Matt Berninger: "Il film su The National ci rappresenta meglio della nostra musica" | Rolling Stone Italia
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Matt Berninger: “Il film su The National ci rappresenta meglio della nostra musica”

"Mistaken for strangers", documentario buffo e divertente, verrà presentato domani 24 luglio nelle sale italiane. Abbiamo parlato con il leader della band e suo fratello, il regista

Matt Berninger: “Il film su The National ci rappresenta meglio della nostra musica”

La signora Berninger è una donna fortunata. Non soltanto perché il figlio maggiore è il cantante di The National e il fratellino è un regista affermato, ma anche perché sono arrivati al successo grazie al reciproco supporto. Di amore fraterno è intriso il “loro” buffissimo film Mistaken For Strangers, diretto da Tom Berninger e prodotto da Matt Berninger, già evento di apertura del Tribeca Film Festival e ora in procinto di approdare nella sale italiane, domani, 24 luglio, nel circuito Space.

Si tratta di un divertente rockumentary nato per puro caso: in procinto di partire per il celebre tour High Violet, il leader della band di Brooklyn decide di offrire un posto come “roadie” al fratello minore, filmmaker in erba al momento disoccupato. Questi decide però di portare con sé la videocamera e filmare ogni momento del tour (spesso provocando le ire dello staff e dei membri del gruppo, nonché di Matt stesso), ottenendo così 200 ore di registrazione tra viaggi, concerti e backstage, per uno speciale diario visivo privo di qualsiasi filtro.

Il ritratto della band e il racconto della vita dei musicisti finiscono però per diventare la cornice di un ritrovato legame tra fratelli, di una volontà di conoscersi e supportarsi che va oltre qualsiasi lite o problema e che porta – non senza un filo di tenerezza – alla nascita di un’opera prima che fa sorridere e commuove. Noi ne abbiamo parlato con il cantante Matt e il regista Tom Berninger.

Matt, il film comincia con te che ti arrabbi con tuo fratello perché non si è scritto delle domande decenti da porti, perciò prima di cominciare vorrei sottolineare che ho davanti a me un quaderno con tutti i miei quesiti nero su bianco…
Ahahahahah! Questa è veramente buona.

Mistaken for strangers è un film sulla band The National, ma soprattutto è un racconto sull’amore fraterno. Quanto è importante il concetto di fratellanza in una band composta da due coppie di fratelli?
Matt: Se siamo ancora una band dopo tanti anni e tanti momenti difficili lo dobbiamo proprio a quel tipo di legame, che ci ha tenuti insieme per tutto questo tempo. Le liti, le riappacificazioni e tutto il resto ci hanno fatti crescere insieme e resi ancora più forti.

Tom, com’è nata l’idea del film? Sei partito per il tour con l’idea di realizzare un documentario?
Assolutamente no, non c’è mai stata l’idea di un documentario nella mia testa. Non sono nemmeno un fan della musica indie! Penso poi che la band non mi avrebbe mai permesso di girarlo, probabilmente avrebbero scelto un regista molto più serio se avessero voluto un film su The National. Ho portato la videocamera soltanto per girare un video divertente da mettere sul loro sito web.

Matt, tu sei l’unico che non ha con sé il fratello. La decisione portarlo in tour è stata dettata anche dalla voglia di includerlo nella “famiglia di famiglie” che è il gruppo?
Gli ho chiesto di partire con noi principalmente perché mi mancava molto: era solo un ragazzino quando ho lasciato la casa dei nostri genitori, a Cincinnati, per andare alle superiori, quindi non ho potuto trascorrere molto tempo con lui. In più nel periodo di High Violet lui era disoccupato e noi avevamo davvero bisogno di una persona in più. E comunque sì, volevo anche che fosse parte del gruppo.

Durante il film la vostra manager viene a sapere delle riprese di Tom e si mostra piuttosto preoccupata per l’integrità dell’immagine della band. Tu Matt te ne sei mai preoccupato o ti fidavi di tuo fratello?
A dire il vero non siamo una band che presta particolare attenzione alla propria immagine. Se mi metto a pensare a gruppi rock che hanno un’immagine particolarmente curata mi vengono in mente gli Strokes o gli Interpol, loro sì che sono perfetti, ma noi ce ne siamo sempre fregati. Diciamo che non sono molto protettivo della mia privacy, anzi, anche nella musica non ho mai avuto vergogna di mostrare i miei lati peggiori, quindi ero aperto alla possibilità che mio fratello mettesse tutto nel film.

Tom quando hai cominciato a pensare che tutto il materiale registrato sarebbe potuto diventare un film interessante?
Durante il processo di “editing”, insieme alla mia co-autrice Carin Besser (la moglie di mio fratello). Abbiamo guardato le riprese di me ubriaco sul bus e ci siamo resi conto di quanto fosse triste, ma anche che i miei casini erano la parte più convincente di tutto il materiale. Carin mi ha detto che un uomo davvero forte è capace di mostrare anche il suo lato patetico.

Ora hai altri progetti in mente?
Noi tre (io, mio fratello e Carin) stiamo cercando di sviluppare uno show televisivo, probabilmente sulla mia vita, e magari sarò anche tra i protagonisti. Lo so che sembra una follia, ma Matt è convinto che io sia divertente e che abbia grandi doti di empatia con le persone. La mia unica condizione è che alla fine dello show io possa diventare il cattivo.

L’impressione che ho avuto è che il film cerchi anche di tracciare una linea tra talento e successo. Ho capito bene?
Matt: È una gran bella interpretazione. Il film cerca in effetti di smontare l’idea che esistano persone “dotate”, che solo in quanto tali ottengono successo. La maggior parte della strada che porta al successo è fatta di pazienza e duro lavoro, non di semplice fortuna o di qualcosa di astratto che la gente chiama “dono”. Quello che ha sempre ostacolato mio fratello, ad esempio, è l’ansia di fallire. Ma per riuscire in ciò che fai devi crederci e non mollare mai.
Tom: Mio fratello ha la capacità di continuare a lottare anche in una battaglia persa. Ha un ottimismo sfiancante. Penso sia per questo che continua ad uscire con me.

Tu Matt hai mai pensato di mollare?
Sì, sempre. Essere costantemente in tour, lontano da casa e dagli affetti non è quel che definirei una vita semplice, quindi l’idea di scappare via da tutto questo è sempre lì. Ma la band è già passata attraverso tanti momenti bui, e ora abbiamo nuovi obiettivi: per me ad esempio adesso è importante essere un buon padre, un genitore presente nonostante la vita che faccio.

Tom, nella prima parte del film ti mostri deluso dal tour. Cosa ti aspettavi dalla vita di una rockstar e com’è invece nella realtà?
Non pensavo fosse una vita tanto dura. I ragazzi lavorano, è un lavoro vero e proprio. Certo, qualche volta festeggiano, ma poi vanno subito a dormire perché il giorno successivo hanno un altro show gigantesco da mettere in piedi. Io speravo potessimo stare di più in ogni città per vedere qualcosa, fare il turista, e invece nella mia prima volta come “esploratore del mondo” mi sentivo legato con un guinzaglio ad un tour bus sempre in movimento.

Che la band sia passata attraverso momenti bui si deduce anche dalla vostra musica: piena di atmosfere malinconiche e ti testi cupi. Il film di Tom, invece, è divertente e comico. Matt, che ne pensi di questo contrasto?
Trovo che ci rappresenti molto meglio il film di quanto non faccia la musica. Mi rendo conto che le nostre canzoni sono molto spesso emotive e oscure, ma io non mi sento davvero così per tutto il tempo. Diciamo che dischi e film sono i classici due rovesci della medaglia: i primi sono il lato triste e nostalgico, il secondo quello allegro e giocherellone.

Tom ha detto di aver portato con sé la videocamera con l’intenzione di fare qualcosa di buono per te e per la band. Ce l’ha fatta?
Matt: Assolutamente sì! Tutto è iniziato con me che gli facevo un regalo offrendogli un lavoro, e si è trasformato in lui che mi ripagava con questo meraviglioso film. Sono davvero orgoglioso di lui e trovo che il film sia fantastico.
Tom: Ho detto quella frase quando ho capito che il progetto mi stava permettendo di guardare dentro me stesso. Speravo che questo fosse sufficiente per sostenere l’intero film.

In questi giorni siete in tour in Italia: stasera a Ferrara, domani a Roma, il 25 luglio a Vasto e il 26 a Lucca. Cosa ci dobbiamo aspettare dai vostri concerti dal vivo?
Sicuramente un caos totale; dal vivo siamo decisamente molto più casinari di quanto possiamo sembrare ascoltando i nostri dischi. Per quanto mi riguarda io invece mi aspetto di bere tanto buon vino, andare fuori di testa sul palco e divertirmi il più possibile. Ogni concerto può essere davvero davvero fantastico oppure un disastro totale, ma secondo me in entrambi i casi vale la pena esserci.

Tom, tu tornerai in tour con The National?
Personalmente non li ho mai lasciati. Sono loro che mi hanno licenziato!

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