Karla Sofía Gascón: intervista per ‘Emilia Pérez’ di Jacques Audiard | Rolling Stone Italia
Ha nacido una estrella

Karla Sofía Gascón: «L’odio verso i trans è la benzina che mi fa andare avanti»

La star di ‘Emilia Pérez’ di Jacques Audiard – che potrete diventare la prima transgender candidata all’Oscar come protagonista – racconta la sua esperienza personale e professionale nel film dell’anno. Che all’inizio non avrebbe nemmeno voluto interpretare

Foto: Toni Sorvent

Karla Sofía Gascón vuole stare al sole. È una calda giornata di fine ottobre a Los Angeles e l’attrice è arrivata per un appuntamento a pranzo al Sunset Marquis con un abito nero di seta. In inglese, chiede al cameriere del ristorante un tavolo illuminato dal sole. In spagnolo, si rivolge a me e dice, con autoironia: «Sembro la Sofía Vergara, con il mio accento. Ma credo che faccia parte del mio fascino».

Gascón è a Los Angeles per quello che sembra un pit-stop. Negli ultimi mesi ha girato il mondo per promuovere lo strabiliante dramma musicale Emilia Pérez (uscito nelle sale italiane il 9 gennaio, ndt), in cui interpreta il personaggio principale. Dopo la prima del film al Festival di Cannes a maggio, Gascón è diventata la prima persona trans a vincere il premio come miglior attrice, insieme alle sue compagne Selena Gomez, Zoe Saldaña e Adriana Paz. Il film, diretto da Jacques Audiard (Il profeta, Un sapore di ruggine e ossa), si è aggiudicato anche il Premio della giuria. Dopo la nostra conversazione di oggi pomeriggio, Gascón si recherà a qualche evento da red carpet, ed è appena tornata da un viaggio di 18 ore in Messico, dove ha ricevuto un altro premio per il film.

«Sono stata in giro per il mondo [così tanto] che credo che i funzionari dell’immigrazione sospettino che io possa trafficare droga», dice ridendo. «Mi guardano con una faccia strana».

Mentre Gascón non ha esperienza di traffico di droga, la sua controparte sullo schermo avrebbe buone ragioni per essere preoccupata. In Emilia Pérez, interpreta un mostruoso signore della droga messicano di nome Juan “Manitas” Del Monte, che si sottopone a un intervento chirurgico per cambiare sesso e, una volta nella propria pelle, tenta di rimediare ai danni del suo violento passato pre-transizione. Dato che il film è un melodramma esagerato raccontato con il linguaggio accentuato di un musical, sarebbe facile per qualcuno calcare troppo la parte, ma il lavoro emotivo che Gascón fa è sfumato e stratificato. L’arguzia e l’impertinenza naturali dell’attrice traspaiono nella sua interpretazione, come in una scena in cui Emilia chiede sorniona ai figli del nuovo fidanzato della madre, con accenni accattivanti di gelosia. Più tardi, la stessa gelosia la travolge in una scena che diventa nerissima, con Emilia che mostra un profondo dolore e lampi di rabbia.

La performance nel film ha già piazzato Gascón fra le papabili per i prossimi Oscar, e le ha regalato una marea di offerte future. Il film – e la sua parte – ha anche suscitato un grande dibattito e, come prevedibile, reazioni transfobiche da parte dell’estrema destra.

«Se questo mi fosse successo quando avevo vent’anni, avrei avuto le allucinazioni», dice Gascón a proposito di questa esperienza vorticosa. «Ma ora non me ne frega davvero niente di niente. Lo vedo come un gioco divertente. È tutto senza senso».

Gascón, 52 anni, è nata in Spagna e cresciuta vicino a Madrid. L’attrazione per la recitazione l’ha colta durante l’adolescenza, ma è riuscita a ottenere solo piccole parti in spot pubblicitari. Su consiglio di un regista, si è trasferita in Messico, dove si è fatta strada nel settore con ruoli fissi in alcune delle telenovelas più famose del Paese, tra cui Corazón salvaje del 2009. La sua più grande occasione è arrivata quando ha interpretato Peter, il fidanzato assetato di denaro, nel film del 2013 Nosotros los Nobles (in Italia è stato prodotto un remake dal titolo Belli di papà, ndt). Per tutto quel tempo, è stata alle prese con la sua vera identità. Alla fine, nel 2016, ha deciso di allontanarsi per un po’ dagli occhi del pubblico e di tornare in Spagna per la transizione.

Ha annunciato la sua transizione nella sua autobiografia del 2018, Karsia – Una historia extraordinaria, e si è preparata per la reazione della gente, mentre gradualmente ha rimesso in moto la sua carriera in Messico. C’è stato un periodo, non molto tempo prima di ottenere la parte di Emilia, in cui era nota per gli accesi botta e risposta con i detrattori online («Giuro che ne ho cancellati un bel po’!», dice quando le dico che ho iniziato a seguire il suo profilo Instagram). Dopo essere stata eliminata da MasterChef Celebrity México nel 2022, ha scritto online: “Ho subìto uno scherno incomparabile da parte della spazzatura che abita il nostro pianeta”.

Dopo qualche sorso del suo mezcal, Gascón ammette di sentire una grande responsabilità nel rappresentare la comunità trans. Solo che in questi giorni non spara controbattute online. «Non posso essere in prima linea a rispondere ai commenti di odio», dice. «Ho imparato che il mio lavoro deve parlare da solo».

Con Emilia Pérez, parla moltissimo. Gascón dice di aver riversato «tutta la mia anima» nel film. E dà molto credito ai suoi partner di scena – specialmente Gomez, che interpreta l’ex moglie del suo personaggio, e Saldaña, che interpreta l’avvocato che la aiuta nella transizione – per aver fatto «il miglior lavoro della loro vita». «Non sapevo cosa avrei dovuto affrontare», dice Gascón a proposito dell’incontro con quelle due star più affermate. «Pensavo: “Arrivano gli extraterrestri”. Potrebbero distruggere il tuo pianeta o migliorarlo…». Ma, con sua grande sorpresa, Gomez e Saldaña si sono dimostrate accoglienti e alla mano. «Ho conosciuto molte ragazze in Messico che si comportano più da dive di loro due».

«Lavorare con Zoe e Selena è stato un vero piacere», aggiunge. «Come in ogni famiglia, c’erano giorni in cui non ci sopportavamo e altri in cui ci amavamo».

Karla Sofía Gascón alias Emilia Pérez con Adriana Paz, che interpreta Epifanía. Foto: Shanna Besson/Page 114/Why Not Productions/Pathé Films/France 2 Cinéma

Questa energia familiare è evidente quando, a metà dei nostri drink, un uomo passa accanto al nostro tavolo, emettendo un fischio che Gascón riconosce istintivamente. «È Jacques», dice Gascón, salutando Audiard con una risata. Ora sono tutti sorridenti, ma Gascón racconta di aver dato una strigliata al regista francese quando le ha offerto per la prima volta il ruolo di Emilia. Inizialmente, aveva trovato il copione troppo leggero. «Il giorno in cui ci siamo incontrati a Parigi, mi ha chiesto: “Cosa ne pensi?”. E io ho risposto: “Mi piace questo, non mi piace quello, mi piace questo, non mi piace quello”. E lui mi ha risposto: “Stronza!”», ricorda. «La prima sceneggiatura era molto più comica, e questo mi preoccupava. Sarebbe stato un film completamente diverso». Ha dunque ritenuto fortemente che avesse bisogno di affrontare più pienamente l’esperienza trans in tutta la sua complessità.

«Se Manitas avesse fatto la transizione solo per fuggire dalla giustizia», aggiunge, «allora l’intera trama sarebbe stata uno scherzo. Sarebbe stata una commedia pura senza niente di trascendentale, avrebbe solo fatto ridere il pubblico nelle sale . Sarebbe stato un film di fronte al quale la comunità LGBTQ+ avrebbe detto: “Che diavolo è questa roba?”».

Gascón dice che le piace come è andato il film, ma crede che Audiard abbia lasciato del materiale sul tavolo. Pensa che sarebbe stato bello conoscere meglio il retroscena del suo personaggio, compresa l’esperienza di Emilia con la disforia di genere. Confessa che ha persino suggerito di fare un prequel. «Dico sul serio», rivela. «Gli ho detto che ci sono cose che vorrei aver visto, ma non posso dirti quali».

Per dare al ruolo la massima autenticità e coerenza, Gascón ha anche supplicato (e convinto) Audiard di lasciarle interpretare Manitas, cioè la Emilia pre-transizione. «Molte persone mi hanno chiesto, e mi infastidisce, come ci si sente a “tornare ad essere un uomo”. Ma io non sono mai “tornata” a nulla», spiega. «Interpreto un personaggio che non sono io. Se qualcuno mi chiedesse di interpretare un assassino che vuole porre fine al mondo, e io dicessi: “Oddio, come farò a farlo?”, che attrice sarei?».

Mentre Gascón ha fatto del suo meglio per cambiare il suo personaggio, mi assicura che la sua esperienza di transizione non avrebbe potuto essere più diversa, specialmente se confrontata con quella di Emilia, che subisce contemporaneamente diversi interventi chirurgici complessi. «Una transizione così intensa come quella di Emilia non può accadere a nessuno», dice Gascón, riferendosi alla trasformazione radicale del personaggio e alla relativa facilità con cui rientra nel mondo. «Il mio viaggio è stato oscuro e complicato».

Gascón, che è sposata con una figlia di 14 anni, racconta l’angoscia che ha dovuto affrontare mentre frequentava una donna che lavorava in politica quando viveva in Messico. Quella partner all’epoca sapeva dei suoi piani per avere un intervento di transizione, ma «quando si rese conto che era vero, mi ha detto: “Tutto questo rovinerà il mio lavoro politico”. Questa cosa mi ha ucciso», spiega. «Sono rimasta sola… è stata un’esperienza così buia che mi ha portato sull’orlo del suicidio».

Anche se non ha mai nominato pubblicamente la sua partner messicana, Gascón racconta la loro relazione nei dettagli nella sua autobiografia, descrivendo quanto sia arrivata vicino a togliersi la vita dopo aver affrontato quel rifiuto. «Da un lato avevo la mia moglie spagnola che mi insultava per la mia decisione di cambiare sesso, e dall’altra la mia fidanzata messicana scomparsa senza volere sapere nulla su di me per lo stesso motivo», scrive Gascón nel libro. «Credevo che amassero me, non un pezzo di carne».

«Sono una persona molto forte e ho sempre saputo che sarei andata avanti», dice oggi Gascón, ma «capisco le persone che vengono intimidite e decidono di uccidersi. È insopportabile. Credo che nessun altro sarebbe in grado di affrontare l’odio che ho ricevuto e che continuo a ricevere… ma lo prendo come la benzina che mi permette di andare avanti».

Non sono solo i critici anti-trans ad esprimere le loro opinioni. Gascón dice di essere stata nel mirino di chiunque, semplicemente per aver voluto vivere la sua esperienza a modo suo. «Probabilmente faccio cose che nemmeno la mia comunità vorrebbe», dice. «Qualcuno mi ha chiesto: “Se volevi essere una donna così tanto, perché non ti trucchi?”. Ma cosa c’entra il trucco con l’essere una donna?».

Il film ha generato un acceso dibattito non solo sull’esperienza trans, ma anche su altri tipi di rappresentazione. Uno scrittore messicano ha descritto Emilia Pérez come “una visione del Messico senza i messicani”, criticando la dizione degli attori nel film, insieme alla rappresentazione della cultura del Paese secondo una prospettiva straniera. Gascón capisce la critica. «I rapimenti, le persone cattive, i trafficanti di droga esistono ovunque. Perché ci concentriamo così tanto sul Messico?», riflette. «Probabilmente perché è vicino agli Stati Uniti, che è dove la gente paga di più per la droga».

Emilia Perez di Jacques Audiard con Zoe Saldaña, Karla Sofía Gascon, Selena Gomez | Trailer ITA HD

Nessuna delle protagoniste del film è in realtà messicana, e per gli spettatori che hanno le orecchie ben sintonizzate sull’accento delle star, il fatto viene spiegato nel film: si dice che il personaggio di Saldaña, come l’attrice stessa, sia di origine dominicana; allo stesso modo, il personaggio di Gomez è cresciuto negli Stati Uniti e si è trasferito in Messico con Manitas da ragazza.

Emilia era l’unico personaggio per cui, come dice Gascón, «non si poteva giustificare il fatto che provenisse da un altro luogo: un trafficante di droga messicano che non viene dal Messico non avrebbe senso». L’attrice confessa che padroneggiare l’accento era «un lavoro difficile» (reso ancora più impegnativo dal fatto che stavano girando a Parigi) che ha generato «un sacco di discussioni con il mio dialect coach». Parlando con lei oggi, è quasi impossibile immaginare come abbia praticamente cancellato il suo spagnolo madrileño.

Gascón sostiene che il film non ha mai perso la sua essenza messicana, e che potrebbe anche essere «più messicano di quello che fanno molti [registi] messicani». Come esempio porta la scena di apertura del film, dove suona una gruppo di mariachi. Il leader della band è un guardarobiere messicano che ha un gruppo di mariachi a Parigi. «Quel bastardo li ha messi nel film», dice Gascón di Audiard. «È così intelligente».

Piccole controversie a parte, Gascón sta chiaramente godendo di questa attenzione da parte della stampa. Sua figlia, Victoria Elena, è diventata una delle favorite sul red carpet. Gli occhi di Gascón brillano mentre parla di Victoria, che pare aver fatto amicizia con il regista di Dune Denis Villeneuve durante un evento. «Tutti chiedono di lei invece che di me!», scherza. Di sua moglie Marisa, aggiunge: «Mia moglie merita una statua perché ha dovuto affrontare così tanto».

Professionalmente, ci sarà chiaramente un prima e un dopo Emilia Pérez per Gascón, e lei lo sa. Non vede l’ora di recitare in ruoli più leggeri, e soprattutto che non coinvolgono canto e danza. Ultimamente, sta dicendo a tutti che vuole interpretare un villain di James Bond. Ha anche incontrato Barbara Broccoli, che produce i film di 007. «Commedie e ruoli da cattiva mi fanno sentire come un pesce nell’acqua», dice Gascón.

Per quanto riguarda Emilia Pérez, è felice che la sua resistenza iniziale al ruolo sia crollata. «Non volevo niente di così profondo e invasivo. Ma sai cosa ho detto? “Lo farò”». Per poi aggiungere con un filo di voce: «Alcune cose sono così belle che non si può dire di no».

Da Rolling Stone US

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