Cinema e videogiochi non sono mai andati troppo d’accordo, e lo sappiamo tutti. Questa volta a provare a invertire la tendenza ci ha pensato Fox, che ha deciso di trasformare in un blockbuster la serie di videogame di Assassin’s Creed, prodotti da Ubisoft nell’ultimo decennio.
Il film racconta una storia attraverso mondi e tempi diversi: un uomo si ritrova al centro di una battaglia tra due sette potentissime e solo le memorie dei suoi antenati – nascoste nel suo DNA – potranni aiutarlo a superare tutte le difficoltà che si ritroverà davanti.
Girato dal regista australiano Justin Kurzel, il film di Assassin’s Creed – disponibile in DVD e BluRay a partire dal 4 maggio – vanta un cast di altissimo livello in cui spiccano Michael Fassbender e Marion Cotillard.
Abbiamo parlato proprio con l’attrice premio Oscar, che ci ha raccontato la sua visione del film, com’è stato tornare al lavoro con Kurzel e Fassbender – i tre hanno collaborato in Macbeth – e del rapporto tra film e videogame.
La tua esperienza con Michael Fassbender e Justin Kurzel in Macbeth ti ha aiutato in questo film?
Lavorare a Macbeth è stata una delle esperienze più importanti di tutta la mia carriera: tornare sul set con Michael e Justin mi ha riempito d’entusiasmo e aiutato molto. Arrivavo a lavoro piena di fiducia e sicurezza, una cosa senza prezzo. Macbeth è stato un progetto molto stressante, io vengo da una famiglia molto legata al teatro e ci tenevo a non deluderli. Lavorare a quel film è stato intenso e farne con le stesse persone lo è stato altrettanto. È stato davvero bello.
Cosa puoi dirci della relazione tra Sofia e suo padre?
Il loro rapporto è molto complesso. C’è un aneddoto interessante: ho scoperto che Jeremy Irons avrebbe interpretato il padre del mio personaggio a metà lavorazione, e ho pensato che sarebbe stato necessario sviluppare il suo stesso accento. Justin, invece, ha scelto di non esplorare questa strada, pensava che avrebbe reso la relazione più misteriosa. Noi non sappiamo se Sofia sia cresciuta lontano dal padre o se abbia scelto di nascondere il suo accento per dimostrare qualcosa.
Quanto è importante per te mantenere gli aspetti fantastici della storia su solide fondamenta realistiche?
Penso che tutte le storie fantastiche, anche le più estreme, raccontino comunque qualcosa dell’umanità, quindi sono tutte ancorate alla realtà. Per quanto riguarda Assassin’s Creed, invece, sono molto affascinata dal concetto di memoria genetica: è fantascienza vivere i ricordi dei tuoi antenati, ma il fatto che questi sopravvivano nel nostro DNA è tanto affascinante quanto plausibile.
Anzi, penso proprio che sia possibile raggiungere la conoscenza dei nostri antenati sepolta dentro di noi. Credo che sia un concetto molto ancorato alla realtà.
Il film funziona anche da solo, ma ci sono moltissimi fan della serie di videogiochi. Quali sono i momenti del film che secondo te li colpiranno di più?
Penso che una delle cose più interessanti sia la nostra versione dell’Animus: Justin voleva assolutamente farne uno esclusivo del film, non lo stesso dei videogiochi. Lì c’è una sorta di letto e l’ingresso nel passato è statico, una cosa poco cinematografica.
La soluzione pensata dal team è stata quella del braccio-animus, che ha reso il tutto più cinematografico e ricco d’azione. Questa è un’idea molto affascinante pensata esclusivamente per il film. Da quanto ho capito, poi, Ubisoft vorrebbe utilizzare il nostro Animus per il prossimo videogame della saga. Sono davvero entusiasta!