Il poster più recente per il lancio dell’ottava e ultima stagione di Game of Thrones, lascia presagire che nel gran finale il numero dei caduti supererà di gran lunga quello dei sopravvissuti.
Su una distesa di neve si ammassano infatti i cadaveri della maggior parte dei protagonisti: da Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa e Arya Stark fino al Re della Notte, la sacerdotessa Melisandre e Cersei Lannister (i loro corpi sono disposti in modo tale da ricordare le forme del Trono del titolo). All’appello manca però uno dei personaggi più amati dai fan, il bruto Tormund (interpretato da Kristofer Hivju). Il motivo non è chiaro, anche perché la settima stagione si era chiusa con un colpo di scena catastrofico, lasciando gli spettatori con un grande interrogativo. Il Re della Notte e il suo esercito di non morti si sono infatti appropriati di Viserion, uno dei tre draghi di Daenerys: il bestione, ora dalla parte degli Estranei, ha distrutto la Barriera.
L’ultima immagine di Tormund è quella di un uomo in fuga mentre, intorno a lui, tutto crolla. È sopravvissuto al disastro o non ci sono speranze? Decidiamo di chiederlo direttamente al suo interprete: «Gli spettatori sanno bene che morire in questa serie non equivale a morire davvero. Ce ne siamo accorti con Jon Snow, che sembrava passato a miglior vita nel finale della quinta stagione. E invece guardate come si è capovolta la situazione. Persino Charles Dance è ricomparso per interpretare il cadavere di Tywin Lannister, ucciso da suo figlio Tyrion alla fine della quarta stagione. Anche quella è un’opzione, dopotutto» sghignazza il 40enne attore norvegese.
Cercare di ottenere altre informazioni è un’impresa impossibile, ma il fatto che partecipi alle interviste lascia supporre che il destino di Tormund non sia segnato. Lui alza gli occhi al soffitto: «Magari è riuscito a scappare, chissà. Tutto ciò che posso dirvi è che scoprirete esattamente cosa gli è successo». Naturalmente, nel caso in cui il nostro beniamino fosse morto, svanirebbe qualsiasi possibilità di love story con Brienne di Tarth (Gwendoline Christie), che ha conosciuto quando la guerriera ha visitato la Barriera. Il pubblico, accorgendosi di una certa tensione sessuale tra i due, ha dato un nome alla potenziale coppia (Torienne o Briemund che dir si voglia) e riempito la rete di gif esilaranti, meme con le loro facce incollate sui corpi di Leonardo DiCaprio e Kate Winslet sulla prua del Titanic, oltre a video mashup montati su hit romantiche come Dream Waver, Alone e Hungry Eyes.
Next time on #GameofThrones #Briemund pic.twitter.com/nlgWXXxVVy
— The Pixel Factor (@ThePixelFactor) 17 maggio 2016
«Nel copione c’era una riga di descrizione, una cosa del tipo: “Brienne fa la sua comparsa e Tormund la guarda affascinato”. Forse per via del fatto che sono norvegese, nella mia testa ho tradotto “affascinato” con “immensamente innamorato”» spiega Hivju davanti a un caffè. «E così, da quel punto in poi, le fantasie del pubblico hanno preso il via. Il mondo raccontato in Game of Thrones è così dark e deprimente che, quando si intravede un pizzico d’amore, la gente va fuori di testa». La prima volta che si è avvicinato alla serie da record tratta dalla saga fantasy di George R.R. Martin, trasmessa in contemporanea in 173 Paesi e vincitrice di 47 Emmy, è stata come semplice spettatore: «Entrare a farne parte è stato come diventare uno dei Beatles» dice scoppiando a ridere. «Non avevo letto i romanzi, perciò quando ho finito di guardare la prima stagione, in cui il personaggio principale viene fatto fuori, sono rimasto a bocca aperta. È un po’ come sbarazzarsi di Rocky nel bel mezzo del primo film! La verità è che in Game of Thrones non ci si può affezionare a nessuno, mai».
La narrazione imprevedibile dello show, costellato di sorprese e colpi di scena, gli ha aperto gli occhi sugli innumerevoli modi in cui si può raccontare una storia: «Quando è morto Ned Stark, tutti i suoi figli sono diventati protagonisti. È un modo geniale di creare un senso di continuità: iniziamo amando un personaggio e seguendo il suo destino; poi, quando muore, trasferiamo l’amore sui suoi figli. E qui ce ne sono ben 6, incluso Jon Snow». Il rapporto tra il suo personaggio e quello di Kit Harington, in particolare, si è evoluto nel tempo: Tormund, entrato in scena nella terza stagione, è stato una specie di antagonista prima di diventare parte del team del Re del Nord.
All’inizio il suo poteva sembrare un personaggio monodimensionale e semplice, ma negli anni è cresciuto, senza mai diventare uno stereotipo. Un ruolo grazie al quale l’attore è diventato una star di fama mondiale: «Ho un modo semplice per passare inosservato: mi basta tagliare i baffi e indossare un paio di occhiali da sole per diventare un altro. Tuttavia la serie è seguita in tutto il mondo, perciò i fan ci riconoscono ovunque andiamo». Nella notte tra il 19 e il 20 maggio andrà in onda l’episodio finale, il sesto, che durerà la bellezza di 80 minuti. Leggere il copione, insieme al resto del cast, è stato un momento che non dimenticherà mai: «Abbiamo letto insieme l’ultima sceneggiatura: ci sono state risate, lacrime, entusiasmo e parecchia commozione. Potrei non essere del tutto obiettivo, ma credo che la conclusione sia davvero cool» ammette. Le altissime aspettative del pubblico non lo preoccupano: «Mi sembra che la gente si sia resa conto, sin dall’inizio, che facciamo tutti del nostro meglio. Ciascuno di noi, dai responsabili della neve artificiale fino ai registi, ha sempre dato il massimo, stagione dopo stagione. E ciò dovrebbe rappresentare una garanzia per i fan. La garanzia che, con un approccio del genere, sarà molto difficile deludervi. Alcune persone saranno tristi, altre felici perché avranno indovinato il nome di chi salirà al Trono. Qualcuno, magari, distruggerà la tv per la frustrazione».
Nonostante non sappia ancora cosa gli riservi il futuro, ora che la serie più vista al mondo giunge alla sua conclusione, non sembra preoccupato: «Game of Thrones è diventato per molti il coronamento di una carriera o un trampolino di lancio. Le stelle si sono allineate e ho potuto lavorare con un team incredibile per tanti anni. Noi attori siamo diventati amici e penso che questo si rifletta anche sullo schermo. Non sono cose che capitano tutti i giorni, sono stato fortunato». C’è una cosa che non gli mancherà affatto di questa lunga esperienza? Lui ride e indica con un dito la folta barba rossa: «Per molto tempo su questa barba c’è stato un marchio che diceva: “Di proprietà di HBO”. Ora non c’è più, perciò magari deciderò finalmente di tagliarla. Vedremo».