Jesus Rolls – Quintana è tornato!, l’atteso spin-off dedicato al personaggio del Grande Lebowski, esce domani in anteprima mondiale in cento sale italiane. La trama è semplice: dopo aver scontato una condanna per molestie ai danni di un minore, Jesus esce dal carcere. Ad aspettarlo ci sono il fido italoamericano Peter e una serie di avventure picaresche che li porteranno in giro per lo Stato di New York, alla ricerca di auto d’epoca da rubare e partner sessuali più o meno giovani a cui insegnare a baciare.
A volte il film sembra un appello perché gli egoisti del mondo aprano i loro cuori al prossimo, nonostante le apparenze, anche se a mano armata. Altre volte sembra un manuale di sesso per persone rese asessuate dalla contemporaneità, perché se ne fa molto e se ne parla moltissimo, in modo sempre piuttosto problematico, qualche volta ossessivo.
Per fare un esempio, a un certo punto Jesus prova a sodomizzare il suo migliore e unico amico e, quando questi gli si nega, si giustifica col suo proverbiale candore cubano: “Volevo solo fare la cosa giusta”. In questo scambio (insieme a “Che ti va di fare?” — “Non possiamo girare a vuoto”) c’è tutto il film, scritto, diretto e interpretato da John Turturro, con un cast che va da Bobby Cannavale nel ruolo del suo Sancho Panza a Audrey Tautou in quello di una shampista-meretrice che non ha mai provato amore, o un orgasmo. Ed è arricchito da Jon Hamm che interpreta un parrucchiere alpha e Susan Sarandon nei panni di una criminale che, dopo una vita di maltrattamenti — e diversi anni di carcere — scopre improvvisamente il sesso gentile e ci rimane secca.
Iconograficamente c’è tutto il Quintana dei tre minuti coeniani divenuti leggenda. La gestualità. La retina per capelli atta a contenere l’incontenibile chioma. L’unghia lasciata crescere e dipinta, da cocainomane vecchia scuola. Quello che manca, forse, è l’arrosto. Come una sigaretta, Jesus Quintana è stato per anni un piacere breve e — grazie a YouTube – da ripetere più volte. Lo spin-off, in confronto, ha il difetto di sembrare una di quelle sigarette elettroniche con serbatoio e batteria sovradimensionate, che producono decisamente troppo fumo.
Chiedersi il senso di un film del genere è come cercare una spiegazione al signature gesture di Quintana: leccare ripetutamente la palla da bowling, prima del tiro. Puoi formulare varie ipotesi. Perversione? Tatticismo? Scaramanzia? Follia? Ne abbiamo parlato con Turturro al termine della pre-apertura della Festa del Cinema di Roma dedicata proprio a Jesus Rolls.
Jesus Rolls — Quintana è tornato! è il sequel-spin-off di un film di culto, a cui capita di essere anche il remake di un altro grande film, di ventiquattro anni precedente al Grande Lebowski, scandaloso per la disinvoltura con cui rappresenta la bisessualità, il poliamore, la prostituzione, i feticismi. Cosa hanno in comune Jesus, Marie e Peter con il trio protagonista dei Santissimi di Bertrand Blier figlio?
Jesus Rolls è tratto da Blier e dal libro da cui I santissimi fu ispirato. Amo molto il lavoro di questo regista, la sua commedia libera, fatta di interconnessioni quasi inconsce tra personaggi e tra elementi della trama e personaggi. Quando ho parlato con Blier, gli ho chiesto come sarebbe stato fare un film con dentro i personaggi dei Santissimi, ma più vecchi, come se non gli fosse possibile crescere, un po’ come nel Grande Lebowski, dei classici sfigati. Lui mi ha detto: “Certo, purché restino stupidi”. Anche in un altro dei suoi film, successivo ai Santissimi, Preparate i fazzoletti, ci sono due uomini e una donna, Patrick Dewaere, Gérard Depardieu e Carole Laure, e i due uomini passano tutto il tempo a cercare di capire la donna, senza riuscirci, perché non sono interessati a lei come a una donna e basta, ma come a un essere umano completo e complesso. Nel libro Marie era un personaggio più importante, rispetto al film, ma ho dovuto adattarlo in modo che la sua ruvidezza fosse più adatta al nostro tempo. Mi piacciono molto le storie di uomini e donne e, in particolare, quelle in cui i personaggi riescono a creare delle proprie particolari forme di famiglia.
Questo Jesus è come un personaggio secondario venuto da un altro film che si ritrova ad avere un’altra possibilità in un aldilà cinematografico. Nonostante questo, sembra fare di tutto per sprecare questa possibilità. Chi è davvero questo Jesus Quintana?
La genesi di Jesus Quintana parte da prima del Grande Lebowski. L’ispirazione viene da una pièce che avevo scritto e messo in scena, di cui era il protagonista. I Coen scoprirono il personaggio a teatro, gli piacque moltissimo e mi chiesero di crearne una versione più sintetica e caricaturale. In Jesus Rolls ho mostrato Quintana in un modo più ampio e strutturato, anche grazie al fatto che, originariamente, era stato concepito così.
Il tema principale del film sembra essere la libertà. Un personaggio si toglie la vita perché non riesce a sopportare di essere finalmente libera. Un altro, subito dopo essere uscito di prigione, spara al secondino che gli era più affezionato, perché “Non aveva capito di essere libero”. Questo tema della libertà ha a che fare con la riconquista di qualcosa che già abbiamo o con la perdita di qualcosa che non abbiamo mai avuto?
Penso che quando sei libero e prendi una decisione, è la tua decisione. Quando ti chiedono o comandano di fare qualcosa, a scuola, in chiesa o in tribunale, tu ti limiti a eseguire. Ma quando prendi veramente le tue decisioni è tutta un’altra storia. Quando sei libero, puoi scoprire molte più cose. C’è qualcosa di molto potente in questo, specialmente in un mondo, come quello di oggi, in cui tutti sono più chiusi in sé stessi. Quindi sì, c’è qualcosa di bello e tremendo in questo vivere sempre nel momento dei personaggi del film.
È anche un film sul sesso o, meglio, sull’assenza o sull’oblio del sesso nella società degli anni duemiladieci? Sembri abbastanza appassionato al tema.
Sì, il sesso è un tema che mi ha sempre appassionato molto, fin da quando, da bambino, ogni tanto mi capitava di ascoltare delle conversazioni tra mia madre e qualche sua amica. Nella maggior parte dei film contemporanei il sesso avviene solo tra persone giovani o molto giovani e la donna è sempre soddisfatta. Ma questo non è vero. Non è vero affatto e lo posso dire per esperienza personale. Moltissime donne vanno avanti per anni senza essere mai capite dal ragazzo o dal marito. Con Jesus Rolls abbiamo provato a fare un discorso differente, con la complicità di Simona Paggi in fase di montaggio (ride, pensando con probabilità a qualche taglio necessario, nda). Tutti i miei film, e in particolare quelli che ho diretto, anche se in modi differenti, sono storie d’amore, forse non ortodosse, ma comunque storie d’amore. È questo che mi interessa veramente.
Nella scena che comincia con Jesus che effettua un lavacro dei piedi di Peter non abbiamo potuto non pensare a quello che fa il Gesù cristiano nei Vangeli, quando sciacqua le estremità degli Apostoli come simbolo dell’amore per l’umanità. Ci sono tracce di metafore cristiane nel tuo personaggio?
Wow! Mio Dio! Non ci avevo mai pensato (ride forte, nda). Quello che posso dirti è che questo film celebra la generosità degli inermi, che non hanno alcun vero potere sulla vita degli altri e sulla loro. I personaggi sono magnanimi e sensibili, possiedono un altruismo innato, anche se sono ladri. Il film cerca di onorare questo. Se può sembrare un tema cristiano, che lo sia! Del resto, Jesus è figlio di Dio (sottolinea di essere ironico, più volte, in italiano, in modo da essere sicuro che abbiamo capito).
Com’è andata con i Coen? Hanno visto il film? Gli è piaciuto?
I Coen non volevano scrivere uno spin-off su Jesus Quintana. Ma sapevano che avevo intenzione di riprendere il personaggio per un altro lavoro. Quando gli ho mostrato I santissimi mi hanno detto: “È un film a sé. Il personaggio c’è, è tuo, e lo abbiamo rubato per metterlo nel Grande Lebowski. Ora puoi riprendertelo, metterlo in un film francese cosicché tutto abbia un senso”. Non hanno ancora visto il montaggio finale. Ethan verrà domani (oggi, all’ultima delle pre-aperture prima dell’inizio della Festa del Cinema di Roma, nda) e lo vedrà per la prima volta insieme al pubblico italiano. La mente non è una strada diritta. Quando crei qualcosa, mi sa che è più simile a un labirinto.
Girato nel 2016, il film sta uscendo solo ora, con una prima mondiale in Italia (negli USA uscirà nel 2020, nda). Che storia c’è dietro un periodo di gestazione così lungo?
Il film esce solo ora per diversi motivi. Per prima cosa, avevo altri lavori in ballo. In seconda battuta, c’erano ben tre diversi finanziatori da mettere d’accordo. Inoltre, il film era stato pensato per essere più lungo. Ma nei test di proiezione una parte del pubblico lo apprezzava, un’altra parte era un po’ perplessa. Così, abbiamo dovuto porci il problema di rimontarlo più e più volte e così, finalmente, è andata. Tutti i montaggi mi piacevano, ma quello finale è quello che mi è piaciuto di gran lunga di più. Ci sono produzioni che vanno avanti per dieci anni! Tre anni non sono così lunghi per me. C’è voluto un po’, ma sono felice che ora sia pronto e che il pubblico italiano sia il primo a vederlo.
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