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Il lato dolce di Johnny Depp: la storica intervista di Rolling Stone

Tre giorni a Los Angeles, nel 1991, con quello che sarebbe diventato l’attore più amato e discusso della sua generazione. Il ruolo che gli ha cambiato la vita (spoiler: ‘Edward mani di forbice’), l’amore con Winona Ryder (e il tatuaggio ‘Winona Forever’) e la passione per il cinema. E molto, molto di più

Foto: Barry King/WireImage via Getty Images

Questo articolo è stato pubblicato su Rolling Stone US il 10 gennaio 1991.

È nato Johnny Depp. È sempre stato Johnny Depp. Da bambino veniva preso in giro per questo. Nel cortile della scuola lo chiamavano Dipp. O Deppity Dawg. Più tardi è stato soprannominato Johnny Deeper, sulla base di una battuta popolare in quegli anni adolescenziali che ricorda a malapena: «Qualcosa su un ragazzo che faceva sesso con una ragazza che continuava a dire: “Johnny, più in fondo!”». Rievoca questo oscuro ricordo con visibile imbarazzo. Essere Depp, come vedete, non è mai stato facile. Depp è entrato nella mia vita durante i miei anni a Hollywood, un periodo in cui il nome Depp aveva iniziato a significare qualcosa. Il giorno in cui ci siamo incontrati, ha allungato la mano per stringere la mia; ma la sua mano non era una mano, bensì un’arma. Al posto delle dita c’erano delle lame. Questo era il tipo di imprevedibilità che in seguito mi sarei aspettato da Depp. In quel momento, tuttavia, ci trovavamo in un teatro di posa della Twentieth Century Fox, dove lui stava girando Edward mani di forbice, il suo secondo film importante, in cui interpretava un ragazzo con delle lame al posto delle dita. Ha riso tranquillamente del suo stesso gesto comico e poi mi ha presentato i suoi avvocati, che si aggiravano nelle vicinanze (Depp è un maestro delle sfumature ironiche). Subito mi ha chiesto cosa sapevo di Al Capone e ha fatto la sua imitazione di Warren Beatty sbattendo le palpebre. Questo è lo spirito incontenibile di Depp.

Ora vi svelerò tutto quello che so di Johnny Depp. Racconterò le nostre avventure insieme: la volta che abbiamo trovato Gesù, o un tizio che diceva di essere Gesù, su Santa Monica Boulevard e Depp gli ha dato delle sigarette; la volta che abbiamo mangiato uova con la sua fidanzata, Winona Ryder, che lui ama profondamente; la volta che siamo entrati nella proprietà abbandonata di Harry Houdini sulle colline di Hollywood e siamo stati sgridati. Descriverò i suoi tatuaggi, la sua problematica peluria facciale, i suoi incubi ricorrenti in cui compare lo Skipper dell’Isola di Gilligan. È chiaro che i biografi precedenti non hanno mai visto il vero Depp, concentrandosi invece solo sulla superficie. Questo, quindi, è un Depp tutto nuovo: un uomo che vive duramente, ama duramente, ma soprattutto pensa duramente.

I giorni in cui ho conosciuto meglio Depp sono arrivati e passati in fretta. In tutto sono stati tre. Erano giorni di novembre, se ricordo bene. Il primo iniziò in un bar, del resto lì accadono molte cose, nella vita di John Christopher Depp II. Quel giorno Winona lo aveva lasciato. Lo aveva lasciato proprio al bar. Poi se n’era andata per fare delle commissioni. Così lui era rimasto solo. Molto solo. Fumava troppo e beveva troppo caffè, ma chi può biasimarlo? Diceva di essere schiavo della caffeina e della nicotina, e non ne andava fiero. «Mi piace essere carico e allo stesso tempo vomitare catarro», ha detto ironicamente. «Un paio di vermi di tequila che volano via», ha detto Depp, ma stava scherzando. Non aveva toccato roba forte per un mese intero, forse di più. Depp era secco come non lo era mai stato in tutti i suoi ventisette anni. Nessuno lo riconosceva nei luoghi pubblici, almeno non quando ero con lui. In certi casi può sembrare un tizio qualunque che non si fa notare molto. Certo, continua a essere un idolo delle teenager e un rubacuori, ma in quei momenti sembra un’altra persona.

Il regista John Waters, che ha affidato a Depp il ruolo di un delinquentello pieno di brillantina nel film Cry Baby, lo immaginava come “il più bel benzinaio che sia mai esistito”. O, come Waters mi disse in seguito con apprezzamento, «Johnny potrebbe interpretare un serial killer meravigliosamente sexy. Sarebbe proprio una parte perfetta per lui». Il che significa che Depp ha un aspetto losco. Un aspetto attraente e un po’ sporco («Nessuno sta meglio con addosso degli stracci», ha detto Waters a questo proposito). Come tale, non possiede il peso di una grande presenza. Parla e si muove con tranquilla normalità. Quasi non ci si accorge della sua presenza. È facile stare in silenzio con lui, anche se alla fine – e credo che lui sarebbe d’accordo – stare zitti non è molto interessante. Se Depp è qualcosa, è che è interessante. Si prende dei grandi rischi. Si dice che Tom Cruise volesse interpretare il ruolo del tragico e sfigurato Edward, ma solo a patto che il suo vero volto venisse “ripristinato” alla fine del film. Non Depp. Lui ha indossato le cicatrici di Edward come medaglie. E ha indossato quelle ingombranti cesoie con gioia, riconoscendo la poesia insita nella maledizione di Edward (un ragazzo che non può toccare nulla senza tagliarlo, quindi una metafora dell’outsider che c’è in tutti noi, compreso Depp, che sa cosa vuol dire essere preso in giro per essere un po’ diverso; dopotutto, anche per questo è un idolo delle teenager).

«Sicuramente era l’attore più vicino all’immagine del personaggio», ha dichiarato Tim Burton, che ha diretto Depp in Edward mani di forbice, Jack Nicholson in Batman, Michael Keaton in Beetlejuice – Spiritello porcello e Pee-wee Herman in Pee-wee’s Big Adventure, oltre a molti altri attori in quegli stessi film. «Nei panni di Edward, Johnny è davvero percepito come qualcosa che non è. Prima che ci incontrassimo, avevo letto che veniva presentato come il rubacuori difficile. Ma guardandolo si percepisce una diversa sensazione. C’è molto dolore e umorismo, oscurità e luce. Penso che per lui [quel personaggio] sia probabilmente qualcosa di molto personale. Ha a che fare con un sentimento interiore di solitudine molto forte. Non è qualcosa di cui parla, perché è una cosa triste. E quindi, cos’è che può fare?». Se sei Depp, fai quello che puoi.

In effetti, era così devoto alla simbolica figura di Edward che, quando fumava fuori campo, Depp imparò stoicamente a tenere le sigarette tra le lame delle forbici. Durante le riprese in Florida, quando le temperature superavano i 40 gradi, Depp ha continuato a indossare la tuta di pelle nera di Edward senza lamentarsi. «Io andavo fuori di testa», ha detto Winona, che nel film interpreta la ragazza dei sogni di Edward, «al solo pensiero di come doveva sentirsi lui, se avesse avuto un prurito o se fosse dovuto andare in bagno…». Ma Depp, essendo Depp, ha semplicemente sofferto in silenzio e ha ridotto drasticamente l’assunzione di caffè. E ha imparato a ignorare la sua vescica. Non c’è da stupirsi che nella sua interpretazione abbia messo un’ammirevole moderazione. «Ho dovuto semplicemente accettarlo», avrebbe detto in seguito, sentendosi un uomo migliore per aver sopportato il suo mestiere. «Se c’è un solo film nella storia del mondo intero che avrei voluto fare», ha detto Depp, «quel film è Edward mani di forbice. E l’ho fatto, cazzo. Quando l’ho visto per la prima volta ero quasi spaventato, perché continuavo a pensare: “Dio, non posso credere di aver fatto questo cazzo di film”».

Ma Depp è un appassionato, anche se improbabile, esteta, una sorta di intellettuale scapestrato. Ha abbandonato il liceo e ha una passione per le prime edizioni dei libri. Una volta l’ho visto pagare settantacinque dollari per un Hemingway raro come se fosse un pacchetto di Marlboro, e ho notato la spavalderia del suo passo quando ha avuto il libro tra le mani. Cita Jack Kerouac e J.D. Salinger, due idoli, con una frequenza impressionante. Il suo bene più prezioso – e che gli è costato una buona parte della sua nascente fortuna – è un libro sulla cultura nera ai cui margini Kerouac ha scarabocchiato varie note. «È un pezzo di Storia», mi ha detto con reverenza. «Lo sfoglio ogni giorno». E poi ci sono le belle arti. «Gacy!», mi disse Depp eccitato, riferendosi al serial killer ora detenuto John Wayne Gacy. Lì, nel nostro bar, gli avevo consegnato un modulo d’ordine che elencava gli ultimi dipinti a olio di Gacy, sapendo che Depp era il proprietario di un ritratto di un suo clown (Depp, tra l’altro, ha una paura mortale dei clown). «La serie Hi Ho!», aveva esclamato, impressionato. «Merda!». Ha sfogliato il modulo, è rabbrividito, e poi mi ha detto che si era sbarazzato della sua tela di Gacy. «Quando l’ho comprata, ho sentito che i soldi sarebbero andati alle famiglie delle vittime», ha detto, ma in seguito ha sospettato il contrario. «I dipinti sono davvero spaventosi, strani e bellissimi, ma non voglio contribuire a qualcosa di così negativo».

Quella sera siamo andati a fare una passeggiata. A Depp piace camminare. «È un buon esercizio per le chiappe», mi disse. «Fa bene al sedere». Depp, a quanto pare, non ha un’auto. Ha un camion scassato. Per molto tempo non ha avuto una casa. Lui e Winona si sono spostati da un albergo all’altro, finché di recente hanno preso una casa a Beverly Hills. Per un breve periodo hanno condiviso un loft a New York, ma si sono stancati di stare sulla East Coast. Così sono arrivati qui, dove nessuno cammina tranne Depp. Ma anche a piedi, Depp continua a rivelare la sua natura di automobilista sempre attento al traffico. «La cintura di sicurezza! La cintura di sicurezza!», urlava nel caos di Beverly Boulevard, dove stavamo camminando. Depp aveva notato un uomo che guidava con la cintura di sicurezza che si trascinava sul marciapiedi e non poteva sopportare di pensare alle conseguenze. L’automobilista spaventato deve ora la sua vita a Depp. Allo stesso modo, Depp ha notato una donna che guidava con la portiera socchiusa. «La portiera!», ha urlato. «La sua portiera è aperta!». Senza dubbio, quella donna ora starà vivendo una vita ricca e felice, grazie all’istinto altruistico di un certo attore che attualmente sta cercando con attenzione il suo prossimo grande progetto.

Un tempo, quando era molto giovane, Depp aveva una paura irrazionale di John Davidson, il grande attore e showman. Oggi Depp ha sconfitto quella paura, ed è persino apparso in un film con Davidson (in Edward mani di forbice, Davidson interpreta un conduttore di talk show che intervista Depp, nei panni di Edward). «È un tipo davvero dolce», dice Depp. «Mi sono sentito in colpa per aver avuto paura di lui». Immaginate quindi la reazione di Depp quando abbiamo acquistato una mappa delle case delle star da un venditore ambulante e il primo indirizzo che ha visto è stato quello di Davidson. «Oooooh, John Davidson!», ha esclamato. Naturalmente non saremmo mai andati a casa di Davidson, né a casa di nessun altro, né di Peter Falk né di Sandy Koufax né di Phyllis Diller né di Anna Marie Alberghetti. Dopotutto, eravamo a piedi. Vagammo invece senza meta, e lui mi parlò delle sue visioni più oscure.

«Il sogno più inquietante che abbia mai fatto», dice Depp, «e spero che quanto sto per dire venga preso nel modo giusto, perché sono sicuro che era un uomo molto dolce, è stato quello in cui Alan Hale Jr., lo Skipper [dell’Isola di Gilligan], mi inseguiva. Era vestito come nel telefilm, con il berretto bianco, i pantaloni bianchi e tutto il resto, e io stavo scappando da lui. Saliva su una bicicletta e mi inseguiva in questo strano appartamento, molto piccolo. Guardavo alla mia destra e c’era una donna anziana, accovacciata, che a un certo punto si metteva a pisciare. Me ne andai subito da lì, perché era molto cattiva. Poi ricordo di essermi tuffato sui cespugli, dove Skipper stava cercando di prendermi, e poi mi sono svegliato».

Ormai le origini di Depp sono note alla maggior parte degli americani. Nato a Owensboro, nel Kentucky, la sedicente capitale mondiale del barbecue, Depp è il quarto figlio di John Depp, un ingegnere comunale, e di sua moglie, Betty Sue, cameriera (il suo famoso figlio si sarebbe poi fatto tatuare il nome di lei sopra il bicipite sinistro, in modo da bilanciare il capo indiano tatuato su quello destro, talismano della sua parziale discendenza Cherokee). Depp era un bambino mingherlino, quindi imparò presto a fare affidamento sui suoi pugni, soprattutto quando combatteva. In seguito la famiglia si stabilì a Miramar, in Florida, e Depp, che all’epoca aveva sette anni, decise di andare con loro. Ribelle a scuola, fu sospeso una volta per aver fatto le corna a un insegnante di ginnastica. A dodici anni ha imparato a fumare, poi a bere e infine a drogarsi. A quattordici anni, tuttavia, si dice che abbia rinunciato per sempre alle droghe. Due anni dopo, i suoi genitori divorziarono e, poco dopo, Depp lasciò il liceo per unirsi a una rock band di nome The Kids, che divenne un caso locale; furono gli opener di artisti del calibro di Talking Heads, B-52’s e Iggy Pop (Depp ricorda che le sue prime parole a Iggy Pop, uno dei suoi eroi e poi un amico, furono, inspiegabilmente, “Fuck you, fuck you, fuck you”; in risposta, un Pop perplesso lo chiamò “piccolo stronzo”).

A vent’anni sposò Lori Anne Allison, musicista venticinquenne e parente di un compagno di band, e insieme (band compresa) lasciarono la Florida per Hollywood, dove i Kids si sciolsero, e così anche Depp e Lori. Solo e affamato, Depp si dedicò alla recitazione e fece il suo debutto sul grande schermo nell’originale Nightmare – Dal profondo della notte (adesso, ancora grato per quella prima occasione, Depp apparirà nel prossimo sequel della saga, come vittima di un omicidio). Poi è arrivato Platoon, in cui Depp dava il volto a un interprete che muore nel pieno della guerra. Ma la sua carriera cinematografica avrebbe dovuto aspettare: Depp è diventato poi, per quattro anni, il giovane detective preferito dagli americani. Era il poliziotto liceale sotto copertura Tom Hanson nei Quattro della scuola di polizia (21 Jump Street), una serie televisiva che Depp odiava e di cui non ha visto più di sei episodi. Tuttavia, l’ha trasformato nella figura di spicco del mondo dello spettacolo che è oggi e, ancora meglio, da quel momento le ragazze lo hanno amato. Tante bellissime attrici accorsero al suo fianco. Prima che tutto finisse, ci furono due fidanzamenti falliti: con Sherilyn Fenn (Twin Peaks) e con Jennifer Grey (Dirty Dancing). Poi la serie televisiva fu cancellata. Ma ormai John Waters lo aveva ingaggiato per interpretare Cry-Baby Walker – il suo primo ruolo da protagonista sul grande schermo! – nel musical per adolescenti problematici Cry Baby. Ed è in questo periodo che ha incontrato Winona Ryder, la ragazza che avrebbe cambiato la sua vita per sempre.

Il secondo giorno che ho passato con Depp è arrivata Winona Ryder. Ha diciannove anni ed è tutta grinta, forse l’attrice più importante della sua generazione. Depp è l’uomo che pensa di più a lei. Si “gonfia” in sua presenza. Quando si abbracciano, lo fanno ferocemente, in un silenzio concentrato. Sembrano perdersi l’uno nell’altra. Lei fuma le sigarette di lui, e non è una fumatrice («Hanno il filtro, piccola», le dice lui). Scendono al Barney’s Beanery, un ritrovo frequente, per prendere del caffè, che ora assumono in dosi disperate. Lei indossa una maglietta di Tom Waits e l’anello di fidanzamento di Depp. Sta dicendo: «Non avevo mai visto nessuno farsi un tatuaggio prima, quindi ero piuttosto schizzinosa, credo». Depp ridacchia e dice: «Continuava a fissarlo, dopo che l’avevo fatto». Stavano parlando di “Winona Forever“, il terzo e ultimo (per ora) tatuaggio di Depp, eternamente impresso sulla sua epidermide: sulla spalla destra, per essere precisi (Depp mi ha detto che intende far asportare i suoi tatuaggi dopo la sua morte come ricordo per i suoi figli, se ce ne saranno). Questo è stato inciso in un negozio di tatuaggi vicino, mentre Winona lo guardava con stupore. «Ero come sotto shock», dice. «Continuavo a pensare che sarebbe venuto via lavandolo o qualcosa del genere. Non riuscivo a credere che fosse vero». I suoi occhi si accendono. «Voglio dire, è una cosa importante: è permanente!». «Non andrà da nessuna parte», scherza Depp.

Davanti a uova e hashish, tracciano poi per me la storia del loro amore: lui conosceva il lavoro di lei (Beetlejuice – Spiritello porcello, Schegge di follia) e lei quello di lui, ma non si conoscevano. Alla prima di Great Balls of Fire! – Vampate di fuoco, un film in cui lei interpretava la sposa bambina di Jerry Lee Lewis, si sono visti nella hall del cinema. «Stavo prendendo una Coca», dice Ryder. «È stato un classico sguardo», commenta lui, «come gli zoom in West Side Story, e tutto il resto si annebbia». Lei va avanti: «Non è stato un momento lungo, ma è stato come… sospeso». Lui risponde: «In quel momento, avevo capito tutto». Quella sera non si videro più. Mesi dopo, un amico comune trascinò Ryder nella stanza di Depp allo Chateau Marmont, dove John Belushi aveva tirato il fiato per l’ultima volta, ed è lì che iniziò tutto. «Ho pensato che forse era un idiota», dice lei. «Non lo sapevo. Ma era davvero, davvero timido». Hanno capito che era amore quando entrambi hanno professato sentimenti profondi per Salinger e per la colonna sonora del film Mission.

Il loro primo appuntamento, poche settimane dopo, è stato un party nella casa di Hollywood Hills del guru della controcultura Timothy Leary, che è il suo padrino. «Siamo stati benedetti», dice Depp, un discepolo dei Beat. Si dà il caso che il padre di Winona sia uno stimato libraio Beat di Petaluma, in California, dove lei e Depp trascorrono spesso i weekend. «I miei genitori lo amano molto», mi dice lei. Lui osserva: «Sarebbe stato facile non apprezzarmi. Altre persone avrebbero potuto vedere solo i tatuaggi». Tim Burton definisce la coppia «una specie di versione cattiva di Tracy e Hepburn». Il che equivale a dire che, per quanto riguarda le coppie celebri, questi due sono tenebrosi, affascinanti e resistenti, tutte caratteristiche richieste in quest’epoca cinica. Perché sono tormentati. I paparazzi li inseguono negli aeroporti e i giornalisti dei tabloid riferiscono regolarmente di litigi e rotture immaginarie. Così lui si arrabbia e lei diventa incredula. Winona: «Cercano di farmi lo sgambetto negli aeroporti!». Depp: «La cosa più schifosa è che si sentono come se tu fossi in debito con loro! Pensano che tu debba fermarti di botto e lasciare che ti piscino addosso!». Winona: «Devo dire che ce ne sono alcuni davvero simpatici». Depp: «Un paio di loro sono davvero simpatici, sì». Winona: «Ma non ci è permesso essere di cattivo umore a volte? Tutti lo sono».

Troviamo Gesù dopo pranzo. Winona se n’è andata (ha ripreso la macchina) e io e Depp usciamo alla luce del giorno, dove assistiamo a un miracolo. Lì, su Santa Monica Boulevard, davanti alla Beanery, c’è un uomo che assomiglia molto al figlio di Dio, almeno secondo l’iconografia classica. È avvolto in una veste leggera, il suo volto è sereno, i suoi occhi benevoli, i capelli lunghi, la sua barba ispida, indossa Reebok a brandelli e ha una discreta abbronzatura. Sembra persino avere qualcosa di divino. Non so se Depp sia un uomo che prega, ma evidentemente è un teologo in incognito, se si deve giudicare dall’abilità con cui intervista questa specie di figura sacra. Per prima cosa, forse per mettere a proprio agio il sant’uomo, Depp gli fa i complimenti per il suo abbigliamento. «Mi sono sempre vestito così», dice l’uomo con voce morbida e autoritaria. Come si chiama, chiede Depp? «Jesus», risponde l’uomo usando la pronuncia ispanica (Hay-zoos). Da dove viene? «Oh, non lo so», risponde. «Dal Paradiso». La sua età? «Più di quarant’anni». Perché è venuto a Los Angeles? «Sono qui per un’occasione speciale». Qual è l’occasione? «Mi piace questo posto». Cosa gli piace di più? «Beverly Hills». A quel punto, Depp mi sussurra: «Apocalisse. Seconda venuta. Armageddon». All’improvviso un curioso – basso, con cappotto sportivo – si avvicina a Gesù da un lato. «Ehi, ho appena scritto un articolo su un tizio che si veste da Cristo e vaga per le strade», dice l’uomo con grand serietà. «Hai un numero di telefono dove puoi essere contattato in caso di accordo?». Gesù guarda quel tizio restando senza parole, ma il suo messaggio è chiarissimo: idiota. Sconfitto, il tizio si allontana. «Vuoi una sigaretta per il viaggio?», chiede Depp a Gesù. Gesù acconsente, e insieme il santo e il giovane attore fumano per un po’ insieme. «Prendi il pacchetto», gli dice Depp. «Posso comprarne altri».

Dopo quell’incontro, Depp è entusiasta. «Ho fumato con Cristo!», esulta con non poca vanagloria. «Gesù è un uomo Marlboro!». Forse è stato il contatto con Gesù, ma quella sera Depp mi parla aprendo il suo cuore. Sembra in qualche modo ispirato dal divino amico. «Vorrei potermi far crescere più peli sul viso», dice, lamentandosi dei suoi baffetti. «Riesco solo a farmi una barba tipo orientale». Mentre mescola una zuppa di mais in un piccolo ristorante, si pente apertamente dei suoi «giorni da giovane picchiatore». Ammette di avere un brutto carattere: «Sono un po’ irascibile». L’attore racconta di un paio di risse e del suo arresto a Vancouver durante la lavorazione di 21 Jump Street. A quanto pare, una sera ha cercato di andare a trovare alcuni amici a tarda notte nel loro hotel, dove lo stesso Depp aveva soggiornato, e una guardia di sicurezza non ha voluto farlo entrare. «Quel tipo si è messo a urlare dicendomi: “So chi sei, ma non puoi salire se non sei un ospite qui”. Alla fine ha commesso l’errore di mettermi le mani addosso. L’ho respinto e poi abbiamo lottato un po’, e alla fine gli ho sputato in faccia». La polizia non volle ascoltare la storia di Depp. Fu arrestato per una notte, gli furono prese le impronte digitali, posò per le foto segnaletiche («Vorrei poterle avere») e la mattina dopo se ne andò.

Ma le leggende più amate su Depp non hanno a che fare con la violenza. Perché Depp è sinonimo di grande romanticismo. Nella sua giovane vita ha già chiesto la mano a quattro donne diverse. Mentre gli altri attori fuggono dai sentimenti, Depp è il tipo da matrimonio (sta forse cercando di realizzare quello che i suoi genitori non sono stati in grado di fare?). «Sapevo che sarebbe venuto fuori», dice con un’aria affranta. Per la prima volta, si confida a proposito di questo lato di sé: «Non sono mai stato uno di quei tipi che vanno in giro a scopare tutto quello che gli si para davanti. Quando si cresce, si passa attraverso una serie di errori di valutazione. Non scelte sbagliate, ma… le persone commettono errori, ecco. Tutti facciamo delle cazzate. Sono stato molto giovane per molto tempo. Le mie relazioni non erano così pesanti come la gente pensa. Non so perché, forse stavo cercando di rimediare alla situazione della mia famiglia o ero solo follemente innamorato. Sei la prima persona con cui parlo di queste cose. E sono davvero sincero con te quando dico che non c’è mai stato niente in tutti i miei ventisette anni che sia paragonabile al sentimento che provo per Winona… puoi pensare che qualcosa sia reale, ma quando lo senti è diverso. La verità è la cosa più potente. Ora lo so. Credetemi, questo tatuaggio “Winona Forever” non è qualcosa che ho preso alla leggera… i suoi occhi mi uccidono».

Poi parla del suo fidanzamento con Winona: «La gente non se ne rende conto, ma stiamo insieme da quasi un anno e mezzo. Tutte le storie che ho avuto prima non sono mai state così lunghe. Non è stata una cosa del tipo: “Ciao, piacere di conoscerti, ecco l’anello”. Sono passati circa cinque mesi [prima che ci fidanzassimo]. Hanno pensato che fossimo scappati a Las Vegas e ci fossimo sposati». Quando avverranno effettivamente le nozze? «Lo faremo quando avremo tempo, perché lavoreremo entrambi moltissimo nei prossimi due mesi. E vogliamo poterlo fare quando potremo sposarci e poi partire per qualche mese. Lasciare il Paese, andare in giro e stare su una spiaggia da qualche parte a bere cocktail tropicali». «Non l’ho mai detto apertamente”, aggiunge Depp, «ma la cosa di cui vado più fiero è che sono responsabile dell’ordinazione “sacerdotale” di John Waters. L’ho mandato alla Universal Life Church e ora è il reverendo John Waters e vogliamo che sia lui a celebrare la cerimonia. Chi meglio di lui? Capite cosa intendo? John è un tipo in gamba. E Winona ama quest’idea”» (dal santuario del pastore Waters: «Ho detto loro che non l’avrei fatto senza la benedizione dei loro genitori. Voglio dire, ho conosciuto i suoi genitori! Hanno cenato qui! Non ho intenzione di farli inorridire. E naturalmente consiglio sempre a Johnny e Winona – troppo giovani! – ecco, dico loro di aspettare, aspettare, aspettare! Ma sarei entusiasta di celebrare la cerimonia, mi sentirei come il Papa!»).

Il mio ultimo giorno con Depp va così: vado a prenderlo a casa, che non è una vera casa, ma un piccolo bungalow che lui e Winona hanno affittato per un breve periodo (la loro nuova casa non è ancora abitabile). Depp è al telefono della cucina e cammina furiosamente, con la caffeina che gli irrora le arterie. Mucchi di biancheria, bagagli e libri ingombrano il pavimento del soggiorno. Un gatto randagio gira per casa. Winona è fuori. La posta è sparsa in giro. Depp mi parla delle lettere dei suoi fan, che a volte contengono peli pubici femminili: «Ho ricevuto dei peli pubici, sì», dice. Saliamo in macchina e partiamo. Passiamo accanto a un pedone particolarmente vistoso. «Quello», dice Depp, «è un uomo travestito». Depp non si lascia ingannare. Passiamo davanti a un bar adornato da un gallo gigante. «Ne ho uno anch’io», dice, intendendo il gallo. «Ho un gallo alto tre metri. Ho il gallo più grande di Los Angeles. Ora è in magazzino». Questo è il vecchio Depp, arzillo e allegro come sempre. Vede un cane e dice, per coincidenza, che ha basato la sua interpretazione in Edward mani di forbice su un cane. «[Edward] ha questo amore incondizionato», dice Depp, che probabilmente ama quel ruolo più di qualunque altro. «È un personaggio totalmente puro, completamente aperto al mondo, la persona più dolce ma con un aspetto incredibilmente pericoloso… fino a quando non si guardano i suoi occhi. Mi è mancato Edward, quando ho finito il film. Mi manca davvero».

Guidiamo fino alla casa di Harry Houdini, che non è una vera e propria casa, ma una serie di rovine arroccate sopra Laurel Canyon. Si dice che le rovine di Houdini siano infestate. Depp legge da una guida: «I residenti del Canyon vicino raccontano di strani avvenimenti su questa collina». Depp, tra l’altro, crede di essere stato Houdini. «Spesso penso di essere stato Houdini un tempo», sostiene. Così andiamo a vedere se qualcosa gli era familiare. Scaliamo una ripida collina e troviamo una scala diroccata e poco altro. «Non c’è nessuna casa», dice Depp, deluso. È ormai palesemente inacidito, davanti a questa impresa. «Scommetto che di notte è un posto davvero romantico», aggiunge sognante. Poi una donna tedesca esce da una casa vicina e, apparentemente scambiandoci per archeologi urbani, ci caccia via. «Sì, signora», dice Depp educatamente mentre fuggiamo.

Ecco come ricorderò meglio Depp. Dopo l’incidente a casa di Houdini, diviene sempre più donchisciottesco, assetato delle meravigliose possibilità che gli si parano davanti. Attraversiamo le colline di Hollywood, la cui storia incanta Depp da sempre. «Mi piacerebbe comprare la vecchia casa di Bela Lugosi», dice. «O di Errol Flynn. O di Charlie Chaplin. Voglio un po’ di quella storia vecchia e deprimente da chiamare mia. E poi vorrei questa vista». Si siede come assorto in una silenziosa fantasticheria, ma dopo pochi istanti viene preso da un proposito. «Penso che però dovrei fare un sacco di soldi», dice con calma. «E penso anche di voler diventare uno sceicco. Voglio essere lo sceicco di Hollywood. Ma cosa bisogna fare per diventare uno sceicco? Mi chiedo se basti pagare…». Prima che ogni ulteriore mania di grandezza possa illuderlo, però, Depp mi fa fermare l’auto. «C’è qualcosa che non va in quella cassetta della posta!», dice, indicando una cassetta blu che sembra essere esplosa. «Vado a vedere cos’è successo». E si affretta ad assistere un impiegato delle Poste americane accovacciato sulla cassetta danneggiata. Non posso sapere con certezza come Depp sia riuscito ad aiutarlo. Ma ora, ogni volta che la posta viene consegnata in modo puntuale in questa nostra grande terra, non credo che sia presuntuoso dire che anche un giovane attore americano ha fatto la sua parte.

Da Rolling Stone US

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