“La Costa Azzurra è un posto soleggiato per gente ombrosa”. Lo scriveva nei Roaring Twenties il romanziere britannico Somerset Maugham, lo ribadisce in questi Terrible Twenties Nicolas Bedos nel suo nuovo film, Masquerade – Ladri d’amore (al cinema dal 21 dicembre distribuito da Lucky Red). Se infatti la Côte d’Azur nel nostro immaginario è ancora tutta fiori e Brigitte Bardot (ma pure lei ha messo in vendita la sua storica villa a Peymeinade), il regista della Belle Époque dipinge Nizza e scogliere nei dintorni come il luogo dove i ricchissimi si annoiano, i ricchi fingono di essere ricchissimi e tutti gli altri li invidiano: «Ho scelto questa regione perché era lo scenario ideale per raccontare questa storia di truffa, di lotta tra due classi sociali e di vendetta femminista», mi racconta Bedos. «Ci sono tutti gli elementi romantici di cui avevo bisogno: la prostituzione di lusso, la speculazione immobiliare, le vecchie stelle del cinema».
È infatti dove “la luna si desta con te” (cit. Peppino di Capri) che Adrien (Pierre Niney, nuovo favourite del cinema francese), un bello che non può più ballare (faceva il danzatore), si trastulla mantenuto da una vecchia gloria del cinema à la Norma Desmond (la sempre meravigliosa Isabelle Adjani). Il colpo di fulmine per una francesina mozzafiato (Marine Vacth, già Giovane e bella per Ozon e Fata Turchina per il nostro Garrone) è il punto di partenza di una serie di (s)fortunati eventi, aka una truffa ai danni di un ricco imprenditore (François Cluzet). Non diciamo di più, solo che nel cast c’è anche la “nostra” Laura Morante: «La maggior parte degli attori mi ha fatto l’onore di manifestare il proprio desiderio di lavorare con me», dice il regista. «Avevano già apprezzato i miei primi due film. Forse perché lavoro molto sulla scrittura dei ruoli e dei miei personaggi. Non mi vedo in grado di avviare un progetto senza essere convinto di avere diverse traiettorie potenti da poter sviluppare».
In Masquerade “niente è come sembra”, recita la tag-line del film, ma se il diavolo fa le pentole, a fare i coperchi sono sempre le donne, e gli uomini invece sembrano un po’ vittime: «Ognuno analizza il film in un modo diverso», commenta Bedos. «In Francia (dove ha raggiunto oltre 500mila spettatori nei primi 10 giorni di programmazione – sì, vanno al cinema mooolto più di noi, nda), alcuni giornalisti hanno descritto il film come ultra femminista. Altri l’hanno interpretato diversamente, alcuni come una critica degli eccessi della guerra dei sessi. Quello che è certo è che i personaggi femminili mi hanno sempre appassionato più di quelli maschili. Tutti i miei film e le mie opere teatrali sono interpretati da donne di carattere, brillanti, a volte crudeli, ma sempre sensibili».
Vedi la splendida Marianne di Fanny Ardant nella Belle Époque, che era tutto giocato sulla nostalgia. Ma pure in questo film, che è attuale, c’è una certa nostalgia fitzgeraldiana: «Non so da dove venga questa nostalgia patologica che sento dentro, ma sembra che io non sia l’unico a percepirla in modo così intenso, perché di fatto i miei film hanno un certo successo e molti spettatori mi scrivono sui social media per dirmi che si sentono rappresentati e a loro agio nel vedere le mie immagini. Penso che gli anni ’60/’70 avessero un fascino indefinibile, una sorta di glamour che a volte ci manca. È anche l’epoca in cui il cinema francese osava raccontare storie romanzesche. Oggi si occupa essenzialmente di commedie familiari e drammi sociali».
Ecco, dentro a Masquerade ci sono toni e generi diversissimi: la commedia, il noir, il thriller, il romance. C’è un po’ di Hitchcock, un po’ della commedia francese anni ’60, qualcosa dei film con Belmondo… «Esattamente!», concorda entusiasta Bedos. «Faccio film che mescolano tutto ciò che mi ha abbagliato quando ero più giovane e sognavo di fare cinema. Mi è sempre piaciuto mescolare generi, ispirarmi ai maestri italiani come Ettore Scola, Dino Risi… Era già accaduto per Un amore sopra le righe, e anche per La Belle Époque. I miei film assomigliano un po’ alla mia personalità, sono una persona sarcastica e molto romantica allo stesso tempo».
Lo rispecchia anche la colonna sonora, dove, accanto alle musiche di Anne-Sophie Versnaeyen (insieme a pezzi scritti dallo stesso Bedos, come La chanson d’Adélaïde che canta la stessa Adjani) e classici inglesi e francesi, ci sono due brani italianissimi: Ma che freddo fa di Nada e La bambola di Patty Pravo: «La regione in cui si svolge il film è a pochi chilometri dall’Italia, inoltre, quando si passeggia a Nizza o nei villaggi circostanti, si crede davvero di essere prossimi alla costa ligure di Genova o vicini a quella di Napoli. E poi il cinema italiano mi ha enormemente influenzato, molto più del cinema francese. Questo mix tra la commedia e il dramma che ritroviamo in tutti i miei film è merito dei registi italiani».