Il nome non riuscirete mai a pronunciarlo. Garantito. Il suo suono vi entrerà però letteralmente in testa. Sì, esatto: il suono, non la voce di Chiwetel Ejiofor. All’indimenticata star di 12 anni schiavo (ma pure, più di recente, di Venom: The Last Dance), per Bridget Jones – Un amore di ragazzo hanno dato in mano una sorta di arma letale: un dannatissimo fischietto. Voi penserete che staremo esagerando, ma ne riparliamo dopo che avrete visto il film al cinema (esce il 27 febbraio). Nel frattempo, sappiate che la troupe glielo aveva immediatamente silenziato: «Sì, è andata proprio così», racconta divertito quando lo incontriamo. Siamo a Roma, in una giornata di febbraio che sa già di primavera, e lui sghignazza dall’altra parte del tavolo ricordando quelle giornate sul set. «Il mio personaggio si chiama Mr. Wallaker, è un professore di scienze e, per richiamare i ragazzi all’ordine, usa un fischietto. La prima volta che l’ho fatto, di colpo si sono fermati tutti: gli attori, le comparse, il regista, i tecnici, l’intera troupe. Nessuno fiatava o muoveva un dito. Sembravano tutti tornati bambini e si guardavano intorno come se fosse successo qualcosa di importante». Visto l’effetto, Chiwetel si è fatto prendere un po’ la mano. «Forse l’ho usato un po’ troppo», ammette, «così alla fine il reparto degli oggetti di scena me l’ha preso, ci ha ficcato qualcosa dentro e il suono non usciva più. Soffiavo, soffiavo, ma nulla. Hanno preferito aggiungere il fischio in post produzione».
Noi lo sentiremo molto bene in sala e faticheremo a dimenticarlo, così come ci resterà impressa la svolta che prende il franchising di Bridget Jones. Dopo essere passati dai mutandoni del primo capitolo ai pannolini dei seguenti sequel, ora ci si veste a lutto. La morte porta via il mitico Mark Darcy – lo dice già il trailer, non stiamo spoilerando nulla che non accada nei primi 60’’ del film – e noi dobbiamo affrontare il trauma insieme alla novella vedova Bridget Jones. «Questo film si può permettere di affrontare un tema complesso come la perdita di un proprio caro perché è cresciuto con noi», spiega Ejiofor. «Conosciamo Bridget da 25 anni, abbiamo seguito la sua vita amorosa, le svolte romantiche, le fasi di maturazione. Possiamo percepire il suo dolore come reale perché anche noi abbiamo trascorso 25 anni con Mark Darcy. La storia parte dunque da una posizione molto diversa rispetto a una qualsiasi altra nuova commedia romantica che vuole affrontare il tema della vedovanza». Da qui, il coraggio del regista Michael Morris che «ha voluto sfruttare questo vantaggio, questo punto di vista privilegiato, e cogliere l’opportunità di farci provare alcuni sentimenti. La solitudine del personaggio è la nostra». In soldoni, ci sta dicendo di arrivare in sala con un bel pacchetto di fazzoletti: ci si commuoverà, o comunque è questo che il film proverà a fare.
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Chiwetel Ejiofor alias Mr. Wallaker. Foto: Universal Pictures
Rispetto al passato, i toni di questo sequel sono più agrodolci, malinconici, e non ci si ferma solo alla battuta facile. Tuttavia, tranquilli: Darcy sarà anche passato a miglior vita, ma a Hollywood la quota testosterone resta un dovere morale. Come suggerisce il titolo stesso, sulla scena irromperà un toy boy, e che toy boy: stiamo parlando di Leo Woodall, che molti, per non dire tutti, ricorderanno per la serie tv The White Lotus. «Ma ci sono pure io», aggiunge divertito Chiwetel Ejiofor. Già, perché il triangolo non è solo il classico lui, lei, l’altro, ma è una sfida generazionale tra beata gioventù e saggia maturità (piccolo spoiler: Madre Natura ha dato in dotazione a entrambi un notevole six pack). «Mr. Wallaker offrirà a Bridget una prospettiva diversa sul mondo, e anche lei, travolgendolo, lo cambierà. Lui è sempre stato un rigido uomo di scienza convinto di sapere dove stia il bene e dove stia il male ma, dopo aver incontrato Bridget, imparerà ad accettare e abbracciare il caos che circonda la vita». Il nostro non parlerà solo di scienza, ma si farà voce anche della tanto invocata educazione ai sentimenti: «Interagirà con Billy, il figlio di Bridget, aiutandolo ad affrontare il senso di perdita. È fantastico vedere i personaggi condividere questo tipo di interazioni empatiche, appassionate e sentite».
Ovviamente non vi spoileriamo chi, alla fine, farà breccia nel cuore di Bridget, ma è bello vedere che finalmente le rom-com mainstream non sono più all white. «Si sono fatti dei grandi passi avanti in termini di inclusività, ora è molto più sentita», concorda Ejiofor, che, pur essendo nato e cresciuto a Londra, ha origini africane: i suoi genitori vengono dalla Nigeria. «Ormai la mentalità sta evolvendosi e nemmeno Trump potrà fermare il cambiamento». Un ottimista o un illuso? «Ottimista, ottimista», assicura, e di colpo si infervora. Inizia a parlare velocissimo, appassionandosi al tema: «Si tende ad attaccare la DEI (il concetto di Diversity Equity & Inclusion, nda), si critica la cultura woke nei film, ma secondo me è solo un teatrino messo in scena per avere più voti. Trump sa benissimo che non si può – per fortuna – tornare indietro. La DEI è nata per dimostrare che non solo i maschi, o gli occidentali, sono in grado di svolgere bene certi mestieri. Ha dato voce ai gruppi minoritari, alle donne, a chi ha diversi orientamenti sessuali: una volta che li hai tirati dentro, una volta che loro stessi si sono accorti di valere, non puoi più estirpare questa consapevolezza. Puoi accanirti contro la DEI quanto ti pare, ma non riuscirai mai a cancellare l’idea che ha portato con sé nella società».
A questo punto, osiamo e chiudiamo la nostra chiacchierata con una domanda off topic: l’immigrazione. Da figlio di immigrati, cosa pensa dell’attuale scenario? La risposta è, se possibile, ancora più appassionata – e netta – di quella che avete appena letto. «Ci vuole più onestà. L’immigrazione è una risorsa fondamentale per l’economia di tantissimi Paesi, in primis l’Europa e l’America. In Inghilterra, per esempio, è stato messo nero su bianco che per garantire la crescita nazionale serve una quota minima di immigrazione. Siamo una risorsa. Poi però politicamente si gioca a trasformarci nei cattivi della storia. Decidetevi: o siamo una risorsa o siamo il male. Siate onesti e dite le cose come stanno». Non sappiamo – o meglio, lo sappiamo ma non lo sveliamo – chi ha scelto Bridget, ma noi abbiamo appena eletto il nostro preferito. Sorry, Leo…