Studia economia in Francia mentre fantastica di diventare un’attrice a Roma. Poi un provino convincente, che non le fa guadagnare la parte, ma che le fa capire che è sulla strada giusta. E così arriva la prima vera scena al fianco di un maestro come Giancarlo Giannini. Per Fotinì Peluso il sogno d’attrice è diventato ben presto realtà.
«Del cinema mi ha sempre attratta la magia, l’idea che tutto sia possibile» racconta ora la sua carriera, iniziata nel 2018, nemmeno ventenne, sul set della miniserie Romanzo famigliare («un’emozione unica»), l’ha portata a recitare su importanti set in Italia quanto in Francia. Fotinì si è avvicinata al mondo della pellicola spinta dal suo amore per le grandi attrici e come tutti quelli che fanno il suo lavoro sogna in grande: «Mi piacerebbe lavorare con un regista come Lanthimos».
Alla competizione lavorativa che definisce «stupida» preferisce la «collaborazione e vicinanza umana», e mentre sogna di continuare a dividersi tra set internazionali e non, vive il suo mestiere con passione e – vista l’età – naturale ansia: «Ogni volta che inizio un set penso di non essere all’altezza, di non farcela. Recitare è una cosa davvero personale». L’abbiamo intervistata per farci raccontare il suo rapporto con questo grande sogno in una vita divisa tra Roma e Parigi.
Diventare attrici è un sogno comune di tante bambine e ragazzine. È stato così anche per te? Era un sogno che ti portavi dietro sin da piccola?
Sono sempre stata innamorata delle grandi attrici, della loro bellezza, del loro carattere… ma da bambina sognavo mille cose, su di me sugli altri, sul mondo, sognavo tutto il tempo. Forse è anche per questo che alla fine sono sbarcata in questo campo, mi permette di realizzare tanti sogni.
Quando hai deciso che avresti voluto fare questa carriera? Leggevo in una tua intervista che inizialmente cinema e università sono andati di pari passo nella tua vita. È stata dura? Come hai gestito entrambe le cose?
Non c’è stato un momento preciso in cui ho realizzato che volevo fare l’attrice. Credo che sia stata un’evoluzione piuttosto naturale. È cominciato tutto come un gioco, sempre studiando e lavorando in contemporanea. Dopo l’università ho deciso di darmi la possibilità di concentrarmi solo sulla recitazione siccome non l’avevo mai fatto prima e fortunatamente i ruoli si sono susseguiti. Così non ho più smesso.
E cosa ti ha fatto innamorare del cinema?
Mi ha sempre attratta la magia, l’idea che tutto sia possibile. Credo che l’immaginazione ci possa far evadere da qualsiasi luogo anche se chiusi in quattro mura e in questo senso nutre la libertà e lo spirito.
Il tuo primo ha una storia particolare. TI è stato detto no, ma nonostante questo tu non hai mollato. Ce lo racconti?
Il primo provino era per il film Un Bacio di Ivan Cotroneo. In seguito a varie audizioni alla fine non mi scelse, ma mi chiamò al telefono per spingermi a continuare. Mi disse che aveva visto qualcosa in me e che un giorno avremmo lavorato insieme, come poi è effettivamente accaduto.
Ma anche dopo essere state scelte, c’è la prova sul campo, sul set. Ricordi la prima scena importante che hai girato? Che emozioni hai provato? Ti sei sentita subito pronta o ti percepivi inadeguata?
Ricordo come se fosse ieri la prima scena che ho girato. Set di Romanzo famigliare regia di Francesca Archibugi. Prima scena con, tra gli altri, Giancarlo Giannini. Credo che il mio cuore si sia fermato un istante quando hanno dato l’azione. È stata un’emozione unica. Allo stop Francesca ha fatto partire un applauso, è stato un momento molto felice per me e da quell’istante mi sono sentita “a casa”.
Il tuo è un lavoro in cui si è spesso soli contro il mondo, soprattutto all’inizio quando si deve lottare per cercare di far comprendere il proprio talento e le proprie potenzialità. È cambiato il tuo modo di convivere con le ansie e le tensioni di questa carriera dagli esordi a oggi?
Credo che non si finisca mai, in questo lavoro come in molti altri, di imparare, di evolvere, mutare e migliorarsi. È vero che è un lavoro che ci pone spesso sotto giudizio ma penso che, se assunta in maniera positiva, questa tensione può essere anche estremamente produttiva per un attore. Non faccio questo lavoro per dimostrare qualcosa agli altri, lo faccio perché mi piace da morire e credo che in fondo l’unica a cui devo dimostrare qualcosa, che sia il talento o le mie potenzialità, sono io stessa.
Il cinema è un ambiente estremamente competitivo in cui molte persone lottano per uno stesso ruolo sapendo che solo una riuscirà ad avere la parte. Come ti relazioni a questa parte del tuo lavoro? Hai ancora delle ansie sul set?
La competizione è stupida se spinge meramente verso una gelosia ed una sottostima di se stessi e degli altri. Non la capisco. Questo mestiere è fatto di collaborazione e di vicinanza umana, è un mestiere talmente complicato che ogni volta che inizio un set penso di non essere all’altezza, di non farcela. Recitare è una cosa talmente personale, ci espone, mette a nudo gli attori e i loro sentimenti continuamente. Ognuno con le sue diversità cerca sempre di fare il massimo al massimo delle sue capacità e creatività, mi sembra che non ci sia posto per la gelosia.
Il sostegno delle persone a noi care è fondamentale per riuscire a raggiungere certi traguardi. Tu come hai vissuto questa parte della tua carriera? Hai sempre avuto un supporto su cui contare?
Non ricordo un momento in cui ho dovuto lottare per affermare il mio desiderio di recitare. Sono stata molto fortunata da questo punto di vista, la mia famiglia mi ha sempre supportata ed incoraggiata.
Tu sei laureata in Economia, quindi mi viene da chiederti: hai mai pensato di non farcela e abbandonare questo sogno? Economia era un piano B nel caso non fosse andata bene?
La laurea in economia non è mai stato un piano B. Sono uscita dal liceo che avevo tanta voglia di continuare a studiare e non volevo precludermi la possibilità di vivere l’esperienza universitaria. Chiaramente lavorando sempre in parallelo è stato complicato frequentare le lezioni, ma ho conosciuto tante persone ed imparato tante cose. Inoltre ho fatto l’Erasmus a Parigi che ha poi segnato anche la mia decisione di trasferirmi.
Hai fatto una scelta di vita coraggiosa e ti sei trasferita a Parigi. Una scelta che sicuramente porta con sé dei sacrifici ma che ti ha premiato visto che ora reciti anche in Francia. È stato difficile costruirti una carriera da sola lontana da casa? E come riesci a gestire la tua vita e il tuo lavoro tra Francia e Italia oggi?
Mi piace molto lavorare in lingue e paesi diversi, adoro la Francia e l’Italia, ho due agenti che mi supportano e stimolano. L’anno scorso è stato un anno veramente misto al livello di progetti (per esempio la serie francese Salade Grecque di Cédric Klapish e il film 10 minuti di Maria Sole Tognazzi in Italia); l’organizzazione non è sempre facile ma volere è potere.
Sei giovanissima ma alle spalle hai già un buon numero di film e serie televisive realizzate. Quali sono i prossimi sogni che vorresti realizzare?
Il mio sogno è poter continuare a lavorare su progetti che mi rendano felice, incontrare persone positive, viaggiare tanto, conoscere posti nuovi. Adoro i progetti internazionali, spero di riuscire a continuare a farli.
Diamo spazio all’immaginazione. Il tuo film dei sogni: chi metteresti alla regia e chi come tuo co-protagonista?
Mi piacerebbe lavorare con un regista come Lanthimos, amo molto i suoi film, li trovo unici. Per la/il coprotagonista potrei impazzire nella scelta… e poi i registi hanno sempre un occhio migliore del mio!