La già amatissima Kathryn Hahn è assurta a un nuovo livello di celebrità nel 2021 grazie al ruolo di strega antica e über-camp Agatha Harkness in WandaVision, ammiccando, ridacchiando e persino cantando per ottenere la performance più divertente del Marvel Cinematic Universe dai tempi di Robert Downey Jr. nell’Iron Man originale. Negli anni successivi, si è cimentata in ruoli molto diversi, tra cui la sua stratificatissima interpretazione, per cui è stata nominata agli Emmy, di Clare, una mamma in lutto trasformata in giornalista con una rubrica di consigli sentimentali ed esistenziali, in Le piccole cose della vita (su Disney+).
Ma per tutto questo tempo si è anche preparata per il suo ritorno nel MCU, questa volta in una serie sempre Disney+ tutta sua, Agatha All Along (che debutterà il 18 settembre), al fianco di una nuova strega interpretata da Aubrey Plaza – e secondo lei è tutto molto più collegato di quanto sembri. «Mi piace pensare a Clare, che è stata un personaggio davvero difficile dal punto di vista emotivo, come a una preparazione per la strega», dice l’attrice, «che in qualche modo è basata su di lei in modi del tutto inconsapevoli. Devi solo rimanere aperto al modo in cui i diversi capitolo della tua vita lavorano dentro di te».
È stato fantastico vederti ospite di Jimmy Kimmel a luglio. È stato un sogno che si è avverato?
Non ci avevo mai pensato prima! Ci sono state tante volte in cui avrei voluto dire: “Mi sono svegliata stamattina e non avevo idea che sarei finita seduta accanto alla sua scrivania”. È stato tutto assurdo, ma il meraviglioso team di Jimmy Kimmel mi ha reso tutto così facile. E ho molti cari amici che sono stati suoi ospiti. Ha degli autori davvero fantastici. Ho provato un grande rispetto per Kimmel e per tutti loro.
Hai guardato l’ultima stagione di Hacks?
No!
Il personaggio di Jean Smart è ospite di un late-night show e va così bene che inizia a pensare a una partecipazione fissa.
Sarebbe incredibile. Per un attimo ho pensato: “Non è affatto male! Sono a casa per le 18:30!”.
Qual è stato il primo indizio che Agatha All Along avrebbe potuto diventare una serie a sé?
Ricordo che Jac (Schaeffer, capo-sceneggiatrice di WandaVision e showrunner di Agatha, nda) disse: “Mi piacerebbe scrivere di nuovo per te”. Alla fine di WandaVision continuavamo entrambe a dirci: “Abbiamo delle questioni in sospeso”. Non sapevo se significasse necessariamente qualcosa in questo mondo o in un altro, ma le nostre menti si sono fuse. Ho amato il suo punto di vista e il suo senso dell’umorismo. E questo personaggio mi è sembrato molto facile da interpretare. Poi, durante l’estate, mentre ero in Serbia a girare Glass Onion, il sequel di Cena con delitto – Knives Out, ho ricevuto una telefonata da Louis D’Esposito, co-presidente dei Marvel Studios, che mi ha detto: “Ti piacerebbe avere una serie Marvel tutta tua?”. Una chiamata che non si riceve mai. Il mio cuore batteva all’impazzata. Riuscivo a malapena a capire quello che diceva. Sapevo cosa significava, ma continuavo a trovare modi per minimizzare la cosa fino al primo giorno di riprese. Qualcuno aveva messo un cartello sulla finestra della mia roulotte che diceva: “Benvenuta al tuo primo giorno nella tua serie Marvel”, e io sono scoppiata a piangere. È stato molto, molto emozionante, soprattutto con un personaggio che ami e di cui vuoi esplorare ogni angolo.
C’è stata qualche sfida nel tornare nel mondo di Agatha e assicurarsi che fosse all’altezza di come l’avevamo lasciata, dopo un paio d’anni di pausa? C’è stato qualcosa di speciale che hai dovuto fare per arrivarci?
Non avrei mai pensato di poter dire: “Ho dovuto cantare Agatha All Along per i miei figli mentre sono tenuti in ostaggio sul divano, sette volte al contrario. Ogni volta in una lingua diversa. E poi mangiare un occhio di tritone” (ride). Stranamente, lei era già presente molto presente in me.
Quanto è cambiata l’essenza di questa serie durante la lavorazione?
Queste due serie erano organismi viventi, che respiravano. Avevo un insegnante di movimento, l’incredibile Wesley Fata, che ci diceva: “I campioni si adattano”. E questo è diventato un tormentone tra tutti noi: bisognava essere sempre molto flessibili, perché le cose cambiavano davvero in continuazione. Ma sapevo che l’arco narrativo di base, le cose importanti, i paletti emotivi, erano tutti saldamente al loro posto. Quindi la differenza tra leggerlo sulla pagina e vederlo realizzato quasi due anni dopo è stata minima.
Che tipo di discussioni hai avuto con Jac riguardo a quello che volevi mettere in questo personaggio?
I nostri desideri si sono allineati. Volevo che [Agatha] non perdesse la sua acerba cattiveria. Volevo che si vedesse davvero cosa c’è sotto quel guscio strambo, duro e cattivo. E anche che ci fosse tanta musica. Tutti i cambi di costume, tutte le cose che ho amato di WandaVision, l’elemento della performance in lei… è come se fosse un’attrice della vecchia scuola che ama mettere in scena lo spettacolo. Volevo che questo facesse ancora parte di lei.
E così siete riusciti a far tornare Kristen Anderson-Lopez e Robert Lopez per scrivere le musiche della serie?
Sì, per nostra enorme fortuna. Sono incredibili e riescono a dare il tono giusto al racconto.
Quindi, per essere chiari, in questa serie si canta?
Sì, un sacco. Le persone aprono la bocca e vengono fuori delle melodie (ride). Non posso dire quante, quante volte, chi, o nient’altro…
È sempre difficile prendere un personaggio secondario, anche se capace di rubare la scena, e cercare di mettere in piedi un intera serie sulle sue spalle, giusto?
Ehi, aspetta: chi sarebbe un personaggio secondario? (ride). Comunque sì, è così: è sicuramente una cosa difficile. Ma fin dall’inizio abbiamo sempre scherzato sul fatto che Agatha Harkness sarebbe stata così fastidiosa da non avere una serie tutto suo.
Se dipendesse da te, vorresti che Agatha apparisse nei grandi film crossover del MCU in arrivo? So che la Disney manderebbe Topolino a cercarti se facessi trapelare che sei già pronta a farlo, ma…
Non ho paura di Topolino, ma direi che mi verrebbe chiesto solo se fosse necessario e divertente. Quindi, chi lo sa? L’ingresso più folle e perfetto in questo mondo è già quello di essere una strega. Mi fa sentire una sorellastra malvagia. E mi piace molto così.
Aubrey Plaza è la co-protagonista di Agatha, anche lei nel ruolo di una strega. Avete partecipato entrambe a Parks and Recreation, ma i vostri personaggi non sono apparsi molto insieme. È stato diverso sul set, questa volta?
Noi quattro – Rashida [Jones], Amy [Poehler], Plaza e io – abbiamo iniziato a socializzare e a frequentarci un paio di anni dopo Parks. Questo quartetto è diventato davvero importante per me, anche se non ci vediamo regolarmente. Ma non ho mai avuto la possibilità di lavorare con Aubrey, quindi ero entusiasta di farlo.
Che cosa hai imparato su di lei come attrice?
Non si prende molto sul serio, ed è anche disposta ad andare nei luoghi più scomodi, oscuri. Le piace esplorare i personaggi, che è anche la cosa che amo fare io. È stato molto divertente girare quelle scene con lei e indagare questo processo con lei. Tra “azione” e “stop”, è stato sempre molto intenso.
Molte persone forse hanno fatto la tua conoscenza per la prima volta nel 2001 nella serie poliziesca della NBC Crossing Jordan. Ci sono cose che hai imparato durante quell’esperienza e da cui attinge tuttora?
Quello è stato il mio primo lavoro in California, una vera e propria serie retribuita. Era su un network, quando allora le serie sui network significavano 22 o 23 show l’anno. In quel progetto ho imparato davvero a recitare davanti alla macchina da presa. C’erano il grande Miguel Ferrer e Ken Howard, due anime belle da cui ho imparato molto. E Jill Hennessy. Da Miguel ho imparato il potere dell’immobilità, e che fare meno è di solito la cosa più potente. E anche il potere dell’ascolto, che è più della metà di quello che fai come attore.
La tua carriera sta vivendo un momento fantastico, ma c’è così tanta incertezza nel cinema e nella televisione in questo periodo. Quanto la senti?
Non so quanto durerà qualsiasi cosa. È una ruota che gira, non sai se il seggiolino su cui sei seduta salirà o scenderà. È sempre in movimento. Non do mai un giorno per scontato. Credo che un attore abbia sempre la sensazione di dover tornare a lavorare dal parrucchiere.
Che a un certo punto è stato il tuo vero lavoro.
L’incertezza c’è sempre, e ora è presente in ogni aspetto di questo mestiere. Il capitolo più divertente della mia vita è stato quello dei film e delle serie diretti da donne, queste piccole storie che non avevano bisogno di guadagnare un miliardo di dollari per esistere. La mia preghiera è che queste storie possano tornare in circolazione, perché sono così importanti. Il fatto che sia così difficile portare questi film nelle sale è per me una follia.
Non molto tempo fa ti sei unita sul palco alla Middle Aged Dad Jam Band di Ken Marino, Craig Wedren e David Wain, e ora canti in Agatha All Along. Kate Hudson ha appena pubblicato un album…
Lo so, ed è fantastico!
Ti è mai venuta la tentazione di fare un disco?
Adoro il karaoke: canto qualsiasi genere di canzone. E adoro Ken Marino, David Wain e Craig Wedren. Sono tutti cari amici. Sono letteralmente volata a Cleveland per partecipare al loro concerto, perché è la mia città natale. È stato molto divertente, ma no, ora non sento il bisogno di pubblicare un disco. A meno che non sia un album di Natale.