Dopo aver interpretato Rocky Balboa per oltre quattro decenni, Sylvester Stallone ha annunciato l’addio al suo ruolo più iconico. Tuttavia Dolph Lundgren, alias Ivan Drago, che lo conosce piuttosto bene (dopo Rocky IV i due hanno infatti diviso lo schermo più di una volta, lavorando insieme anche nella trilogia adrenalinica de I Mercenari), non ne è convinto fino in fondo: «Non saprei se dice sul serio o se è solo stanco e magari tornerà a farlo in futuro. Penso che, fino a quando sarà in salute e la saga continuerà ad avere successo, sarà tentato dall’idea di farne parte» ci ha raccontato il 61enne attore svedese quando lo abbiamo incontrato a Londra.
Nel frattempo possiamo goderci l’ultima volta di Stallone nei panni del pugile italo-americano in Creed II, spin-off della saga di Rocky, dal 24 gennaio in sala, in cui torna ad allenare il giovane Adonis Creed (il lanciatissimo Michael B. Jordan). «Stallone ha affidato a questi personaggi e a questa storia ciò che ha creato oltre 40 anni fa, molto prima che io nascessi» ci ha spiegato Jordan. «Il fatto che Stallone abbia visto qualcosa in me e che pensi che possa gestire un compito di questo tipo significa tanto».
In questo secondo capitolo Adonis diventa padre e si prepara ad affrontare una delle sfide più importanti e difficili della sua carriera: quella, sul ring, contro il pugile Viktor Drago, figlio di Ivan Drago (Lundgren), l’uomo che molti anni prima uccise suo padre Apollo. «Non avrei mai immaginato che, un giorno, sarei tornato ad interpretarlo e, in realtà, speravo che non accadesse» ammette Lundgren. «Nella mia testa si trattava di una questione piuttosto complicata: come l’avrebbero fatto tornare in scena? L’avrei trovato imbarazzante? Sarebbe stato lo stesso personaggio unidimensionale di un tempo? Ho dei bei ricordi di Drago, ma allo stesso tempo il personaggio era molto limitato da un punto di vista emotivo». Non deve preoccuparsi: il risultato ha superato ogni aspettativa e, per molti, Creed II è addirittura superiore all’originale.