«Continuiamo da giorni a raccontare come è nata la nostra collaborazione con Aki Kaurismäki… stavolta ne parli tu?», dice vagamente scocciata una sorella all’altra. Quest’ultima ci guarda un po’ male, come se fosse colpa nostra l’“accollo” appena rifilatole in diretta. Le sisters Anna e Kaisa Karjalainen – in arte Maustetytöt (in inglese, letteralmente, Spice Girls!) – sono un duo finlandese di cui ha scritto perfino il New York Times. Vero fenomeno in patria, ora suonano e compaiono nel nuovo capolavoro di Aki Kaurismäki, Foglie al vento (dal 21 dicembre in sala per Lucky Red). «Quando è arrivata l’opportunità di incontrarlo e poi collaborare con lui abbiamo avuto finalmente la sensazione di vivere il nostro “grande momento”!».
Il film racconta la storia di Holappa (Jussi Vatanen), operaio metalmeccanico ubriacone, e di Ansa (Alma Pöysti), una donna sola, che lavora come commessa in un supermercato. I due si incontrano per caso in un karaoke bar, si piacciono, si innamorano, vanno al cinema. Lui perde il foglietto in cui lei ha scritto il numero di telefono. Lui non sa nemmeno come si chiama lei. Si ritrovano, si riperdono. Disperato, Holappa finirà in un bar dove suonano proprio le Maustetytöt. Cantano il pezzo Syntynyt suruun ja puettu pettymyksin (Nata nel dolore, vestita di disillusione):
“Sono prigioniera qui e per sempre / Perfino il cimitero ha le sbarre / Quando la mia vita terrena sarà finalmente giunta al termine / Basta tu mi spinga un po’ più giù / Tu mi piaci, ma è me che non sopporto…”.
Bionde, giovani ed eccentriche. Timidezza mista a spavalderia nordica contemporanea. In un’epoca in cui si dice che le ragazze che cantano, per sfondare, devono per forza “mostrare il culo”, sono una manifestazione vivente dell’esatto contrario. In Foglie al vento, le sorelle Karjalainen appaiono con camicioni informi, quasi fino ai piedi. L’una in camicione bianco e rosso, bianco e blu l’altra. Occhiali scuri inforcati da Anna (voce e chitarra) e timido sguardo in macchina di Kaisa (voce e tastiere).
Sono gentili e un po’ fuori dal tempo. Se chiedi cosa c’è nelle loro playlist ti rispondono: «Abbiamo sempre ascoltato molta musica del passato, soprattutto rock anni Sessanta e Settanta. I Beatles, Simon & Garfunkel… i Beatles in particolare sono la nostra band preferita. Sono anche stati la sola musica che abbiamo ascoltato fino ai dodici anni!»
La loro musica è stata etichettata come post-rock über indie, qualsiasi cosa voglia dire (sembra quasi un genere inventato da un personaggio di Antonio Albanese, manca solo “underground, molto underground…”). Di sicuro è musica potente, suggestiva, dolce e al contempo acre. Come il nuovo film di Aki.
Il New York Times le ha definite “impossibly cool Finnish duo” (duo finlandese incredibilmente cool). In patria sono vere superstar e hanno già vinto ogni premio musicale possibile, oltre a vendere molti dischi (hanno all’attivo tre album e un EP, tutti dai titoli impronunciabili). La loro musica ha testi struggenti, spesso dark, e melodie tendenzialmente più allegre (almeno rispetto ai testi).
Le incontriamo nel bar di un hotel milanese. Assurda musica house a palla di sottofondo. Chiediamo di spegnerla musica e cominciamo a dialogare.
Conoscevate personalmente Aki Kaurismäki, prima di Foglie al vento?
Anna: Non ci conoscevamo fino a un paio di anni fa. Un giorno siamo state contattate per prendere parte alla giuria di un festival cinematografico a Kärkelä, piccolo villaggio finlandese. Non eravamo troppo convinte di andare per vari impegni di lavoro concomitanti. Il festival però è organizzato da Aki Kaurismäki, di cui siamo da sempre grandi fan. Quando abbiamo saputo che Aki sarebbe stato presente abbiamo subito cancellato ogni altro impegno.
Poi?
Anna: Poi lui ci ha proposto di fare un concerto nel suo cinema-teatro Kino Laika. E, dopo il concerto, ci ha chiesto una canzone per il nuovo film, Foglie al vento…
Ha scelto subito il pezzo (del 2020) Syntynyt suruun ja puettu pettymyksin o lo avete suggerito voi?
Anna: È stato Aki a scegliere subito Syntynyt, lo ha preferito ad altri brani che aveva preso in considerazione. Noi non avevamo la minima idea di che storia raccontasse il nuovo film.
Kaisa: Subito dopo averci sentito suonare in concerto, Aki ha anche aggiunto che avrebbe voluto suonassimo la canzone in presenza nel film. A quest’ultima cosa però non abbiamo creduto fino a che non è successa davvero. Ci sembrava impossibile suonare in carne e ossa dentro una sua opera…
Tempo fa ho intervistato Kaurismäki e mi ha raccontato che su un suo set solo lui e il suo cane possono “improvvisare”, gli altri devono fare esattamente quello che dice. L’altra eccezione sono i musicisti che partecipano ai suoi film.
Anna: Ha detto semplicemente: “Suonate come se foste davvero a un vostro concerto”. E così abbiamo fatto. La tensione si è sciolta subito.
Kaisa: In realtà sul set fa la stessa cosa con gli attori, non dà troppe indicazioni, pare si capiscano tutti al volo, con uno sguardo.
L’autore ha spesso collaborato con tanti rocker e grandi musicisti: i Leningrad Cowboys, Joe Strummer in Ho affittato un killer… il vostro “frammento rock” preferito del suo cinema?
Kaisa: Forse la mia scena preferita è quando si sentono Topi Sorsakoski & Agents (altra band finlandese, nda), non ricordo nemmeno bene in quale film (Ombre nel paradiso, nda)…
Anna: La musica è sempre un’anima forte e ispiratrice dei suoi lavori, è parte integrante dell’iconografia di Aki. La mia scena musicale preferita è quella in cui si vede e si sente il musicista finlandese Veikko Lavi suonare l’armonica in Tatjana.
Nel film Holappa è in un bar in cui suonate. Pare come ipnotizzato dalla canzone e dal vuoto che lo tormenta. Poco dopo prenderà una scelta decisiva. Nelle vostre vite c’è stata una canzone che vi ha ispirato in scelte importanti?
Anna: Nessuna canzone, ma proprio il cinema di Kaurismäki. Da ragazzina avevo sempre la sensazione che i suoi film sapessero smuovere qualcosa dentro di me. Ogni sua opera mi faceva sentire meno sola.
Come lavorate insieme alla vostra musica?
Anna: Kaisa scrive i testi, la musica la componiamo insieme. Di solito ci incontriamo di persona per lavorare a un brano. Se siamo distanti ci scambiamo mail su qualche idea per possibili pezzi. Ci confrontiamo sempre sulle sonorità e su ogni possibile dettaglio.
Litigate mai nella vita privata o componendo musica?
Anna: Ci capita di frequente di litigare sia nella vita che nel lavoro. Bisticciamo, ma poi andiamo avanti. Abbiamo sempre fatto così, fin da bambine.
Il prossimo progetto?
Anna: Fino all’estate siamo impegnate con i live. Stiamo suonando in un tour europeo che dura da quasi un anno (hanno appena suonato a Milano, stasera saranno in concerto a Roma al Cinema Quattro Fontane, nda). A maggio avremo diverse date in Francia e Germania.
Vi piacerebbe comporre una colonna sonora?
Anna: Mi piacerebbe se ci venisse proposto da un bravo regista che stimiamo. Finora non ce l’ha proposto nessuno, ma potrebbe essere qualcosa di diverso e di nuovo per noi.
Come vi è venuto in mente il nome d’arte Maustetytöt, ovvero “Spice Girls” in finlandese?
Kaisa: Per quasi dieci anni, prima del progetto Maustetytöt, abbiamo avuto un’altra band, con la nostra terza sorella. Ci chiamavamo Kaneli, cioè “cannella”. Un nostro amico musicista ci ha detto: “Perché non vi chiamate con un nome che rimandi sempre alle spezie? Anzi, perché non Spice Girls in finlandese?”. È evidentemente ironico, perché facciamo un genere molto diverso da quello delle Spice Girls originali.
Avete mai pensato di incidere un album in inglese?
Kaisa: Con la band Kaneli suonavamo e cantavamo in inglese. La cosa buffa è che non ci filava nessuno. Come Maustetytöt abbiamo cominciato a cantare esclusivamente in finlandese e abbiamo fatto “il botto”. Non solo in Finlandia…