Schivo e sorridente, Neri Marcoré si muove ancora con pudore e misura nel ruolo di direttore artistico di RisorgiMarche, il festival ideato e promosso con Giambattista Tofoni. Sapeva di fare una cosa importante, l’anno scorso, organizzando un festival lungo un’estate di concerti di altissimo livello per far rimettere in piedi una regione orgogliosa ma in difficoltà, perché un terremoto scuote case, comunità, anime e corpi. E la musica può contribuire a ricomporre tutto, dall’identità alla voglia di ricominciare. Non poteva immaginare, però, che quello iniziato come un moto spontaneo e pacifico di ribellione a quella catastrofe naturale diventasse un appuntamento culturale, sociale, artistico, emotivo di tale portata. Al suo secondo anno è già un’iniziativa irrinunciabile, per i big della musica (ci saranno anche Noa e Toquinho, oltre al meglio della musica italiana e anche uno sguardo a generi diversi, come con Clementino) come per un pubblico che l’anno scorso ha fatto registrare e superare quota 80.000 presenze. Arrivare a 100.000, dal primo luglio al due agosto, partendo con Piero Pelù (il calendario è qui), non è affatto un’utopia. Anche perché non si è sciolta con l’infrangersi dell’onda emotiva immediata la “cordata” morale e materiale di aziende, enti e sponsor che sostiene RisorgiMarche. Un esempio su tutti è il percorso della Siae: a L’Aquila con il Jazz, l’anno scorso nel Lazio, in “Amatrice nel cuore”, con grandi nomi del nostro cantautorato e da due anni qui.
Fa effetto vedere il supercattivo di Smetto quando voglio dirigere questa Woodstock della solidarietà.
È la bellezza di questo mestiere: vesti i panni di un fetente e poi nella tua vita, privata e di personaggio pubblico, puoi arrivare a organizzare qualcosa di così bello, un’iniziativa di impegno civile in cui posso sfruttare le mie conoscenze, il mio mestiere per far sì che si riscopra una regione ferita dal terremoto di due anni fa. Una terra che sta affrontando tuttora un lungo percorso di ricostruzione. E mentre la politica fa il suo, rimettendo insieme un tessuto connettivo sociale ed economico aiutando la popolazione nel ritrovare i propri luoghi e i propri spazi, aiutando le aziende in difficoltà, noi società civile facciamo il nostro per non far calare la luce dei riflettori da questa zona bellissima d’Italia che deve rimettersi in piedi. Faccio tutto questo con l’aiuto di amici artisti che si esibiscono gratuitamente e in una stagione in cui non è facile trovare date libere (infatti potrebbero esserci ancora sorprese in programma – nda), per sostenere insieme un pezzo d’Italia. Che conosco bene, che è nel mio cuore. Tutto mentre si fa musica in luoghi meravigliosi, da raggiungere a piedi, per poi sedersi sui prati e socializzare.
C’è una similitudine però con Smetto quando voglio: RisorgiMarche è rock e d’autore.
E non solo. Vogliamo abbracciare il maggior numero di persone e qualsiasi fascia d’età: ecco il perché di un calendario ricco, composito, sempre diverso che possa richiamare bambini e ragazzi senza che i genitori si annoino. E viceversa, perché poi non sai chi accompagna chi, certe sere. L’ambizione è quella che gli orizzonti culturali si allarghino in tutte le generazioni, vedendole spalla a spalla in questi meravigliosi paesaggi. Perché non dimentichiamo che per far rivivere un luogo ferito, noi andiamo in paesi, borghi, valli, angoli difficili da raggiungere ma meravigliosi da vivere.
Il 31 luglio, il giorno del tuo compleanno, l’anno scorso hai festeggiato con un live di Brunori Sas. Quest’anno che ti sei regalato?
Una festa a sorpresa. Non sappiamo ancora dove e con chi. O meglio, non lo so io, che sono il festeggiato. È un’idea dei miei amici e collaboratori. Vi invito a venire per capirlo insieme, sarà sicuramente una serata speciale. Confesso che sono curioso e forse pure un po’ preoccupato.
Intanto il giorno dopo i bagordi, hai messo a suonare un pezzo da 90.
È stata una bella novità e una sfida vinta quella di allargarsi ad artisti internazionali. Noa e Toquinho, che appunto suonerà il primo agosto, ci fanno allargare anche gli orizzonti geografici. Confermandoci che stiamo facendo e abbiamo fatto un ottimo lavoro.
Facciamo un bilancio dell’anno scorso. Te lo aspettavi un successo simile?
Mi aspettavo che riscuotesse attenzione, certo non potevo pensare a 80.000 presenze. Le camminate, i chilometri sotto il sole, all’inizio considerati anche da noi come criticità, come elementi ostici, sono diventati un punto di forza. L’avevo già capito al Festival “I suoni delle Dolomiti”, quando mi avevano invitato. Se superi la pigrizia e la paura di non essere abituato a vivere i live e in generale un evento in un’altra maniera, ti riconquisti come uomo e come appassionato di musica un ritmo lento, una giornata diversa, un incedere più umano che ti aiuta ad apprezzare di più vita e arte. E sapevo che potesse essere qualcosa di speciale per più persone di quelle che ci saremmo potute aspettare.
Meno telefonini a riprendere i live, o a prendere il posto degli accendini, più cantate insieme. E un pubblico che si guarda in faccia, parla, cammina insieme.
Esatto. È stato bello anche sentire l’affetto del popolo di RisorgiMarche ogni giorno. Perché sono diventati una comunità, anche per quei chilometri a piedi fatti fianco a fianco, perché nei luoghi dei concerti con la macchina non ci puoi arrivare, se non fino a un certo punto. L’ultimo chilometro te lo devi conquistare. Lo vedi, questo senso di identità, anche sui social, quando alcuni lanciano critiche strumentali all’iniziativa, dettate da altro che non fosse la musica e la cultura, e arrivava il pubblico stesso dei concerti a difenderti, prima ancora che lo facessi tu stesso. Quelle voci critiche innescate spesso da altre ragioni venivano contrastate dall’emozione positiva di chi aveva vissuto RisorgiMarche. Non è un festival che facciamo per farci dire bravi o per avere qualche medaglia ma per spingere nella direzione della resurrezione di un territorio speciale. E il seme di una rinascita può essere anche la musica.
Con chi ti esibirai?
Non ho programmato nulla. Approfitto dell’amicizia di tutti questi meravigliosi artisti per suonare e cantare anche io, mettendomi per primo in gioco con autoironia, scherzando su me stesso, ma i professionisti sono loro.
Hai già costruito due cartelloni in due anni da grande festival musicale. Ora però devi chiudere gli occhi, sognare e dirmi chi vorrebbe avere Neri Marcoré nella sua Woodstock marchigiana. Magari proprio alla sua festa a sorpresa!
John Mayer e Sting. In fondo il secondo non dovrebbe neanche fare troppi chilometri.