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Per Timothée Chalamet Bob Dylan «ha una delle voci più belle di tutti i tempi»: ecco in che modo ha imparato a cantare come lui

Abbiamo incontrato Eric Vetro, vocal coach delle star, per farci spiegare come ha aiutato Chalamet a trasformarsi in Bob Dylan per 'A Complete Unknown'

Foto: MACALL POLAY/SEARCHLIGHT PICTURES; KEN SAWYER

Bob Dylan è un bravo cantante? Timothée Chalamet, che lo interpreta in A Complete Unknown (in uscita in Italia il prossimo 23 gennaio, ndt), non ha esitato a dare la sua opinione in una parte inedita della sua cover story per Rolling Stone US. “Penso che sia un cantante fantastico”, ha detto, citando le registrazioni di Dylan di Blind Willie McTell e Mama, You’ve Been on My Mind come prova. “La musica è soggettiva e l’arte è soggettiva. Per me ha una delle voci più belle di tutti i tempi”.

Per imparare a cantare come Dylan, Chalamet ha arruolato Eric Vetro, che è diventato il vocal coach di riferimento di Hollywood. Tra gli altri, ha lavorato con Austin Butler per Elvis e con Jeremy Allen White per il film biografico su Springsteen in produzione, Deliver Me from Nowhere, così come con Monica Barbaro, che interpreta Joan Baez in A Complete Unknown. Nella nostra intervista, Vetro ha spiegato come ha aiutato Chalamet a trasformarsi e perché ha dovuto ignorare alcuni dei suoi istinti nel processo.

Bob Dylan ha una voce molto particolare. È un grande cantante, anche se forse non a livello tecnico. Deve rappresentare una sfida affascinante per un insegnante di canto: non è come cercare di preparare qualcuno a interpretare Céline Dion. È qualcosa di molto specifico.
L’ho fatto parecchie volte. Ho lavorato con Renée Zellweger quando ha interpretato Judy (il film biografico su Judy Garland, nda), Austin Butler quando ha interpretato Elvis e Hugh Jackman quando ha impersonato Peter Allen in The Boy from Oz a Broadway. Mi concentro su questo: “Qual è l’essenza di questa persona? Cosa fa risaltare la sua voce?”. Il tono, il modo in cui pronunciano le parole, tutto. Cerchiamo di lavorare sull’essenza della persona, non di farne un’imitazione. C’è davvero una grossa differenza. In questo caso, Timothée Chalamet è probabilmente la definizione vivente di “carismatico”. Ha un campo di energia fortissimo intorno a lui. Quando entra in una stanza, tutto cambia. È sorprendente. Immagino che diresti che è quell’x factor sfuggente di cui tutti parlano sempre, ma la sua potenza è semplicemente fuori scala.

Prima avevi lavorato con Timothée anche per Wonka, che si è anche sovrapposto alla sua preparazione per interpretare Dylan. Hai mantenuto i progetti completamente separati?
Quando girava Wonka, eravamo molto chiari su questa distinzione, perché le voci sono molto diverse. Siamo stati fortunati ad avere più tempo per lavorare su Dylan. Ci siamo detti: “Ok, la prossima cosa su cui lavoreremo è Dylan”, ma non abbiamo iniziato finché non ha finito con Wonka. Per quel musical, si trattava solo di renderlo il più naturale possibile, per non sembrare che all’improvviso fosse a Broadway. In realtà lì semplicemente comunica, parla e fa emergere i suoi sentimenti.

Come ti sei preparato a comprendere la voce di Dylan?
Potrei dire che ho appena iniziato ad ascoltarlo, ma questa volta con un orecchio diverso. Quando ascolto le persone oggi, non posso fare a meno di chiedermi: “Se lavorassero con me, cosa farei?”. Quando ero molto più giovane, invece, non lo facevo così spesso. Ascoltando Bob Dylan anni fa, pensavo che avesse una voce davvero unica, non quella che sarebbe considerata una voce classicamente bella. Si trattava più di ascoltare le parole, la musica e il messaggio. Quando Timmy ha detto che voleva lavorare con me sul film di Dylan, ho cominciato ad ascoltarlo con un orecchio completamente diverso. È ovviamente la nasalità della sua voce, ma pure il modo in cui pronuncia le parole. Trovo molto interessante il fatto che sembri giovane e allo stesso tempo vecchio. Anche quando era giovane, aveva l’energia di un’anima antica.

Che tipo di esercizi hai dato a Timothée per aiutarlo ad arrivare a quel risultato?
Abbiamo fatto i normali esercizi che darei a chiunque per rafforzare la propria voce, ampliare la propria estensione. È così che abbiamo cominciato. Quindi abbiamo iniziato a fare un po’ di più quelli che chiamereste esercizi per il naso anteriore. E poi, mentre continuavamo, iniziavo a provare a convincerlo a pensare: “Come farebbe Bob questo esercizio? Se avesse intenzione di prendere una lezione di canto, come la farebbe? Come si sentirebbe al riguardo? Vorrebbe farla? Gli piacerebbe?”.

Puoi spiegarci quegli esercizi nasali nello specifico?
Di’ “me, me, may, may”. Pensalo però in avanti, nella parte anteriore del viso, in quella che sarebbe considerata la tua maschera, e prova a pronunciare “me, yay yay”. “Me, yay yay, yay”: vedi? È molto nasale, molto diretto. Ho sempre cercato il giusto equilibrio per ottenere abbastanza di quel suono da sembrare Bob Dylan, ma senza lasciare che arrivasse al livello di diventare una sua caricatura.

Timmy è si è mai presentato nei panni nel personaggio?
Ho visto Timmy trasformarsi sempre di più in Bob. Poi ha iniziato, quando arrivava ai nostri incontri, a parlare come Bob e non c’era bisogno di sottolinearlo: è successo in maniera molto spontanea. Ricordo il primo giorno in cui entrò con una chitarra e aveva il supporto dell’armonica al collo. E sono rimasto colpito da quanto tutto sembrasse naturale. Sembrava che lo facesse da sempre. Come accadrebbe con Bob Dylan. Ti racconto anche questo aneddoto. Ho un assistente/tuttofare, Josh. Un giorno Timmy era in anticipo e stava aspettando fuori. Josh si avvicina e dice: “A cosa stai lavorando?”. E Timmy gli risponde che stava lavorando al film di Bob Dylan, e lui gli chiede la sua canzone preferita di Bob Dylan. E Timmy ha iniziato a cantarla e suonarla, in piedi sul vialetto. Quando Josh mi ha raccontato questa storia, all’inizio ero così toccato dal fatto che Timmy fosse così gentile, generoso e amichevole. Ma ho anche pensato: “Ecco qua. Sta davvero diventando Bob Dylan”, perché potevi immaginare che Bob Dylan avrebbe fatto la stessa cosa. Ho pensato: “Questo film sarà fantastico perché Timmy fa davvero i compiti, sa cosa sta facendo”.

Hai anche lavorato con Monica Barbaro per la sua interpretazione di Joan Baez, che è stata una sfida decisamente diversa.
Lo è stata, perché Joan Baez non solo ha una voce molto particolare, ma non è facile cantare così. Ha quella voce acuta da soprano e anche un vibrato molto caratteristico. Può essere difficile per qualcuno in generale, specialmente per chi non ha mai cantato prima. Ma Monica è simile a Timmy, nel senso che è molto diligente. Portava sempre con sé un quaderno per prendere appunti su tutto ciò che le dicevo. Ascoltavamo insieme e sceglievamo: dove il vibrato è più forte o più pesante? Dove lo è un po’ meno? Dove la sua voce è un po’ più forte? Joan Baez ha un approccio piuttosto forte e aggressivo alla musica. Non è morbida o demure.

La differenza tra i loro approcci al canto folk è piuttosto netta.
Sì, assolutamente. Quello di Bob è più naturale, più simile al parlare, al raccontare una storia, rispetto a quello di Joan. Soprattutto nel mondo di oggi, quando li ascolti: a quel tempo non credo che la gente lo considerasse così diverso come invece accadrebbe oggi. Perché invece la voce di Joan è così diversa nel mondo di oggi. Quanti cantanti pop conosci che cantano così? Joan ha un po’ di quella qualità operistica, non solo il tono o il vibrato ma anche lo stile, la forza, il sostegno del respiro. Mentre Bob non faceva grandi respiri. Non pensava: “Arriverò all’ultima fila con la mia voce”.

Dato che Dylan fuma così tante sigarette, immagino che questo abbia influito sulla sua capacità respiratoria?
Sì, e questo è emerso di recente in un altro film in cui qualcuno diceva: “Dovresti fumare molte sigarette così la tua voce sarà roca”. E io ho pensato: no, non è un modo sano per arrivarci. Possiamo ottenere questo suono senza danneggiare la voce. Perché poi le sigarette influenzeranno la voce di Bob in modo diverso rispetto alla mia o alla tua. Quindi, solo perché stiamo facendo la stessa cosa, non significa che il risultato sarà lo stesso modo. Abbiamo corde vocali diverse.

Hai esaminato anche le influenze di Dylan, come Woody Guthrie?
Sì, perché non ricordavo molto di Woody Guthrie. Quando l’ho ascoltato, ho pensato: “Ok, ho capito”. Puoi sentire nella voce che Bob adotta alcuni dei suoi manierismi, il modo in cui parla, il modo in cui non dà tanto supporto aereo. È un po’ nella parte posteriore della gola, e poi un po’ su. Puoi sentire come si sarebbe trasformato nella sua stessa voce.

Quello che ho capito è che ora c’è molta più conoscenza su come ottenere suoni vocali rochi in modi sani, senza danneggiare la voce.
È tutto diverso ora. Sono vecchio: ho visto così tanti modi e stili di vita andare e venire. Le persone sono molto più consapevoli della propria salute fisica, e anche della propria salute mentale. Molti anni fa ho lavorato con un cantante che agitava un flacone di pillole, senza nemmeno guardarlo: ne metteva un buon numero in mano, se lo ficcava in bocca e poi lo buttava giù con della tequila. A quei tempi fumare e bere era la norma, così come cantare con voce stridente, urlare e poi andare dal medico e farsi iniezioni di cortisone quando avevi un grande concerto e la tua voce era scomparsa.

Mi risulta che ora stai lavorando con Jeremy Allen White per il biopic di Bruce Springsteen.
Sì, sono già diversi mesi. Sta andando alla grande. È fantastico. Adoro lavorare con lui, cattura Springsteen davvero magnificamente. Questo è un altro caso in cui dobbiamo lavorare per ottenere un suono sicuro. E non vuoi danneggiare la tua voce per ottenerlo.

Attraverso il processo con Timothée, hai acquisito un nuovo apprezzamento per ciò che Dylan stava facendo vocalmente?
Sento che ci fosse il desiderio di esprimere ciò che pensava o sentiva, ed è da lì che penso che provenga la sua magia. Non lo stava facendo per ego. Lo faceva per questa vera, genuina compulsione a esprimere certi pensieri e certe idee. La sua intensità ti attira, riesci a sentire quella sincerità. Penso che Timmy riesca a catturare tutto questo, perché anche lui è quel tipo di persona. Ci sono state così tante volte in cui ho avuto i brividi, perché pensavo tra me e me: “Wow, ha davvero colto l’essenza di Bob Dylan”. Non una sua caricatura, non un’imitazione, mi sentivo davvero come se fossi in presenza di Bob. Quando [Timmy] cantava le canzoni, in qualche modo pensavo: “Adesso le capisco meglio”.

È un buon segno, perché penso che uno degli obiettivi del film sia far conoscere Bob Dylan al pubblico giovane.
Penso che funzionerà, perché sono dovuto andare oltre la mia ricerca per far sì che le persone “suonassero” sempre meglio. Questa è tutta la mia vita, far sembrare che qualcuno abbia una voce migliore, una bella voce. Ma questa esperienza di lavoro con Timmy ha prevalso su tutto. Quindi, se ha convinto me, penso che conquisterà molte persone che ora vorranno ascoltare Bob Dylan.

Da Rolling Stone US

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