“Svampita”, “ex gieffina”, “per caso”. A scorrere gli aggettivi appioppati ad Ilenia Pastorelli qua e là sul web, mi viene da sorridere. Perché andando oltre quell’aria da Biancaneve coatta che frega tutti, Ilenia Pastorelli è la faccenda meno casuale in cui ci si possa imbattere. Non le piovono le cose dal cielo. Lei, con i suoi anni di danza classica alle spalle, si alza sulle punte e si prende tutto quello che del cielo le piace. Con genuinità, certo, ma soprattutto con tenacia. Ed è per questo che James Franco a breve sarà suo. Fidatevi. E alla fine di questa intervista scoprirete il perché.
Mi racconti uno degli incontri con Carlo Verdone, prima del film?
Un anno fa stavo a casa di nonna, che per me è una specie di rifugio. Sta fuori Roma, a Ponzano. Carlo mi chiama e mi chiede di vederci. Mi fa “‘Ndo stai?” e io “Sto un po’ fuori Roma adesso…”. Insomma, scopriamo che lui sta a un km da me, perché ha una casa pure lui in zona Soratte. Quindi dico a mia mamma che è lì con me: “Passa il Maestro qui a casa!”.
La mamma s’è agitata?
Uh! Ha cominciato a pulire casa, a spolverare, poi mi faceva “Mo’ che je cucino?” e io “Ah ma’, so’ le sei del pomeriggio, che je devi cucinà?”.
Tua madre deve essere un’ottima cuoca perchè anno dopo ti sei ritrovata da Fazio, con Carlo Verdone, a promuovere il vostro film. Sai che dire “culo” da Fazio non sta bene se non sei la Littizzetto?
Oddio, sì l’ho detto, ma io non mi sono resa bene conto del contesto, non ho neppure la tv. Cioè, ora ne ho una piccolissima e non mi prende la Rai in casa. Perché, era una cosa sconveniente?
Ma no, ci hai fatto sorridere. A proposito, proprio da Fazio hai raccontato che per poco non perdi il ruolo in Lo chiamavano Jeeg Robot perché il regista al provino ti aveva chiesto di piangere e non eri in grado. E’ vera la storia che hai imparato a piangere pensando a Equitalia o è una storia divertente per i giornalisti?
Beh, un po’ scherzavo è ovvio. La verità è che Gabriele Mainetti mi suggerì di leggere qualcosa sul metodo Stanislavskij e io me lo sono letta.
E che hai imparato?
E niente, che se devo piangere devo pensare a qualcosa di brutto, se devo ridere a qualcosa di divertente, insomma, ‘ste cose così. A dire il vero non m’è sembrato tutto ‘sto genio ‘sto Stanislavskij.
Nella vita, invece, hai il pianto facile?
Mia madre quando ha visto Lo chiamavano Jeeg Robot mi ha detto: “Erano 12 anni che non te vedevo piangere!”. Sono una che il dolore lo esprime attraverso la rabbia.
Il film di Carlo Verdone che ti sarebbe piaciuto fare da protagonista prima di questo?
Borotalco. Indimenticabile.
Ti riguardi nei film? Vai al cinema con un grosso cappello di lana e la sciarpa sulla bocca nelle ultime file?
No, mai. Non mi piaccio né in foto né in video. Hai presente quella sensazione che ti prende quando risenti la tua voce in una nota audio e dici no, questa non è la mia voce, non mi riconosco? Ecco, così. In questo periodo poi mi vedo dappertutto e mi do fastidio da sola.
Sei anche molto poco “social”, in effetti.
Perché questa cosa di dover stare sui social non la capisco fino in fondo proprio come concetto, mi sembra un’ossessione. Ho Instagram, ogni tanto ci metto qualcosa ma più per i fan.
A dire il vero non m’è sembrato tutto ‘sto genio ‘sto Stanislavskij
Qual è la tua più grande insicurezza?
Io sono entrata che ero bambina nell’Accademia nazionale di danza e ci sono rimasta tanti anni. Lì sei inevitabilmente costretta ad essere magra, ad avere linee perfette, pulite. E’ tosto stare dietro a questi parametri e psicologicamente, a lungo andare, è faticoso. Del resto, se ti vuoi sollevare sulle punte senza farti male devi essere esile, non hai scelta. E io mi sono sentita spesso fragile e insicura.
Hai smesso per questo?
Non vedevo un futuro e comunque questa strada richiedeva troppo sacrificio. Quando ho dovuto fare una scelta di vita, ho scelto di finire il liceo classico.
Ma tu ti vedi bella adesso?
Normale.
Beh, tutto ma normale no.
Ok, famo che so’ un tipo, ma certo non so’ ‘sta figa!
La cosa di te che ti piace di più?
Pure se ho il collo del piede esagerato per via della danza, direi i piedi.
L’esperienza da cui hai imparato di più fino ad oggi?
Forse mi darò la zappa sui piedi con questa risposta, ma ti dico il Grande Fratello. Uno da casa lo vede solo nei suoi momenti più eclatanti, montati per il pubblico e gli ascolti, però quando sei chiuso lì dentro per mesi accade molto altro. Sei isolato, costretto a guardarti dentro, a farti delle domande, a fare i conti con quello che vuoi o non vuoi dalla vita. Ho capito tanto di me lì.
Se non facessi l’attrice, cosa faresti?
Di sicuro non un lavoro fatto di quotidianità, sempre uguale. Forse la rappresentante di vestiti o scarpe. Mi piace la moda, mi piacciono le sfilate, anche se poi non mi interessa la moda su me stessa.
Ma come? Uno dei vantaggi nel fare l’attrice è che i più grandi stilisti ti regalano montagne di vestiti! Avrai qualcosa che ti piace un sacco e che ti hanno regalato nell’armadio…
Ho un vestito bellissimo di Blumarine, ma poi lo guardo e mi dico “Ilè, ma quando te lo metti?”.
Al matrimonio di un’amica?
Se vado al matrimonio di un’amica mia con quel vestito, quella mi dice: “Ma che te sei messa? Dai, vai a casa e rivestiti!”.
Il successo da attrice te lo sei guadagnata con Jeeg Robot. Mi dici qual è il tuo super-potere?
La capacità di addormentarmi ovunque, pure in verticale.
L’attore con cui sogni di fare un film.
James Franco.
Perché proprio lui?
Per evidenti motivi. (ride)
Altrimenti?
Anche Alessandro Borghi ha il suo perché.
Dove lo tieni il David che hai vinto?
Lo sposto spesso perché mi guarda. Sta un po’ tra un comodino e un mobiletto. Mi fissa, mi fa abuso psicologico. E’ come se mi dicesse “Non mi meriti!”. Poi magari per qualche giorno facciamo pace. Ci dovrebbero far fare una sitcom, a me e a David.
Come convinceresti Paolo Sorrentino a prenderti in un suo film?
Ho avuto un fidanzato napoletano per cui proverei a parlargli in napoletano. Dici che se je dico “Statt accuort!” mi piglia?
Non lo so, ma intanto dimmi: tu chi ti piglieresti tu tra un uomo medio alla Verdone e un eroe alla Jeeg Robot?
James Franco. Anzi. Qualsiasi cosa tu mi chieda ancora da adesso in poi, ti risponderò solo: James Franco.
Ora sapete perché James Franco, da qui a un anno, sarà suo.