Stephen King ha avuto per la prima volta l’idea di un insegnante che torna indietro nel tempo per salvare la vita a John F. Kennedy nel 1971, quando era lui stesso un insegnante di liceo che faticava a essere pubblicato tranne che su giornaletti softcore come Cavalier e Gent. «Un giorno, mentre mi trovavo in sala professori, ho pensato: “Cavolo, non sarebbe fico se qualcuno potesse tornare indietro nel tempo per impedire l’omicidio?”», dice King. «Ma il lavoro di ricerca storica sarebbe stato troppo impegnativo per un insegnante, quindi ho messo da parte il progetto». Ci sono voluti 40 anni perché King pubblicasse quel libro, dal titolo 22/11/’63 (edito in Italia da Sperling & Kupfer), ma è valsa l’attesa. Il romanzo, eletto dal New York Times uno dei migliori del 2011, ha venduto milioni di copie e attirato l’attenzione del regista Jonathan Demme, che non vedeva l’ora di farne un adattamento cinematografico, se non fosse che Stephen King si era convinto che la storia potesse prendere vita soltanto sotto forma di serie tv. Così il controllo è passato a J.J. Abrams, che ha portato 22.11.63 su Hulu, il servizio di streaming tv. In Italia la serie è trasmessa da Fox a partire dall’11 aprile.
appena ho letto il libro di Stephen King ho avuto la precisa sensazione che sarebbe potuto diventare qualcos’altro
Nel frattempo James Franco, ignaro di tutti questi sviluppi, stava studiando per l’esame di inglese orale all’università di Yale. «Dovevo preparare 150 libri», dice, «una volta dato l’esame, sarei stato finalmente libero di leggere quello che volevo. Ricordo di avere visto 22/11/’63 nella libreria di un aeroporto, appena l’ho letto ho avuto la precisa sensazione che sarebbe potuto diventare qualcos’altro». Ha subito mandato un’email all’agente di King, solo per sentirsi rispondere che Abrams l’aveva battuto sul tempo. Ma un articolo sul libro, pubblicato in seguito da Franco su Vice, ha catturato l’attenzione del producer dello show, che ha offerto all’attore il ruolo da protagonista. «Ho detto: “Ci sto al 100%, a patto che mi facciate dirigere qualcosa”», ricorda Franco, «e lui ha risposto: “No problem”. A quel punto era fatta».
Il compito di adattare questo libro – che ruota attorno a un professore divorziato che scopre un varco temporale verso il 1958 e passa cinque anni a studiare un piano per salvare JFK – in una miniserie da otto episodi, è toccato alla sceneggiatrice e autrice teatrale Bridget Carpenter. Uno dei suoi primi interventi è stato dare al protagonista un partner, perché nel romanzo il personaggio di Franco è single per la maggior parte della vicenda. «Altrimenti, a meno di non mettere una voce fuori campo», dice la Carpenter, «lo show avrebbe rappresentato un uomo che guarda fuori dalla finestra per tutto il tempo». La serie è stata girata principalmente a Toronto, con alcune spedizioni a Dallas, sul luogo dell’assassinio. Per King, che aveva potere di veto su sceneggiatura, cast e gran parte della produzione, era importante che la serie non raccontasse una versione fantastica dell’era JFK. «Quelli della mia generazione tendono a parlarne con una sorta di alone mistico», dice King, «io invece non volevo renderla troppo romantica. Insomma, non era tutto rock&roll e gonne a ruota».
Questa serie potrebbe spianare la strada all’adattamento della sua serie di romanzi di culto La torre nera – magari divisa tra film e serie tv, in una mossa senza precedenti. «Viviamo nell’età dell’oro della tv», dice King, «e c’è molto di più di quanto una persona possa ragionevolmente riuscire a vedere. È una specie di grandioso buffet, e la cosa mi piace davvero un sacco».
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