Palihouse Hotel, nel cuore di West Hollywood aka WeHo aka BoysTown, neighborhood iconico e cuore nevralgico di tempi precursori (anni 90′) del movimento attuale LGBTQ, quando era l’AIDS a farla da padrona e BoysTown, con il primo consiglio municipale composto da gay e lesbiche, era (lo è tutt’ora) il punto di riferimento sociale culturale e politico di decine di migliaia di ragazzini, uomini, donne, omosessuali, queer, gay, lesbiche, bisex, pansexual, gender fluid e transessuali.
Ed è qui che incontro per RS il mitico Ezra Miller, 26 anni, giovane attore protagonista del nuovo capitolo di Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald, e, come vedremo nell’intervista, anche musicista indie (Sons of an Illustrious Father) e orgoglioso supporter del queer movement della post millennial generation. Cominciamo col dirvi che raramente ho pianto durante un’intervista, che raramente sono stato ‘toccato’ così profondamente e da vicino da soggetti e concetti condivisi e discussi con Ezra (bullismo, pillole, salute mentale, accettazione sessuale, trasgressione, concetto e definizione di amore…), tanti dei quali mi stanno a cuore proprio perchè genitore di una figlia 20enne prodotto tipico della sua stessa generazione gender fluid.
Ezra sorprende tutti con il film Afterschool per poi esplodere con … e ora parliamo di Kevin e Noi Siamo Infinito, due film cerebrali che hanno lasciato il segno. Seguono altri ruoli impegnativi prima di passare per il mondo dei supereroi con Suicide Squad e soprattutto Justice League. In mezzo il primo Animali Fantastici e dove Trovarli che l’ha definitivamente eletto a pop star e icona culturale millennial, anche se bisognerà aspettare il film origine di Flash per vederlo consacrato al botteghino.
Cominciamo dal film. Lungo, complesso, quasi impenetrabile per chi non ama ne conosce J.K. Rowling, ma meravigliosamente e inaspettatamente rivelatore e pieno di sorprese per chi, eccitato da Harry Potter, non vedeva l’ora di ritornare indietro nel tempo e scoprire origini e segreti di personaggi a loro cari. Albus Silente e Newt Scamander per primi.
Il tuo personaggio, Credence, in questo sequel è diversissimo dal primo film, ora è più forte, più sinistro, più sicuro… cambi di rotta del regista oppure farina del tuo sacco?
Di mio non c’è nulla (ride). Ho semplicemente seguito il copione scritto da J.K. freaking Rowling, scrittrice magnifica e precisa, sa sempre quello che vuole. Altri accorgimenti tecnici e di scene sono stati apportati da David (Yates, regista) e discussi ed approvati da noi attori, compresi Eddie e Johnny (Depp), tutti insieme, un vero processo di collaborazione creativa.
Com’è cambiato Credence?
Beh, ha più libertà d’azione, ma di conseguenza anche più responsabilità, più fardelli, deve stare fra le righe di quello che succederà nel prossimo film… copione e linea narrativa che nessuno di noi attori conosce anticipatamente. Mica posso rivelarvi quello che non so. La cosa è anche divertente per tutti gli altri attori che aspettano con ansia quello che verrà.
Due parole sul Circo Arcano (il misterioso circo magico in cui Nagini è costretta a trasformarsi in serpente, ndr)?
Beh, di sicuro ogni generazione ha visto i propri delitti, carneficine e maltrattamenti sociali, e per gli animali del Circo Arcano, diciamo che PETA si incazzerebbe come pochi. Nel film sono un freak, una creatura strana, disgustosa, meno male che almeno cinematograficamente ho delle abilità particolari che mi rendono “utile” e “piacevole” verso i miei simili.
Qualche riferimento al mondo attuale, al tuo uscire allo scoperto, al dichiararti queer e non gay, all’ammissione di aver baciato/fatto l’amore sia con uomini e donne?
Sì, in un contesto sociale sì, ci sta… Ma limitandomi al film, mi riferisco alla traiettoria del mio personaggio, allo scoprire chi sono, al rifiuto fatto a Credence da entrambi i mondi magici -buoni e cattivi- alla possibilità per lui di avere una relazione amorosa con qualcuno del circo… tutti dettagli che non posso rivelarvi.
Torniamo al tuo essere queer e a quando ti sei dichiarato gay. Col senno di poi, ti sei pentito?
Mi sono sentito in diritto di dichiarare chi ero, per non cadere nei tranelli dialettici di persone che non sanno nulla del mio mondo sia culturale che socio-amoroso. Magari, col senno di poi, avrei potuto dire subito di essere queer, cosi da “incontrare” da subito altri queer e godere delle relazioni che abbiamo con uomini e donne allo stesso tempo, godere di un rapporto poliamoroso. Di assoluta non identificazione di gender. Un concetto per esprimere un rapporto di amore puro, semplice, molteplice, non possessivo. Molto meglio innamorarsi di qualcuno guardando cosa legge, chi segue, quali enti benefici preferisce, che anime ha sulla sua lista, che podcast ascolta, che posizioni politiche ha, piuttosto che andare in un bar e pensare solo a rimorchiare.
Prima di parlare di musica, ci sono momenti della tua vita che se potessi, eviteresti?
Evitare no, perché sono serviti a farmi crescere con le convinzioni che ho, ma uno è senz’altro il bullismo che ho dovuto sopportare a scuola, dalle elementari in poi…tutte le cagate e stronzate che mi dicevano, anche perché avevo un problema di balbuzie. Se non ci fosse stata l’arte, la recitazione, la musica, uno sbocco creativo per farmi sfogare, mi sa tanto che avrei anche potuto pensare di farla finita… Un sacco di abusi mi sono stati inflitti da persone di cultura, della mia professione, da bigotti che non pensavano altro che a essere razzisti e sessisti, dinosauri appartenenti alle vecchie generazioni. Episodi passati ma che hanno lasciato il segno, sentimenti ed emozioni che (ride) in qualche modo mi hanno aiutato a creare e capire Credence Barebone, un emarginato abusato che cerca in tutti i modi – anche letali – di creare delle connessioni con il resto del mondo. Anch’io sono cosi.
Sons of an Illustrious Father, la tua band: chi siete, cosa fate?
Prima di tutto devo dirti che sono miei fratelli, miei amici, parte attiva integrante del mio circolo poliamoroso. Facciamo come genere… musica queer. Per il pianeta. Per esseri umani. Siamo in tre: a oltre me, ci sono Lilah Larson e Josh Aubin. Abbiamo costruito un’amicizia di spirito e di complicità da oltre 10 anni, sappiamo tutto l’uno dell’altro, siamo tutti multi strumentisti, suoniamo e cantiamo tutti, anche se Lilah ha una voce perfetta per il genere country, scriviamo e arrangiamo le nostre canzoni, facendo anche attenzione a temi che ci stanno a cuore, siamo qui per uscire appositamente dalle linee, a noi piace colorare fuori dagli schemi.
Com’è nata la band?
Lilah ed io frequentavamo insieme le scuole medie e avendo in comune un sacco di musicisti che nessun altro supportava, abbiamo pensato di formare la band … ricordo che sentivamo per ore e ore Nevermind dei Nirvana… cantavamo canzoni lunghissime, punk, suoni riverberati, altissima frequenza. Adesso siamo molto migliorati.
Che processo creativo seguite per le canzoni?
Ognuno di noi scriveva per i cazzi propri, provavamo suoni e strumenti sempre per i cazzi nostri e poi ci confrontavamo. Adesso siamo più spontanei, ci si trova e tanta roba nasce dall’improvvisazione, dal consultarci insieme… e poi abbiamo una coscienza sociale, visto il sistema attuale politico e la perdita di valori collettiva, qui si rischia solo di occuparsi dell’1% invece che del 99% dei bisogni della gente… Importante fare qualcosa di artistico, l’arte è come la ‘cacca’, mangi qualcosa, la digerisci e poi devi depositarla nel “cesso” del mondo. L’importante che dopo tiri lo sciacquone e che la tua “cacca” vada nei canali d’irrigazione di tutto il mondo. Solo cosi esponi le tue idee alla gente.
State preparando un tour?
Sì, saremo in tour a metà dicembre tra Londra, Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Amburgo e Colonia.
Se vi capita, cercateli: sono bravissimi.