preparazione del personaggio, ma lui non ha voluto. Mi ha detto: “Pensalo da sola, poi lo lavoriamo insieme”». E così è stato. «Effettivamente c’è molto di Marcolina in me: è una donna focalizzata sui suoi obiettivi, che non scende a compromessi». Per certi versi – diciamocelo – è però un po’ vincere facile snobbare la superficialità del mondo quando non si ha problemi estetici, anche se a riguardo Panconi ribatte: «Sono consapevole di avere un aspetto piacevole ma, per esempio, non mi spaventa invecchiare: alcune mie coetanee sono già terrorizzate all’idea, mentre io sono in pace con me stessa, perché non mi soffermo sulla mia immagine».
La sua stessa scelta di fare l’attrice andrebbe nella direzione di «una maggiore ricerca introspettiva: recitare mi permette di andare in profondità del mondo, esplorare vite e personaggi diversi, entrando in empatia con gli altri. Alla fine questo mestiere mi ha anche reso più forte. Anzi, persino più giovane». Rispetto ai difficili anni del liceo, Bianca è molto più spensierata: «Oggi per esempio vado a ballare, mentre durante le superiori non osavo: avevo troppa ansia sociale. Adesso va meglio, mi sono accettata in tanti aspetti e soprattutto sono meno severa con me stessa. Prima ero molto più insicura».
Così, dunque, è arrivata da Salvatores. Che non le ha fatto però sconti. Il ritorno di Casanova è infatti un film che svela tutta la ferocia dell’ansia di invecchiare. A un certo punto Fabrizio Bentivoglio/Casanova confessa: “Voglio possedere Marcolina per sentirmi giovane di nuovo”. Questo suo imperativo categorico verrà portato alle estreme conseguenze, dando vita a una svolta narrativa non facile da girare. «Ero un po’ preoccupata perché era la prima volta che affrontavo una scena di nudo e, tra me e il partner, c’era un grande distacco anagrafico», ammette Panconi. «Avevo un po’ pauretta, ma sia Salvatores che Bentivoglio sono stati attentissimi e sensibili. Salvatores ha mandato via la troupe: siamo rimasti solo noi tre e l’operatore di macchina. Tutti i monitor sono stati coperti e abbiamo girato la scena solo due volte: di solito i ciak sono molti di più. C’è stato un totale rispetto della mia persona».
In generale, però, Panconi concorda con le colleghe che, in queste ultime settimane, hanno sollevato perplessità sulla gratuità delle scene hot. Possibile che non si possa mai lasciare nulla all’immaginazione? «Sai come si dice: quando non si sa come raccontare una storia d’amore, la si butta sul sesso», chiosa. «Non c’è sempre bisogno di mostrare tutto: prendi per esempio Lost in Translation. L’ho trovato commovente e romanticissimo, e i due protagonisti si danno solo un bacio, peraltro a stampo, alla fine del film. Nel caso del Ritorno di Casanova, la scena però era obbligatoria perché era presente nel romanzo e, ripeto, mi hanno tutelata al massimo».
Oltre che di amore, la pellicola di Salvatores parla però anche del cinema e di tutte le sue idiosincrasie: «Anche se studio recitazione da quando avevo otto anni, frequento il mondo dello spettacolo da poco. Tuttavia, se c’è una cosa che mi fa sorridere è questo bisogno dilagante di piacere a tutti: ma perché? Sii te stesso e basta! Ma poi, sai che fatica vivere così…».
Tra i suoi modelli annovera Cate Blanchett: «Si meritava lei l’Oscar: Michelle Yeoh è bravissima, per carità, ma Cate ha retto sulle sue spalle un film complesso come TÁR». Brava, Bianca: bisogna sempre puntare alto. Anzi, altissimo.
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Foto: Mirka Di Resta
Styling: Gianluca Cococcia
Make-up: Vanessa Forlini
Hair: Tiziano De Lucia