Tutti conoscono il romanzo di Moby Dick scritto da Herman Melville nel 1851, pochi sanno che è ispirato alla storia vera della baleniera Essex, affondata da un capodoglio di 26 metri nel Pacifico del Sud trent’anni prima. Quasi 200 anni dopo, lo scrittore-storico Nathaniel Philbrick, residente a Nantucket – isola dov’è ambientata parte della storia, vicina alla più famosa Martha’s Vineyard – ha deciso di scrivere il suo romanzo, Nel cuore dell’oceano – La vera storia della baleniera Essex (edito da Garzanti), basato sul diario di Owen Chase, primo ufficiale della baleniera, e sul manoscritto redatto da Thomas Nickerson, il mozzo della nave. Quindici anni dopo il libro è diventato film, In the Heart of the Sea – Le Origini di Moby Dick, diretto da Ron Howard.
Il protagonista è Chris Hemsworth, meglio conosciuto per il ruolo che occupa nel panorama degli eroi della Marvel, e nel cast ci sono vari attori degni di nota, tra cui Cillian Murphy (bravissimo), Tom Holland (indomito), Brendan Gleeson (maledettamente brillante), Frank Dillane (diabolico), Paul Anderson (magnifico in Peaky Blinders… che consiglio a tutti voi, ve lo garantisco) e Ben Whishaw (che troveremo anche in Spectre) nei panni del giovane Herman Melville. Dopo aver respirato aria salmastra e granchi cucinati in ogni modo possibile e immaginabile, andiamo a trovare Chris Hemsworth, sul set del film stesso, proprio al Museo delle Balene di Nantucket.
Chris, com’è nato questo progetto?
È stato un lungo processo durato 10 anni, non era facile adattare un libro così articolato e comprimerlo in formato cinematografico. Ad un certo punto, lo sceneggiatore Charles Leavitt ebbe l’idea di utilizzare un incontro fittizio avvenuto tra Melville e Thomas Nickerson come pretesto per raccontare la storia, solo allora è diventato tutto più lineare e la sceneggiatura ha iniziato a prendere una forma definitiva.
Prima reazione quando hai letto la sceneggiatura?
Me ne sono innamorato immediatamente. In genere quando leggo le sceneggiature sono molto analitico, faccio sempre dei cambiamenti, in questo caso mi sono lasciato trasportare completamente dalla scrittura. Il libro è molto avvincente, ma la sceneggiatura è capace di catturare la disavventura di questo viaggio, lo spirito dei personaggi, le loro sofferenze, la sfida contro la natura.
Quanto è fedele alla storia reale?
Il film è fedele agli eventi storici principali. Howard è un regista che può dirigere qualsiasi tipo di film – Splash, Cocoon, Apollo 13, Fuoco Assassino, Cuori Ribelli, A Beautiful Mind, Frost/Nixon-il Duello… – sono solo alcuni dei suoi capolavori. Ma per raccontare questa storia ha voluto sottolineare più l’aspetto drammatico che storico, voleva evitare la rigidità che spesso si trova nei film d’epoca, è più un film d’azione ambientato quasi 200 anni fa.
Sappiamo che sei australiano e fai surf. Sei anche marinaio?
No, mi piace andare in barca ma non so fare nulla di marinaio. Poppa e prua, pur sapendo a cosa si riferivano, non sono stati facile da individuare. Il resto del cast ha avuto un training di quasi 2 mesi dove hanno imparato le basi per muoversi e capire il lingo che ti serve per manovrare una nave di quelle dimensioni. Io stavo girando Blackhat, il film di Michael Mann, e non ho avuto il tempo di imparare neanche a fare un nodo. Zero. Ho imparato molto durante le riprese, specialmente quando abbiamo girato due mesi alle Canarie, ma la maggior parte del tempo faccio finta di saper fare qualcosa, la mia esperienza di attore mi ha insegnato come barare il meglio possibile.
Le balene sono tutte in 3D ma la violenza contro di loro era molto vera a quel tempo. Non avevate paura che diventasse un film che potesse essere interpretato a favore della caccia?
Sì, è stato un argomento discusso ampiamente nella fase di pre-produzione. Nessuno voleva giustificare il comportamento brutale dei pescatori, e quindi abbiamo deciso di umanizzare le balene e rendere gli umani dei criminali. È stata anche inserita una scena dove si spiega quanto fosse importante l’olio di balena in quel periodo ma, ripeto, abbiamo deciso di rappresentare un momento storico realmente accaduto, nessuno coinvolto nella produzione di questo film supporta le pratiche barbariche di paesi come il Giappone e la Norvegia, dove la caccia alle balene è ancora oggi un business molto renumerativo.
Uno dei lati dark della narrativa è quando alcuni dei membri dell’equipaggio per sopravvivvere diventano cannibali…
Sì, non credo sia possibile sopravvivere passando 90 giorni in mare senza bere o mangiare. Non so cosa avrei fatto al posto loro, so solo che farei di tutto per tornare a casa e abbracciare moglie e figli. Per me è stato un fatto importante per capire la determinazione di Chase e immergermi nel suo mondo.
Hai perso quasi dieci chili in pochissimo tempo. È stato difficile per te non mangiare?
Mia moglie è una bravissima cuoca quindi devo dire che ho sofferto parecchio! La dieta era basata su verdure e qualche proteina, non superavamo le 500 calorie al giorno. Verso la fine è stato ancora peggio, mangiavamo solo sedano e uova bollite. Mentre diventavo sempre più magro non facevo altro che pensare al cibo, lo sognavo anche di notte. Con gli altri attori parlavamo solo di quello che avremmo mangiato una volta finito il film. Nelle ultime settimane ero diventato molto nervoso, mi arrabbiavo per le cose più stupide, anche se questo sforzo è stato utile per capire Chase e la sua disperazione come uomo e come comandante. È una dieta che non raccomando a nessuno, guardate com’ero ridotto alla fine:
Just tried a new diet/training program called “Lost At Sea”. Wouldn’t recommend it.. #IntheHeartoftheSea pic.twitter.com/y89McNuiiV
— Chris Hemsworth (@chrishemsworth) 22 Novembre 2015