Leo Woodall aveva quattro anni nel 2001, quando Renée Zellweger incantò il pubblico mondiale interpretando la sfortunata romantica protagonista del Diario di Bridget Jones. Il film, che valse alla Zellweger la sua prima nomination all’Oscar, divenne un appuntamento fisso per l’attore londinese e la sua famiglia nel periodo natalizio di ogni anno. Ma all’epoca non avrebbe mai potuto immaginare che un giorno avrebbe interpretato l’interesse amoroso di Zellweger in Bridget Jones – Un amore di ragazzo, il quarto e ultimo capitolo del franchise basato sui romanzi di Helen Fielding.
«Bridget Jones è una delle cose con cui sono cresciuto», dice Woodall in una videochiamata la mattina dopo la prima del film a New York, vestito con un bomber Ralph Lauren foderato d’oro. «Molte persone l’hanno amata. È un personaggio che ha fatto sentire un sacco di gente “vista”. E per me è stata un’esperienza davvero emozionante e meravigliosa poterne far parte».
Consideratela una delle tante esperienze eccitanti della giovane carriera di Woodall, un vortice che ha portato l’attore ventottenne da un ruolo d’esordio nella seconda stagione di The White Lotus a una parte da co-protagonista nella miniserie One Day e a una commedia romantica con un premio Oscar in soli tre anni. Il lavoro ha i suoi vantaggi, o oneri, a seconda di come lo si guarda. Pochi giorni prima della première newyorkese di Un amore di ragazzo, il cast ha presentato il film in anteprima a Sydney. Quando gli chiedo come si sente, Woodall mi confessa con un sorriso di essere stanco per il jet-lag, ma non considera la privazione del sonno come un degno compromesso per il suo recente successo. «Sono stato incredibilmente fortunato negli ultimi due anni, e non lo dico in senso autoironico», dice Woodall. «Fa parte di questo mestiere. Si hanno questi colpi di fortuna».

Leo Woodall con Renée Zellweger in ‘Bridget Jones – Un amore di ragazzo’. Foto: Alex Bailey/Universal Pictures
Non è un caso che Woodall sia diventato un rubacuori. Con la sua parlantina dolce, le sue fossette e il luccichio dei suoi occhi azzurri, il suo fascino è universale. In The White Lotus, ha dato un tocco di sensualità a Jack, un festaiolo presuntuoso che affascina Portia (Haley Lu Richardson) mentre in privato fa favori sessuali al cosiddetto “zio”, interpretato da Tom Hollander, che lo ha portato in viaggio in Sicilia. Nel ruolo di Dex, afflitto da un trauma, nel dramma romantico e strappalacrime One Day ha raggiunto invece una nota più sincera e struggente. E in Un amore di ragazzo mette una sorta di innocenza infantile nel ruolo del guardaparco Roxster, che avvia una relazione con la cinquantunenne Bridget, ora vedova e madre di due figli.
Woodall giura di non aver intenzionalmente modellato la sua carriera attorno a personaggi di rubacuori, ma sembra godersi questo percorso accidentale. E in quanto fan delle commedie romantiche – cita Notting Hill, ambientato a Londra, come un altro dei suoi preferiti – non è contrario a farne altre. «La mia esperienza in Bridget Jones è stata totalmente gioiosa e divertente, e voglio farne altre come questa», dice.
Nato a Shepherd’s Bush, Londra, con tre fratelli più grandi di lui, Woodall è cresciuto in una famiglia di animatori: suo padre è un attore e sua madre ha studiato teatro. Ma da bambino la recitazione non era il suo sogno. Sperava invece di insegnare educazione fisica, finché non si è reso conto che «per fare l’insegnante di educazione fisica ci vogliono ottimi voti. Devi conoscere tutta la scienza che sta dietro alla fisicità, e io in Scienze facevo schifo».
Con il sostegno dei genitori, si è iscritto alla Arts Education Schools di Londra. Dopo essersi diplomato nel 2019, ha ottenuto ruoli minori nel dramma medico Holby City, nel film poliziesco con Tom Holland Cherry, e poi in The White Lotus, che lo ha messo definitivamente sotto i riflettori. Dice che non cambierebbe nulla di quel ruolo accattivante, compresa una scena di sesso con Hollander che è diventata virale.
«È una scena fottutamente iconica», dice. «Amo Tom, e quel giorno ci siamo davvero fatti una risata. Quando l’ho saputo, sapevo che avrebbe scioccato gli spettatori, e non vedevo l’ora di vedere le loro facce».
Il Dex di One Day ha richiesto un tipo di vulnerabilità molto diverso, in quanto il personaggio ha a che fare con l’abuso di alcol, la morte di sua madre e la morte del suo amore di lunga data nell’arco di quasi vent’anni che la storia copre. «Quando mi è stato presentato per la prima volta, volevo solo abbracciarlo e dirgli che sarebbe andato tutto bene», racconta Woodall. Il progetto è stato così estenuante dal punto di vista emotivo che, una volta concluse le riprese a Parigi, lui e suo fratello hanno girato per la città, facendo un salto nei musei per aiutarsi a resettare mentalmente.
«C’erano molte cose che mi hanno costretto a soffrire un po’, ma è stato anche catartico», dice. «È stato molto appagante interpretare quella parte».

Insieme ad Ambika Mod in ‘One Day’. Foto: Teddy Cavendish/Netflix
È stata la capacità di Woodall di evocare una «sfumata complessità emotiva» all’interno di quel personaggio narcisista ma tormentato a sorprendere Luke Snellin, che ha diretto quattro episodi di One Day. «È una persona sensibile ed emotivamente intelligente», dice Snellin di Woodall, «ma allo stesso tempo sembra che prenda quei momenti e li interpreti con la sua forza».
Passare al ruolo del giocoso ma immaturo Roxster in Un amore di ragazzo è stata una boccata d’aria fresca per Woodall. Il regista Michael Morris dice che Woodall era nella sua rosa di candidati per il ruolo. Così, quando l’attore si è presentato al provino, i casting director l’hanno trattata come una prova generale, consegnandogli un copione che trattava di garbology (lo studio della spazzatura), di immersione nella spazzatura e di plastica riciclabile. Quella che doveva essere un’audizione di 10 minuti per il ruolo si è protratta per mezz’ora. «L’abbiamo reso un vero scienziato, ma doveva mantenere quell’aspetto civettuolo», dice Morris. «La scena finiva con [lui che dice a Bridget] “Mi piaci”, e Leo ha fatto centro».
«Volevo una persona che fosse attraente fin da subito, senza sforzarsi troppo per attirare l’attenzione», aggiunge Morris, «e Leo è esattamente così».
Il pubblico incontra Roxster per la prima volta quando salva Bridget e i suoi due figli arrampicati su una quercia, una scena che Woodall ricorda con affetto, perché ha avuto modo di condividere lo schermo non solo con Zellweger ma anche con uno dei suoi idoli, il co-protagonista Chiwetel Ejiofor, che interpreta un insegnante di Scienze che si trova per caso a fare jogging nel parco. «Ci siamo scambiati solo tre battute, ma ha significato molto per me», racconta.
Da lì nasce una storia d’amore a tinte rosa tra Roxster e Bridget. Passano ore a messaggiarsi, vanno in un cinema all’aperto e finiscono a letto insieme. In un’altra scena, Woodall si tuffa in una piscina completamente vestito per salvare un cane. È stata una giornata di caldo torrido a Londra in cui sono stati coinvolti una squadra di stuntman, telecamere subacquee e phon industriali. «Era davvero il perfetto “bravo ragazzo”», dice Morris di Woodall. Fielding si è spesso ispirata a Orgoglio e pregiudizio di Jane Austen nei romanzi di Bridget Jones, quindi la scena rende omaggio anche all’adattamento della BBC di quella storia, dove il Mr. Darcy di Colin Firth – analogo al Mark Darcy di Firth nei primi tre film della saga – esce da un lago con una camicia bagnata.
Un amore di ragazzo si aggiunge a numerosi progetti recenti incentrati su storie d’amore in cui la donna è il partner più anziano della coppia: Babygirl, The Idea of You, A Family Affair. Per Woodall, il clamore sull’argomento è esagerato. «Penso che in futuro vedremo probabilmente molte più dinamiche di questo tipo e la gente si abituerà, non sarà più una novità o un tabù», dice.
Prossimamente, Woodall porterà il suo sguardo languido e il suo sorriso seducente in ruoli meno romantici, recitando accanto a Russell Crowe nel dramma bellico Nuremberg e a Dustin Hoffman nel thriller Tuner. Ispirato da serie come Peaky Blinders e Skins, è desideroso di mettere alla prova l’intera gamma delle sue capacità. È stato proprio l’antieroe di Skins James Cook, interpretato da Jack O’Connell, a scatenare il suo interesse per la recitazione. «Era così “elettrico” che mi sono chiesto come sarebbe stato farlo», aggiunge. Siamo fortunati che sia andato fino in fondo.