Andando a scavare nelle pieghe della Storia si trovano sempre cose interessanti da raccontare. Le vicende che riguardano Mary Villiers e suo figlio George meritavano decisamente una serie; se poi a interpretare la burattinaia è Julianne Moore, ancora meglio. Ma andiamo per ordine. Siamo all’inizio del 1600, in Inghilterra, piena era giacobiana, quell’attimo fuggente tra il 1603 e il 1625 che corrisponde al regno di Giacomo I Stuart, successore di Elisabetta I sul trono d’Inghilterra e unificatore delle corone del regno. Giacomo fu infatti anche re di Scozia e Irlanda, ma per quanto affascinante sia la cronologia della monarchia britannica, passiamo oltre. Nel 1614 arrivò a corte un bel giovane, George Villiers, figlio di Mary, introdotto non senza fatica dalla madre che aveva in mente una sola cosa: fare in modo che il re si innamorasse del pargolo. Come regolarmente accadde, cosa che aprì a George ogni porta, e conseguentemente anche a sua madre. George diventò poi il duca di Buckingham, proprio quello, più o meno, descritto da Alexandre Dumas nei Tre moschettieri, tanto per avere una suggestione in più.
Ma come andarono le cose, più o meno veramente al netto delle necessarie concessioni drammaturgiche, lo racconta Mary & George, la serie – dal 7 aprile su Sky e in streaming su NOW – scritta dal drammaturgo D.C. Moore sulla base del romanzo The King’s Assassin di Benjamin Woolley. Dirige Oliver Hermanus, il regista sudafricano che ha firmato Living, il film che ha dato una sacrosanta candidatura all’Oscar a Bill Nighy, e per cui spende belle parole proprio la sua protagonista Julianne Moore: «Avevo sentito parlare di Living, ma non lo avevo ancora visto. Mi sono fatta mandare uno screener e l’ho trovato magnifico. Allora sono entrata in contatto con Oliver, che penso abbia un talento davvero visionario. Parlando, ci siamo trovati d’accordo sull’idea di poter fare qualcosa insieme prima o poi, e quasi subito è saltata fuori questa opportunità: l’abbiamo colta al volo».
Una produzione sontuosa, con una particolare attenzione al periodo, come mi ha spiegato sul set di Mary & George la produttrice Liza Marshall: «L’era giacobiana è stata molto breve, ma anche estremamente caratterizzata, quindi mettere su una produzione storicamente precisa non è stato facile, anche perché non ci sono molti precedenti cui attingere». Per questo, nonostante l’imbarazzo della scelta che si può avere in Gran Bretagna, già dalla scelta delle location si è dovuta fare una cernita ben precisa. Per loro fortuna, a una ventina di miglia a nord di Londra c’è Hatfield House, splendido palazzo costruito nel 1611 proprio da uno dei protagonisti di Mary & George, Robert Cecil, favorito del re poi spodestato proprio da Villiers. Altro problema non da poco sono stati i costumi con relativi accessori, perché, dato che sono pochissimi i film ambientati in quei 22 anni, non c’è quasi niente di esistente a cui poter fare riferimento. A risolvere il problema ci ha pensato Annie Symons, che sono andato a trovare nella factory dove ha prodotto oltre 3000 pezzi tra abiti, costumi vari, gioielli e accessori, per rendere il tutto assolutamente corretto dal punto di vista storico. Ci saremmo accorti del contrario? Probabilmente no, ma se devi fare una cosa, tanto vale farla bene.
Nei panni della signora Villiers c’è, come detto, Julianne Moore. Protagonista di un periodo piuttosto intenso (è alla quinta settimana sul set del nuovo film di Pedro Almodóvar, al momento), era stata intrigata immediatamente da una storia di cui non sapeva praticamente nulla. «Probabilmente perché sono americana», mi ha detto la sempre gentilissima Julianne quando l’ho incontrata durante il tour promozionale della serie. «Immagino che molti inglesi ne fossero a conoscenza, ma ho anche avuto l’impressione che queste relazioni omosessuali siano state in qualche modo sommerse o mitigate nel corso degli anni. Quando mi hanno proposto il progetto ero molto interessata dal fatto che fosse una storia vera che potevamo raccontare da un punto di vista diverso. Non sapevo che Giacomo I avesse delle frequentazioni intime maschili, né tantomeno ero a conoscenza dell’esistenza stessa di Mary Villiers, una donna che partendo da umili origini fece decisamente un percorso importante grazie alla sua risolutezza».
Le fa eco Nicholas Galitzine, giovane attore britannico quest’anno sugli scudi grazie alla commedia Bottoms e ai film Rosso, bianco & sangue blu (su Prime Video) e The Idea of You, accanto ad Anne Hathaway (sempre su Prime Video a maggio), che qui interpreta suo figlio George. «Anch’io non conoscevo questa storia, ma sono rimasto affascinato dal personaggio e dalla sua ascesa, che gli ha permesso di raggiungere posizioni di grande potere all’interno della corte. E poi per la prima volta mi sono confrontato con un personaggio realmente esistito, il che mi ha consentito di potermi documentare e di costruire il ruolo in una maniera del tutto nuova per me».
Il terzo lato del triangolo è Tony Curran, solido attore scozzese che interpreta Giacomo I e che vede il tutto molto dal suo punto di vista. «Ovviamente per me è un onore interpretare Giacomo I, che prima di tutto fu re di Scozia dall’età di un anno, e che poi succedette ai quarant’anni di regno di Elisabetta I, una scelta certamente non facile da accettare per gli inglesi che uno scozzese si sedesse sul loro trono. Della storia di Mary e George Villiers non sapevo molto, ma quello che mi ha affascinato di più di questo triangolo sono i rapporti di potere che si creano tra i tre. Poi la sceneggiatura è molto ben scritta, la serie è di grande intrattenimento, e servirà anche a far conoscere meglio questo breve momento di Storia britannica, durato poco più di vent’anni». Curran mi ha poi anche spiegato il significato di “Glasgow kiss”, applicato in questo caso a una delle scene condivise con il giovane Galitzine. «Per “Glasgow kiss” si intende quando, magari mentre sei al pub a goderti una pinta, qualcuno finisce con il farti innervosire, e l’unica cosa che puoi fare è prenderlo per i capelli e dargli una bella testata sul setto nasale. Ecco, durante una delle nostre scene intime, hai presente due uomini nudi impegnati a divertirsi un po’, preso dall’entusiasmo e dalla foga del momento, invece di un bacio normale ho assestato a Nicholas un “bacio di Glasgow”, e il povero ragazzo ha iniziato a sanguinare abbondantemente dal naso. Sono ancora affranto per questa cosa».
Ma si sa, fare l’attore può essere pericoloso. Incidenti a parte, il cast è molto ben assortito, come la stessa Julianne mi ha confermato quando le ho riferito che Todd Haynes la considera un genio. «Todd è sempre dolcissimo nei miei confronti, ma il cinema non è il lavoro di una sola persona, se così fosse non realizzeremmo niente di buono. È un lavoro di squadra, e la magia che portiamo a una storia e a un personaggio è possibile solo in relazione allo sforzo di tutti quelli che ti sono di fronte. In questo caso sono stata molto fortunata, perché Nicholas e Toby sono stati davvero due partner magnifici».
La protagonista di May December è stata molto colpita dalla figura di Mary. «Era una donna evidentemente molto risoluta, disposta a tutto per salire il più possibile nella scala nobiliare e incredibilmente vorace, prima di tutto nel suo desiderio di potere alimentato costantemente dal suo essere stata per troppi anni ai margini di quella società di cui voleva a tutti i costi fare parte. E anche se non ho niente da condividere con il personaggio, riesco perfettamente a capire la sua frustrazione, che è anche molto contemporanea: Mary oggi si sentirebbe nello stesso modo a causa della disparità di trattamento che, nel mondo del lavoro, una donna vive rispetto a un uomo».
Le parole di Julianne Moore sono la chiave di Mary & George, ma più in generale di tutte le serie che attraverso il passato raccontano di fatto la contemporaneità. L’era giacobiana non è in fondo diversa da quella di Rishi Sunak, caratterizzata quest’ultima da un leader che ha molti intrighi dietro le quinte da gestire, e una “corte” che vorrebbe assumere molto più potere. Alla fine, la vita assomiglia sempre più a una tragedia shakespeariana che a un romanzo rosa. In Inghilterra soprattutto.