Prima di parlarvi del nuovo Spider-Man e della set visit ad Atlanta, dove sono appositamente andato per farvi sapere tutto quello che c’è da sapere sul nuovo film, un passo indietro per rivelarvi un segreto d’infanzia de La Bestia. Dovete sapere che Spider-Man è il mio supereroe, lo e sempre stato, sin da quando ho cominciato a collezionarlo all’eta di 10 anni (1970) e ben presto mi sono ritrovato con oltre 200 numeri, tutti perfetti, puliti, immacolati, nella proverbiale scatola sotto al letto (sì, insieme a Le Ore).
Proprio quest’ultimo, precursore cartaceo di YouPorn, fu la ragione per cui vendetti il Numero #1 dell’Uomo Ragno a un maddafukka collezionista bastardo di 40 anni (sapeva cosa stava comprando) per 12mila lire, con le quali comprai una canna da pesca telescopica al Caccia&Pesca di Rho per andare a Porto Ceresio in Svizzera a pescare le sguàrdole… insieme a Ketty, la mia primissima donna, mio primo amore. (Mai stato insieme. Lei non ha mai saputo che ero innamorato, e non mi ha mai cagato). Sapesse adesso del mio gesto, mi domando se me l’avrebbe data. Ma questa è un’altra storia.
Here we go, boys & girls, cantate con me:
Yo, yo, y-y-yo, yo, yo (…) / Welcome to Atlanta where the players play / And we ride on dem thangs like ev-ery day / Big beats, hit streets, see gangsters roamin / And parties dont stop ’til eight in the mo’nin
Così rappava Ludacris nel 2001 in Welcome To Atlanta di Jermaine Dupri (andate a cercarlo e mettetelo come sottofondo musicale, e poi ditemi se vi mette in da mood) canzone seminale per aver portato a conoscenza Atlanta a.k.a Hotlanta, ATL, The A, città del Sud degli Stati Uniti, da sempre all’avanguardia, culla dei diritti civili e capitale del soul, tornata sulla mappa mondiale grazie a una nuova infusione musicale hip-hop e R&B, scena evoluta da dance neighborhood tipo bankhead bounce, nae nae, twerk e crunk (love the crunk!), ballati nei famosi striptease club locali come Magic City, Onyx o Follies, tutti frequentati da celebrities.
Negli ultimi anni, grazie a generosi incentivi fiscali da parte dello stato della Georgia – Walking Dead docet – Atlanta è stata invasa anche da Hollywood, sempre alla ricerca di alternative competitive nel business, creando una nuova concorrente contro le dominatrici dell’industria del calibro di Louisiana, California e New York State. Tra gli studios attratti da agevolazioni, professionalità e the charm of the south, ecco i Marvel Studios, che hanno adottato Atlanta come sede degli ultimi MCU (Universo Cinematografico Marvel), dove nascono le saghe di Avengers, Iron Man, Thor, Captain America, Guardiani della Galassia, Ant-Man e il nuovo cross-over con Spider-Man, partnership tra Sony e Marvel.
Ecco perchè La Bestia è stata invitata (dopo un giro al Gentleman’s Club 112, lo stesso menzionato da Ludacris nel video di cui sopra) sul set del nuovo Spider-Man Homecoming (in uscita il 6 luglio, ndr), dove ha incontrato e intervistato le star del film, tra cui Tom Holland/Peter Parker; Zendaya/Michelle, la nuova it girl di Hollywood con 42,5 milioni di followers su Instagram; Robert Downey Jr./Iron Man; e il regista Jon Watts. Prima tappa, i Pinewood Studios, mecca tecnologica americana della sorella inglese, in costante espansione, sede di 18 teatri di posa e varie amenità da far invidia al re dei geek. Dopo un severo scrutinio all’ingresso – bagagli, zaini e rivelatori di bombe compresi – finalmente la prima intervista con Zendaya, Tom Holland e la sua posse a traino: l’amico di infanzia Harrison e lo stuntman, copia clone quasi perfetta di Holland.
Ci raggruppano (una dozzina di giornalisti di varie testate stampa internazionale) in una conference room, le cui pareti sono coperte di schizzi, disegni e materiale top secret, (please, no pictures!!) tra cui i costumi dell’Avvoltoio e i vari gadget della tuta di Spidey. Tra le varie curiosità, aggiungerei che Tom Holland è il protagonista del 16° film Marvel in meno di 10 anni. Nel cast anche la bellissima Marisa Tomei/Zia May, Chris Evans/Captain America, Michael Keaton/L’Avvoltoio e Jon Favreau/Happy Hogan.
Per la prima volta vediamo Peter Parker che frequenta il liceo. Come hai pensato di interpretarlo?
Tom: Peter è un ragazzo come tanti, vive ansie simili ai suoi compagni di scuola. Ha gli stessi problemi di tutti, le ragazze, i voti, i compiti, le difficoltà dell’adolescenza. Oltretutto è molto uncool, non proprio il tipo che tutti sognano di diventare. Ho sempre pensato che tanti supereroi hanno uno stile di vita troppo glamorous, troppo diverso da noi comuni mortali. Peter Parker è esattamente l’opposto, quindi per me era importante assicurarmi di ritrarlo come un normale 15enne che scopre di avere dei superpoteri, un ragazzo che fa tante cose giuste ma anche tante cazzate, normali per la sua età.
Zendaya: In questo film vediamo la vita di Peter sotto un altro aspetto. È un ragazzino che vive una vita normale e sperimenta tante esperienze per la prima volta. È facile entrare nella pelle di questo Spider-Man, tutti siamo andati a scuola e possiamo capire il suo stato d’animo, identificarci con il suo processo di crescita. Non sono mai stata una grande lettrice di fumetti, ma l’Uomo Ragno mi è sempre piaciuto, perché anche se vive una doppia identità, è sempre stato un underdog, nato e cresciuto in una famiglia svantaggiata di origini umili. Per interpretare Michelle mi sono ispirata ad Ally Sheedy di Breakfast Club, uno dei film più belli e importanti di John Hughes, uno dei miei registi preferiti.
Come sei stato scelto per questo ruolo?
Tom: Ho fatto otto audizioni. Ogni volta speravo che mi richiamassero, fortunatamente ogni volta il mio desiderio si è avverato. È stato un processo lungo e crudele che è durato più di sei mesi. Ho spedito cinque video facendo acrobazie, uno screen test con Robert Downey Jr. e un altro con Chris Evans. Con Robert ero molto nervoso, continuavo a guardarlo e mi chiedevo perchè non mi parlava, perché era fisicamente così strano. Solo dopo 30 minuti ho capito che stavo facendo una prova con la sua controfigura! Quando ho poi incontrato Chris Evans ero molto più rilassato, a quel punto pensavo non fosse lui. Abbiamo scherzato e detto un sacco di cazzate mentre facevo una serie di acrobazie per impressionare i produttori. Quando ci siamo salutati… il mio agente mi ha confermato che era il vero Chris! Che figure di merda che ho fatto!
Quanti altri attori volevano prendere il tuo posto?
Tom: C’erano tanti attori bravissimi, ero in competizione con i migliori miei coetani, tra cui Asa Butterfield (Miss Peregrine), Judah Lewis (Demolition), Charlie Rowe (Non lasciarmi), Matthew Lintz (Pixels) e Charlie Plummer (King Jack).
Zendaya, quanto è importante trasmettere un messaggio ai giovani, anche tramite un film di questa portata?
Zendaya: Sono cresciuta a Oakland, in un neighborhood-ghetto disagiato a nord di San Francisco, e da quando ho iniziato a lavorare in televisione non ho mai nascosto le mie umili origini. I am proud of it. Molte star che hanno vissuto esperienze simili sotto il brand Disney hanno sempre fatto fatica essere considerati role model. Per me non è mai stato un peso, è stato un’onore, perché grazie alla mia fama posso usare il potere dei social media e attirare l’attenzione su problemi importanti. Molte ex star Disney si sono sentite costrette a interpretare il ruolo di ambasciatori, e lo capisco benissimo, questi ragazzi sono giovanissimi e c’è molta pressione da parte dei dirigenti. Spesso mi chiedono come faccio a essere così sicura di me stessa, a credere in quello che faccio al 100%. Ognuno di noi ha un modo diverso di crescere, imparare, scoprire i propri limiti e le proprie possibilità. Per me è importante imparare ogni giorno qualcosa di nuovo, scoprire qualcosa di nuovo su me stessa. Ogni giorno apprezzo e ringrazio il fatto di potermi innamorare della mia vita. Finché questo succederà, sarò sempre felice.
Tom, dammi info sulla tuta. Sappiamo che Tony Stark (Iron Man) l’ha disegnata apposta per te. Qualche nuovo gadget?
Tom: È davvero cool, ci sono tanti accessori, ma non posso rivelare niente, lo scoprirai parlando con il regista. Posso solo dire che vede e ascolta di tutto e di più: è il modo ideale per integrare l’investigazione classica di Spidey con un futuro tecnologico. (Ride)
I tempi sono stretti, e dopo aver preso d’assalto il classico craftservice cart a.k.a. paradiso glicemico (decine di biscotti, budini, caramelle e chocolate bar come Snickers, Almond Joy, Twix, Hershey’s, Butterfinger – quelli dei Simpson!) ci fanno risalire sul pullmino che ci porta sul set, dove stanno girando un’altra scena del film (altri segreti) e dove vediamo Robert Downey Jr. con kurta tradizionale indiano bianco, ospite di un matrimonio in un tempio hindu, circondato da controfigure indiane. Ci appostiamo armati di cuffie radio (per ascoltare il dialogo) dietro i monitor installati appositamente per la visione del regista. Dopo una decina di takes, ecco arrivare Robert, a cui basta sorridere per fotterci tutti.
Robert, consideri Tony Stark uno dei ruoli più fortunati della tua carriera?
Robert: Assolutamente sì, è sempre un piacere interpretare Tony, Tony is a friend, questo è il mio ottavo film nei suoi panni ed è stato il ruolo che mi ha fatto rinascere, che mi ha dato una seconda carriera. Sono molto riconoscente nei confronti di Jon Favreau, che ha combattutto per avermi. Nessuno aveva dubbi nei confronti del mio talento o carisma come attore, ma avevano TUTTI paura di prendermi perché non si fidavano di me, del mio passato da drogato e rompicoglioni. Solo Jon ha capito che ero pronto per affrontare una nuova vita.
Sono più di 10 anni che pratichi l’arte marziale Wing Chun. Quanto ti ha aiutato questa disciplina nel lavoro e nella vita?
Robert: Il Wing Chun mi ha salvato la vita, sia mentalmente che fisicamente. È una disciplina che favorisce l’equilibrio, la concentrazione, e sviluppa un’organizzazione mentale che regola importanti sequenze psico-motorie. La stimolazione del cervello favorisce i processi di calcolo e analisi, che a loro volta aiutano i processi decisionali. Mi ha aiutato a diventare un essere umano migliore, a promuovere un nuovo senso di rispetto verso la vita e gli altri esseri umani. Tony ha dei bei muscoli, ma per me è più importante un allenamento funzionale, per poter attivare in modo naturale tutto il corpo. Essere funzionali vuol dire essere forti, coordinati, flessibili e agili.
Il sole è tramontato, ed è ora di mangiare. Ci avviamo tutti, sì, anche Robert, nella direzione dei truck del catering, dove c’è di tutto: pollo e maiale BBQ southern style, con tanto di grits, collard greens, okra e le immancabili pesche, simbolo dello stato della Georgia, in tutte le variazioni possibili, compresa la famosa torta peach cobbler. Sono le 9 passate e, dopo un’altra ora di viaggio, ci ritroviamo in un campo da golf illuminato a giorno, dove Spidey deve girare una scena. Ci sistemano dietro la tenda del regista, e sui vari monitor vediamo Tom correre verso una delle telecamere, e mentre esamina qualcosa raccolto da terra, estrae il telefono e borbotta qualcosa di indecifrabile. Tre ore fucking dopo e decine di take della stessa scena, veniamo raggiunti da Jon Watts, regista indie amante dell’horror e dei gadget hi-tech.
Qualche pressione per il successo del film, Jon?
Jon: No, posso sempre tornare a casa, in Colorado, e fare un altro film come Cop Car! Nonostate il budget miliardario, la sfida è sempre la stessa, io lavoro sempre nello stesso modo, cerco di fare un film diverso da tutti quelli che ho visto prima. In questo caso ho sviluppato molto la tuta di Spidey, è super high-tech, può fare cose incredibili.
Puoi aggiungere particolari sulla tuta?
Jon: Abbiamo fatto molte ricerche a cominciare dal tessuto, che è perfetto perché avvolge Tom come un guanto. È una tuta davvero tecnologica, abbiamo anche Droney, un ragnetto che Tom estrae dal torace e si trasforma in drone, molto importante per la difesa personale di Spidey. C’è anche un GPS con display olografico e un sistema avanzato di spara-ragnatele a puntamento laser. Per non parlare delle ali di ragnatela, che gli permettono di volare.
Due notizie sulla musica, sempre importante in un film Marvel.
Jon: Michael Giacchino ha fatto un lavoro superbo. Mi sono concentrato sulla musica che ascolta Peter e quella dell’Avvoltoio. In questo film la musica non è parte integrante della storia come nei film di Marc Webb, ma è comunque importantissima, era cruciale catturare il vero spirito delle strade di New York, la musica che si ascolta in città nei diversi quartieri, quella che esce dalle finestre degli appartamenti o delle bodegas dei portoricani. Durante lo shooting del film ho ascoltato molta musica anni ’80, new wave, The Jam, The Psychedelic Furs, The Stranglers, e anche Giorgio Moroder: Push It to the Limit è la mia canzone preferita.
Hai chiesto consigli a Jon Favreau?
Jon: Non ho dovuto chiedere nulla, fortunatamente Jon si è offerto da solo. Mi ha spiegato alcuni trucchi su come riscrivere al volo i dialoghi sul set. Perché spesso funzionano sulla carta, ma non mentre giri! Dopotutto, ogni chioccia ha bisogno dei suoi pulcini.
Proprio vero. Ed è cosi che anch’io, predicando bene e razzolando male, malissimo, CHIEDO ai lettori più giovani chi, fra di voi, è in possesso del numero 1 dell’Uomo Ragno Marvel Italia 1987 da vendermi. Il prezzo? Ripagherò la vostra fiducia facendovi da guida personale nonché da Caronte nei meandri notturni ed esclusivi di Crazy Girls, il Gentleman Club più famoso di L.A. Parola di Bestia. What u see is what you get.