Jane Fonda: «Lotterò per il clima fino alla morte» | Rolling Stone Italia
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Jane Fonda: «Lotterò per il clima fino alla morte»

A pochi mesi dalle elezioni americane, la star e attivista 86enne continua a combattere per sensibilizzare i suoi concittadini sulla questione ambientale, che è prima di tutto «una crisi sanitaria». E non smetterà: «Voglio ancora credere che il mio nipotino di 4 anni possa crescere in un mondo migliore»

Jane Fonda: «Lotterò per il clima fino alla morte»

Jane Fonda durante uno dei Fire Drill Friday

Foto: John Lamparski/Getty Images

Jane Fonda ha all’attivo due Oscar come miglior attrice (e altre cinque nomination), ma negli ultimi cinquant’anni l’icona di Hollywood, 86 anni, è diventata molto più nota – e talvolta criticata – per il suo attivismo politico. Ha protestato contro la guerra del Vietnam, ha raccolto fondi per le Black Panther e si è schierata con i nativi americani che lottavano per reclamare la loro terra. Ha condannato la violenza contro le donne e sostenuto i diritti riproduttivi. È stata arrestata, le hanno sputato addosso e l’hanno maledetta. E non si è mai lasciata scoraggiare. Oggi è la crisi climatica ad animarla. Nel 2019, Fonda ha co-fondato Fire Drill Fridays, una protesta ricorrente per il clima a Washington (è stata arrestata cinque volte durante queste azioni). Nel 2022, ha fondato il Jane Fonda Climate PAC per finanziare i candidati statali e locali che rifiutano di accettare denaro dalle compagnie di combustibili fossili.

Con l’avvicinarsi delle elezioni di novembre, l’attrice vede il problema con crescente urgenza. Quasi due terzi degli americani si dicono “preoccupati” per il clima, osserva Fonda, ma non sempre portano questa preoccupazione alle urne. «Sto cercando di incoraggiare le persone a votare tenendo conto del clima», dice. «Siamo abbastanza numerosi che, se ci uniamo, possiamo vincere».

Come pensa che le prossime elezioni possano influenzare l’approccio degli Stati Uniti al cambiamento climatico?
Le elezioni di novembre sono un’elezione esistenziale, perché chi diventerà presidente sarà un fattore determinante per un futuro vivibile. Ma è a valle delle elezioni – consigli comunali, legislatori statali, consigli di amministrazione, sindaci – che si svolge il lavoro più intenso sul clima. In California ci sono molti seggi legislativi vuoti. Dobbiamo essere sicuri di riempirli con politici interessati al clima.

Se Trump verrà rieletto, è probabile che si ritirerà di nuovo dall’Accordo di Parigi. Il Presidente Biden, nel frattempo, ha firmato la legge sulla riduzione dell’inflazione – presentata come il più grande investimento del governo nelle energie rinnovabili – ma molti dicono che non ha fatto abbastanza.
Ecco il punto: Biden ci fornisce un terreno su cui combattere. È un uomo che può essere messo sotto pressione. Possiamo costringerlo a fare di più. L’altro uomo (così chiama Trump, ndt) non può essere costretto a fare di più. Va nella direzione opposta. Votare per qualcuno non significa sposarlo. Non è nemmeno andare a un appuntamento. È una decisione pragmatica. Se si considera la posta in gioco, nessuno è perfetto: nessun candidato, nessun marito. Ma siamo sull’orlo del precipizio e il tempo sta per scadere. Dobbiamo eleggere persone che si oppongano a questo problema.

Lei ha esortato i candidati politici a portare sul tavolo le loro idee senza paura. Quali sono gli esempi di approcci alle questioni climatiche che lei sostiene?
La maggior parte dei problemi legati al clima è causata dalla combustione di combustibili fossili: petrolio, gas e carbone. Questa è la radice della questione. I candidati devono capirlo e devono avere un piano per affrontare la questione. E poi devono avere il coraggio di farlo funzionare, di attuarlo. Può trattarsi di Dana Nessel, procuratore generale del Michigan; dell’amministratore delegato della contea di Harris, in Texas, Lina Hidalgo; del commissario del New Mexico Stephanie Garcia Richard: tutte queste persone hanno un piano per il clima. Vengono tutte da Stati produttori di petrolio. Devono tutte essere in grado di fare da ago della bilancia. Quindi, bisogna trovare qualcuno che sia intelligente e coraggioso e che si opponga ai combustibili fossili.

Foto: Yana Yatsuk

Cosa ne pensa di Robert F. Kennedy Jr., che una volta era un importante avvocato ambientalista e ora è uno dei più scatenati teorici della cospirazione della nazione? Senza contare che la sua candidatura come terzo incomodo potrebbe far salire Trump nei sondaggi…
Sono perplessa. È stato un mio amico. Rispetto molto quello che ha fatto per i fiumi e i corsi d’acqua negli Stati Uniti, ma stavo guardando la Tv prima che tu chiamassi e stava dicendo che i procuratori [rispetto al caso dell’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2o21] forse si sono spinti troppo in là per ragioni politiche e che dobbiamo guardare la vicenda da un altro punto di vista. È tutto così inquietante. Non lo capisco. Ma non è il momento di esprimere un voto di protesta [scegliendo lui]. Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Un terzo candidato non vincerà, e non possiamo andare avanti così.

Lei definisce spesso la crisi climatica una crisi sanitaria. Può spiegarci meglio?
L’industria dei combustibili fossili è una bestia ferita, in questo momento. I combustibili fossili sono in via di estinzione, e quindi [queste aziende] stanno trivellando dappertutto il più velocemente possibile per cercare di ottenere l’ultima goccia di gas o petrolio e aumentare così i loro profitti. È davvero pericoloso, e non succede solo in California. L’ho visto succedere dappertutto. Dobbiamo fermarli. Asma, cancro e ictus sono in aumento. Respiriamo continuamente combustibili fossili e altre sostanze chimiche. È una crisi sanitaria.

Per i singoli che vogliono contribuire a un cambiamento significativo nel movimento per il clima, qual è la strada migliore da seguire?
Se volete andare veloci, procedete da soli. Ma se volete andare lontano, mettetevi insieme. Unitevi a un’organizzazione, a una protesta. Vi farete dei buoni amici che condividono i vostri valori. Nel 1970 sono passata da una vita edonistica e priva di significato a diventare un’attivista. Ed è stato l’incontro con nuovi amici a fare la differenza. Ho pensato: “Oddio, non ho mai incontrato persone come queste. Vivono per qualcosa di più grande di loro. Potrebbero dirigere aziende, potrebbero fare soldi, ma non lo fanno: vogliono rendere il mondo migliore”. È stato come guardare dal buco della serratura il mondo che stavamo cercando di creare. Fondamentalmente, tutti noi vogliamo che la nostra vita abbia un significato, giusto? So cosa si prova a non avere un senso, e so cosa si prova quando si inizia improvvisamente una vita in cui si sa perché si è qui.

Quali sono i prossimi temi che affronterà?
Tesoro, quello che sto facendo ora è quello che farò fino alla morte. Non riesco a pensare ad altro. Vado a dormire pensando a questo argomento. Mi sveglio pensando a questo argomento. Perché, se iniziassimo a fare tutto correttamente adesso, tra 25 anni mio nipote di quattro anni vivrebbe in un mondo fantastico. Vale la pena di lottare per questo.

Da Rolling Stone US

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