And for best actress in the drama category the winner is… ELISABETH MOSS …per il ruolo di Offred in The Handmaids Tale (in italiano il Racconto dell’Ancella)
La sala esplode, applausi a non finire, Jon Hamm che si affretta ad abbracciarla (non è più l’unico del cast di Mad Men ad aver vinto un Emmy) e lei che nel vestito da principessa color carne si affretta, compiacente e senza dubbio riconoscente, a salire i gradini che portano al podio, solo per afferrare l’Emmy – sfuggito per ben 6 volte in cui 5 è stata nominata come Peggy Olsen – e dedicare 2 FUCKING di importanza mostruosa, personale e rivitalizzante (visto che tutti dicono le stesse cose), 2 FUCKING che le hanno fatto ricevere immediatamente censura e obliterazione televisiva in mondo visione (good girl Elisabeth). 2 FUCKING rivolti prima di tutto a Hulu, per aver supportato The Handmaid’s Tale (di cui è anche produttrice) la prima serie di un servizio di streaming a vincere nella categoria dramma, e il secondo, molto personale, rivolto alla madre Linda, che l’ha sempre cresciuta secondo principi morali validissimi, principi che riassunti in poche parole possono tradursi in:
«Sii brava ma non farti fottere da nessuno. Sii sempre inquisitiva, creativamente non essere passiva, rompi i coglioni a tutti, meglio essere una fucking bad ass che essere coscientemente sottomessa». Thank you mom, I love u. Detto fatto, tale madre tale figlia.
Lo show firmato da MGM Television è tratto dal’omonimo romanzo di Margaret Atwood (scritto in un momento storico importante, durante la repressione comunista, prima che cadesse il muro di Berlino, momenti in cui la gente moriva, si suicidava, veniva uccisa dal regime comunista) con Elisabeth Moss (Mad Men e Top of the Lake), Alexis Bledel (Sin City), Samira Wiley (Poussey in Orange is the new black), Ann Dowd (The Leftovers, Masters of Sex), e Yvonne Strahovski (Dexter, Chuck), arriverà in anteprima esclusiva per l’Italia su TIMVISION il 26 settembre, dopo aver sorpreso pubblico e critica di tutto il mondo. Ha appena vinto 8 Emmy, miglior serie drammatica dell’anno, migliore regia, migliore attrice non protagonista e migliore attrice protagonista con appunto Elisabeth Moss, nel ruolo dell’ancella Offred. La serie tv MERITA perché l’adattamento tv del classico di Margaret Atwood del 1985 è una produzione notevole, ben scritta e recitata, che affronta temi ancora attuali e ti colpisce a cuore e stomaco, nonostante siano passati più di 30 anni dall’uscita del romanzo. Che altro da dire? Che la serie è stata rinnovata per la seconda stagione. Immediatamente dopo la trasmissione delle prime due puntate. La Bestia è andata a trovare Elisabeth Moss, una delle attrici più interessanti e socialmente attive della propria generazione.
Elisabeth, 2 parole sullo show.
La storia è centrata su un futuro distopico (dopo un’esplosione nucleare e disastri ambientalistici) dove gli Stati Uniti hanno adottato un regime totalitario teocratico. Nell’immaginaria repubblica di Gilead in mano a dittatura maschilista misogina fondamentalista, le Ancelle sono le uniche fertili fra tutte le donne rimaste sul pianeta, sono considerate utili solo per la procreazione: vivono nella residenza del Comandante, costrette in una schiavitù sessuale giustificata dalla volontà di ripopolare un mondo ormai distrutto da guerre, terrorismo ed eventi naturali devastanti, dove solo un neonato su cinque nasce sano e in forze. Ovvio che ci siano delle regole, per di più rigidissime: devono uscire sempre in due, vestono tutte uguali, con un abito rosso e una cuffia bianca che fa da paraocchi, non hanno neanche un nome.
E tu chi sei, che ruolo hai?
Nel mondo reale mi chiamavo June e nel nuovo regime sono Offred (‘di Fred’), perché sono stata data-affidata-regalata al Comandante Fred Waterford (Joseph Fiennes) e a sua moglie Serena Joy (Yvonne Strahovski), una donna gelida e sterile. Offred diventa così è lo strumento dei Waterford per riprodursi, attraverso la cosiddetta Cerimonia, una copulazione fatta di atti meccanici: una volta al mese il Comandante prova a metterla incinta mentre la moglie le tiene i polsi (e guarda e giudica e s’incazza). Una volta incinta, e dopo la nascita del bimbo/bimba, l’ancella viene cancellata dall’esistenza della nuova vita familiare.
È vero che i colori nella serie hanno un’importanza vitale?
Si, qualsiasi colore usato nei sets, inquadrature, case e personaggi ricoprono un ruolo importante nella scala colori sia della regista Reed Moreno che della costumista Ane Crabtree. La popolazione viene suddivisa e categorizzata in uniformi: i Guardiani sono vestiti di blu; i Comandanti portano invece abiti e uniformi nere, mentre le mogli sterili hanno abiti di colore verde-bluastro, per poi arrivare a noi, le Ancelle, completamente avvolte in rosso purporeo, colore del sangue, della vita.
Perché quando ti riprendono sei sempre in primissimo piano?
Siccome il mio dialogo è “interno” e sono io che mi rivolgo al pubblico spiegando il tutto, quasi sempre in voice over, per rendere le situazioni più personali possibile hanno usato una lente speciale per ottenere tensione e farvi partecipi dei miei pensieri e delle mie visioni.
Qual è il tono della serie? Qual è stato il modo per creare il tuo personaggio?
Lo show per me è basato sul significato di moralità, ma è anche politico da morire. Io e Bruce Miller, (creatore scrittore e produttore) volevamo anche far sì che parlassimo di aspetti umani, di esperienze di uomini e sopratutto di donne, visto che stiamo raccontando la storia dal punto di vista femminile. E volevamo essere veri e reali. Le storie a livello umano sono quelle che preferisco e anche se appartengono a un mondo fittizio devono essere realmente collocate all’interno dello stesso, devono avere una sensibilità che ci accomuni al soggetto. Magari sto dicendo cazzate, visto che è definitivamente uno show mai visto prima d’ora, di un feeling altamente dark ed attuale, difficile dargli una collocazione. Ci sono complessità, bruttezze umane, crudeltà sociali, verità terribili. Ma allo stesso tempo c’è umorismo, amore, love & romance. Lo show ha momenti d’ispirazione e di positività che non mi aspettavo.
Raccontaci della tua relazione coin Margaret Atwood
Di base, la mia relazione con lei è stata una… in cui cercavo tantissimo di non apparire come un’idiota rimbambita. I primi momenti ero sempre sorpresa, la guardavo attonita, intimidita moltissimo dal suo bagaglio letterario e non volevo deluderla, sopratutto perché è lei che ha inventato il mio personaggio. Poi una sera a cena, mentre cercavo di farmi venire in mente una domanda ‘intelligente’ da chiederle, mi ha guardato e, raccontando una cazzata accadutale precedentemente, mi ha fatto capire che era una donna come me.
Attrice di stampo femminista dicono i più.. e la cosa ti da fastidio. Perché?
Perché non scelgo soggetti femministi, ma solo storie che mi piacciono, che raccontino di esperienze umane, e visto che sono donna, la stampa mi definisce femminista. Ovvio che sono per l’uguaglianza dei diritti, per il rispetto, per l’uguaglianza del salario, delle offerte lavorative, ecco perché sono sopratutto produttrice dei miei show tv (Top of the Lake e Handmaids) e dei miei prossimi film-documentari (di cui non può dirci nulla), credo che una donna alla mia età debba prendere in mano la propria carriera e quindi scegliere di testa propria.
Due parole sul prossimo progetto?
Ok, 2 ma proprio 2. Da sempre mi hanno contraddistinto le scelte difficili, ruoli dove volevo non solo misurarmi, ma far vedere l’evoluzione della donna al pubblico, specialmente quello femminile, quindi, la scelta del mio prossimo progetto non deve stupire. Sarò Jane nel film Call Jane, una donna che affronterà il tema dell’aborto da un punto di vista storico: la storia si svolge durante il periodo underground dell’Abortion Counseling Service of Women’s Liberation in Chicago (sui Servizi assistenziali pro aborto) conosciuto anche come Jane Collective oppure più semplicemente JANE.