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Michael Shannon: «Vivo nel grigiore più assoluto»

È uno dei caratteristi più rock in circolazione: il detective di 'Animali notturni' e il terribile colonnello de 'La forma dell'acqua' vi dicono qualcosa? Adesso l'attore, nominato due volte all'Oscar, torna con '12 soldiers'.

Per chi vive a New York, e fa largamente uso di mezzi pubblici (leggi NY City Subway) non è raro poter incontrare VIP, gente dello spettacolo, attori, musicisti, scrittori, coreografi..… il problema è saperli riconoscere e fingere un’indifferenza glaciale tale da non tradire l’eccitamento provato per via della “scoperta”. Altre volte, le connotazioni e i tratti facciali sono talmente conosciuti che è impossibile far finta di nulla. Questa è l’occasione in cui incontro Michael Shannon (2 nomination agli Oscar, Boardwalk Empire, Revolutionary Road, 99 Homes, Animali notturni e La forma dell’acqua di Guillermo Del Toro): capelli mossi, occhiaie infinite, aspetto quasi trasandato tipico da passeggero newyorkese d.o.c. che sfida caldo e umidità 24/7.

E siccome fortuna vuole che stia andando al The Mandarin Hotel per intervistarlo, tanta va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino. Il che tradotto editorialmente significa che La Bestia lo importuna immediatamente e spudoratamente, rivelando senza mezzi termini il fatto che ci si vedrà in albergo per le interviste di 12 Soldiers, diretto dal debuttante Nicolai Fuglsig. Nel cast anche Chris Hemsworth, Michael Peña, Navid Negahban.

Perché hai scelto di fare l’attore?
Perché amo la recitazione, apre la mente. Un lavoro duro, perché passi il più del tempo a interpretare pensieri e gesta di qualcun altro, e il tutto senza dover rendere conto a nessuno, una pacchia davvero… però corriamo il rischio di rimanere intrappolati in quella persona, è difficile rimanere sani di mente. A volte credo che recitare sia un mestiere anche inutile, non so se contribuisce a rendere il mondo un posto migliore.

La parte più odiosa del tuo mestiere?
Fare esercizio, gli attori di oggi sono peggio dei bodybuilder. Ho iniziato a recitare perché odiavo gli sport e non volevo allenarmi mai. Invece come attore mi sono reso conto che devo mantenermi in forma, altrimenti i miei ruoli li danno a quelli che vanno in palestra.

Che storia è 12 Soldiers?
Il film è basato su fatti realmente accaduti: la traccia narrativa segue l’impresa di un team americano delle forze speciali che, dopo l’11 settembre, si unisce a una milizia afghana e combattesia i talebani che gli alleati di Al-Qaida. Una storia speciale, vera, con una comunanza di esperienze umane che mi hanno fatto appassionare: la lontananza dalla famiglia, il fatto di dover viaggiare, di guardarsi sempre le spalle, di doversi adattare in realtà sconosciute… Ovvio, loro rischiano la vita, mentre io ne parlo a livello didattico.

Come scegli i tuoi ruoli?
In base alle emozioni che mi danno i personaggi, e sopratutto storie che raccontano di momenti e persone vere, che hanno toccato il fondo, mi piace capire e vedere come sono risaliti. Prossimamente uscirà anche Fahrenheit 451, il remake di Netflix. Una storia adattata dal romanzo distopico di Ray Bradbury, già portato sullo schermo nel 1966 da Francois Truffaut. Diretto da Ramin Bahrani, ci sono anche Michael B. Jordan e Sofia Boutella.

Qual è stata la scena più difficile?
La prima che ho fatto. Il mio primo giorno sul set ho passato 10 ore a bruciare di tutto, tende, mobili, montagne di libri, purtroppo tutti veri. Non so, spero di non sviluppare nessuna malattia ai polmoni. Mi hanno chiesto se volevo mettere un sistema idraulico sotto la tuta per rimanere fresco, ma quando ho visto che funzionava solo per 10 minuti ho deciso che il mio personaggio era troppo ‘duro’ e che non avevo bisogno. Era il mio primo giorno, non volevo che la troupe pensasse che fossi una fighetta sfigata.

Forse perché il Michael Shannon che vediamo sullo schermo è uno duro, un tipo tosto?
Non so perchè la gente ha questa idea di me. I miei ruoli sono molto diversi tra loro, rispecchiano il mondo, la vita non è solo in bianco e nero. Sono il classico tipo normale, vivo nel grigiore più assoluto.

Un libro che potresti consigliarci?
Mi piacciono le biografie. L’ultima che ho letto è Straight Life: The Story of Art Pepper, del sassofonista Art Pepper. Ha suonato con Chet Baker, una vita difficile segnata da carcere e droga. Sua madre era di origine italiana.

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