Sofia Boutella non è abituata a restare nello stesso posto troppo a lungo. Ballerina classica all’età di 5 anni, padre musicista jazz, madre architetto, è nata nel 1982 a Bab El Oued, un distretto di Algeri, città che ha dovuto abbandonare nel 1992 a causa dello scoppio della guerra civile. È quindi approdata a Parigi, dove ha capito presto che la sua passione era ballare street e hip hop. Per non farsi mancare niente, a 18 anni è anche entrata nella Nazionale francese di ginnastica ritmica. Ma per lei quello era soltanto l’inizio.
Sofia è diventata famosa nel 2007, grazie a un celebre spot Nike in cui sfidava a colpi di danza un’enorme altoparlante. Poi ha girato il mondo nel corpo di ballo di uno dei tour di musica pop più apprezzati e memorabili degli anni ’00, il Confessions Tour di Madonna. In seguito, Sofia è stata la protagonista del video Hollywood Tonight, tratto dall’album postumo di Michael Jackson, Michael (2010). A lei però non piace star ferma nemmeno professionalmente, e così dal palco è passata al grande schermo. Ballerina nel film StreetDance 2, nel 2014 ha interpretato il ruolo di Gazelle, una spietata killer dotata di protesi letali nello spy movie fumettistico Kingsman, a fianco di Colin Firth e Samuel L. Jackson. Sofia è tornata al cinema nei panni di una misteriosa e seducente guerriera aliena di nome Jaylah, in Star Trek Beyond, terzo capitolo del reboot della famosa saga di fantascienza, questa volta scritto da Simon Pegg e Doug Jung e diretto da Justin Lin (i due film precedenti erano stati diretti da J.J. Abrams, ndr). L’abbiamo incontrata a Londra, dove di recente ha girato The Coldest City con Charlize Theron e James McAvoy, ed è ora impegnata nelle riprese del remake di The Mummy, insieme a Tom Cruise, e in questo blockbuster, in uscita nel 2017, Sofia interpreterà proprio il ruolo più interessante: quello della mummia.
Il prossimo settembre si festeggerà il 50esimo anniversario di Star Trek. Star Trek Beyond sarà roba grossa per i fan, ma tutto è ancora avvolto nel mistero. Che ci puoi dire sul film e sul personaggio di Jaylah?
Jaylah è un personaggio energico e risoluto, con le idee ben chiare in testa. Una sopravvissuta, una donna estremamente indipendente che ha dovuto imparare a cavarsela da sola. È il massimo che posso dirti.
Abbastanza vaga, ma ok.
Posso però aggiungere questo: quanto a personalità, Jaylah assomiglia molto al capitano Kirk. Quindi puoi immaginare che cosa succede, quando due tipi del genere entrano in contatto…
Certo.
Cioè?
Se le danno di santa ragione.
Ma no! Non hai capito niente, non è quello che intendevo!
Nel senso che litigano su chi deve essere al comando!
Se la mettiamo così… Ma non si picchiano, questo è sicuro.
Dimmi una cosa: conoscevi la saga prima di prendere parte al progetto?
In realtà, no. Cioè, da piccola beccavo sempre Star Trek facendo zapping in tv, ma non è mai stato uno show con cui sono cresciuta. Però, quando mi hanno scritturata, ho iniziato a recuperare tutto.
Cosa ti è piaciuto di più?
Ho amato L’ira di Khan, ma anche il primo film della saga originale, di cui non ricordo il nome. Perché è stata davvero una scoperta incredibile. Ricordi quella scena? Sei un fan tu?
Non so se mi definirei un fan, ma un’infarinatura generale ce l’ho.
Beh, insomma, la scena in cui si avvicinano lentamente alla nave spaziale. È davvero eccezionale vedere cosa erano capaci di fare a quei tempi, senza computer grafica.
Hai già fatto la conoscenza dei fan, dei trekkies?
Non ancora.
Peccato. Ti avrei chiesto chi vincerebbe in un ipotetico scontro mortale, se i fan di Star Trek o quelli di Madonna.
Come ti ho detto i trekkies non li ho incontrati, ma ho avuto a che fare con i fan di Madonna. E cavolo, se loro non sono agguerriti!
Sei mai stata nerd riguardo a qualcosa?
bNo, ma avrei voluto esserlo quando sono cresciuta. Non mi è mai capitato. Certo, mi è successo di venire ispirata da qualcosa, ma non ci sono mai rimasta aggrappata, non è mai diventata la “mia” cosa. Anche da ragazzina, quando guardavo i video di Michael Jackson e Fred Astaire, ne restavo ipnotizzata e li riguardavo in continuazione, ma non sarebbero mai diventati la “mia” cosa, tutto il tempo. Hai capito quello che intendo? Credo che per essere nerd tu debba possedere quella particolare indole oppure niente, e a me sarebbe piaciuto averla.
Senti, ho letto in una tua intervista che nelle scene d’azione di Kingsman hai chiesto agli stunt di scandire il ritmo delle scene d’azione come fossero scene di ballo. L’hai chiesto anche stavolta?
Sì. Il ritmo è necessario. Conosci il parkour? È un tipo di disciplina urbana in cui ti muovi per la città saltellando in maniera rapida e acrobatica. È stato il mio allenamento per la parte, e serve una musicalità anche per quello. Poi ho imparato il bojutsu, un’arte marziale che usa bastoni di bambù, e ho combattuto sferrando colpi come se stessi solfeggiando.
Figo.
È davvero importante avere il ritmo. Se non ce l’hai puoi farti male, o farne ad altri. Pensa che ci sono lottatori che non hanno mai danzato in vita loro, eppure… Perché il ritmo è tutto, non è vero?
A proposito di questo connubio tra danza e recitazione, tu una volta hai dichiarato che, durante il Confessions Tour, Madonna ha sempre trattato i ballerini come attori. Spiegami meglio.
Lei non è quel tipo di artista che vuole avere con sé ballerini solo per farli zompettare in giro. Dietro ogni movimento, c’è sempre una storia più profonda. Sono stata davvero fortunata a lavorare con una persona che non si limitava a urlarmi “five-six-seven-eight-pirouette-jeté”. Una canzone, per lei, non è mai semplicemente una canzone, è uno strumento per incanalare emozioni di vario genere, che possono trasmetterti benessere come renderti consapevole di qualcosa di più profondo.
In questo film interpreti un’aliena, una straniera, una donna di una cultura diversa. L’Europa sta vivendo un momento davvero delicato. Non mi sto riferendo soltanto ai tragici eventi di Parigi e Bruxelles, ma anche alla drammatica situazione dei rifugiati del Medio Oriente che scappano da guerre e persecuzione. Ci sono Paesi europei in questo momento che si oppongono strenuamente a questo esodo, come l’Austria. In questi giorni stanno addirittura ventilando la possibilità di erigere un muro sul confine italiano contro gli immigrati. Anche se quello di Star Trek è un mondo di finzione, senti la responsabilità di trasmettere il giusto messaggio con questo film? Specialmente tu che, essendo originaria di Algeri ma cresciuta a Parigi, sei figlia di due mondi…
Sai, sono nata in Algeria e, quando avevo 10 anni, ho dovuto abbandonare il mio Paese a causa della guerra civile appena scoppiata. Ma ho avuto la possibilità di un’alternativa: sono andata in Francia, ho vissuto lì e… guardami adesso. Se fossi rimasta ad Algeri, non sarei mai riuscita a diventare la persona che sono ora, fare quello che faccio, e mi considero immensamente fortunata. Vorrei che tutti avessero le stesse chance che ho avuto io, e mi riferisco a questa povera gente che non ha avuto il privilegio di nascere in un Paese sviluppato come la Francia o l’Italia o la Gran Bretagna. Il messaggio di Star Trek è da sempre quello di abbracciare le differenze, e proprio grazie a queste differenze riuscire ad amarsi l’un l’altro. Se tutti fossimo uguali, allora dove sarebbe il bello? Nella vita, per imparare, hai bisogno di incontrare qualcuno che sia il tuo completo opposto. Certo, il film è intrattenimento, e il potere di cambiare il corso degli eventi è nelle mani di altre persone, non nelle nostre. Per quel che ci spetta, possiamo provare a ispirare la gente in altri modi, ossia attraverso l’arte. E se alla fine riuscissimo ad avere un impatto su ciò che sta accadendo oggi nel mondo, sarebbe bellissimo.
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