Chi l’avrebbe mai detto che da un ruolo anche piuttosto marginale nel poderoso The Batman di Matt Reeves potesse scaturire un prodotto assai più interessante del materiale d’origine. Eppure così è stato, perché The Penguin, la serie spin-off (da noi su Sky e in streaming in esclusiva su NOW) con protagonista uno degli storici antagonisti dell’Uomo Pipistrello, ha una sua compiutezza e anche un’aderenza maggiore alla mitologia batmaniana dei fumetti.
The Penguin è un sequel del film, segue la scalata di Oz Cobb (niente più Oswald Cobblepot, così deve essere chiamato il nuovo Pinguino) all’interno del sottobosco criminale di Gotham, dopo la scomparsa, di cui è responsabile, di Alberto Falcone, figlio di Carmine e fratello di Sofia. Quest’ultima, appena uscita dal manicomio di Arkham, è decisa a vendicare l’amato Alberto e a riprendersi quello che il padre le aveva promesso sarebbe stato suo: la famiglia e tutto ciò che ne consegue. Oz Cobb è ancora solo un tirapiedi della famiglia, con i suoi affari nel locale che gestisce, ma sa che il suo destino è un altro, più grande, ed è disposto a tutto per perseguirlo. Maestro del doppiogioco e dell’inganno, Cobb mette la sua vita a rischio continuamente, e come andrà a finire il duello tra lui e Sofia ve lo lasciamo scoprire di settimana in settimana.
Quello che conta è che la serie è uno dei migliori prodotti di tutto l’universo DC combinato tra cinema e televisione, ed è interessante che le cose migliori che riguardano Batman & Co. siano proprio quelle pensate per il piccolo schermo. Gotham, la serie con protagonista il giovane commissario Gordon, è un poliziesco classico a livello di NYPD e Law & Order in cui si inseriscono perfettamente tutti i personaggi che poi sarebbero diventati protagonisti delle avventure di Batman. The Penguin invece è una mob story, molti l’hanno paragonata ai Soprano, ma in realtà la struttura narrativa è molto più simile a una serie come Gomorra.
In tutto questo, The Penguin è trainato da una gara di bravura tra i due protagonisti. Cristin Milioti, che interpreta Sofia Falcone, è una di quelle attrici a cui si dovrebbe offrire preventivamente qualunque ruolo. Talento raro, fantastica nella commedia (fu la “mother” di How I Met Your Mother e co-protagonista con Andy Samberg di Palm Springs, il Ricomincio da capo dell’era del Covid), svela qui il suo lato molto dark, tratteggiando un personaggio dalle mille sfumature e tutto da scoprire.
E poi c’è lui, Colin Farrell, irriconoscibile sotto chili di lattice, ma che proprio grazie a questa armatura ha trovato un personaggio da esplorare e far esplodere, come ci ha raccontato quando lo abbiamo incontrato a Londra in occasione della presentazione della serie. «Oz Cobb è un personaggio complesso, molto più di quello che abbiamo conosciuto nel film di Matt Reeves, dove il suo era un ruolo quasi da spalla comica. Qui è completamente diverso, c’è un’introspezione psicologica profonda e sebbene il Pinguino sia noto come il solo cattivo mentalmente sano nella galleria dei personaggi dell’universo di Batman, il nostro Oz decisamente non può essere considerato come il tipo più sano del circondario».
Quando gli abbiamo chiesto se ha visto anche qualcosa di buono in questa sorta di Riccardo III, Colin ha cercato in qualche modo di salvare il suo personaggio. «Non lo so, se c’è qualcosa forse lo scopriremo alla fine della serie. Ma è indubbio che abbia un legame fortissimo con sua madre e che il rapporto con il giovane Victor (interpretato da Rhenzy Feliz, ndr), che prende sotto la sua ala dopo aver deciso di non ucciderlo, è una sorta di relazione padre-figlio, e vede nel ragazzo una proiezione di sé, dato che entrambi sono segnati da una forma di disabilità. Ma più di qualunque altra cosa, Oz prova disprezzo nei confronti di quel mondo fatto di gente ricca ma che considera inferiore intellettualmente a lui. È sicuro di meritare di più e vuole prendersi quel potere che gli spetta».
Un ruolo importante nell’interpretazione lo ha avuto proprio il trucco, che lo ha aiutato non poco a entrare psicologicamente nel personaggio. «Per me è stata una prima volta, non avevo mai avuto modo di perdere completamente percezione di me sotto il trucco e devo dire che è stata un’esperienza molto liberatoria. Alla fine delle tre ore di trucco a cui mi sottoponevo ogni giorno mi guardavo allo specchio e non sapevo chi stessi guardando, talvolta mi cercavo guardandomi negli occhi e non mi trovavo. Durante quelle tre ore di trasformazione, e anche dopo, hai la possibilità di entrare a fondo nella mente di quest’uomo e poi assecondare il tuo corpo a una fisicità e una gestualità tutta sua. Davvero, è stata un’esperienza molto potente».
Riuscirà Oz Cobb a portare a termine il suo piano? E scopriremo se c’è anche qualcosa di buono in lui? Le risposte a queste e a molte altre domande le possiamo trovare ogni lunedì.