'Solo', i segreti di Lando e del set dello spin off di 'Star Wars' | Rolling Stone Italia
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Star Wars, intervista con il cast di ‘Solo’

Oggi esce nelle sale italiane il film su Han Solo. Ecco le nostre interviste a Donald Glover e al regista Ron Howard, più una clip in esclusiva.

Oggi in Italia esce Solo: A Star Wars Story, il secondo spin off della saga stellare, dedicato alla storia del contrabbandiere spaziale reso celebre da Harrison Ford e qui interpretato da Alden Ehrenreich. Ecco le nostre interviste a Donald Glover (Lando Calrissian) e al regista Ron Howard.

Donald Glover (Lando Calrissian)

Alden ha descritto Han Solo come un cowboy dello spazio, sei d’accordo?
Glover Completamente, il bello di questo film è l’ambientazione in mondi diversi, alcuni dei quali hanno un feeling molto western vecchio stampo. Lawrence Kasdan è un grande ammiratore di Sergio Leone, ha girato western strepitosi come Silverado con Kevin Costner e Danny Glover e il bellissimo Wyatt Earp – sempre con Costner. Quindi mi sembra una descrizione molto appropriata.

Alden ha parlato con Harrison Ford. Tu hai avuto modo di ricevere consigli da Billy Dee Williams?
Glover Mi ha detto di comportarmi da gentiluomo, di sfruttare il mio fascino. Mentre mi parlava, la sua attenzione si è spostata su una ragazza che entrava nella stanza. A quel punto mi ha stretto la mano, mi ha fatto gli auguri e continuato la conversazione con quella ragazza! In fondo ha ragione lui, non c’era bisogno di sapere niente di più, basta prestare attenzione ai dettagli. Lando ha un gusto eclettico, ama vestirsi bene, è sofisticato. Ho solo cercato di accentuare questi aspetti della sua personalità.

Come hai cercato di caratterizzare il ruolo?
Glover Star Wars per me è sempre stato qualcosa di grande, sin da bambino. Lando è stato uno dei primi personaggi neri in un franchise che ha fatto il giro del mondo. Per me questo ruolo è una grossa responsabilità, ti pone dei doveri nei confronti del pubblico, e, nel mio caso, delle nuove generazioni, a cui voglio far conoscere i sacrifici che molti attori di colore hanno vissuto per creare nuove opportunità, soprattutto a Hollywood. Era importante che Lando avesse una personalità indipendente, che potesse ispirare nuove possibilità per noi afroamericani.

Come definiresti il giovane Lando?
Glover Gli piace essere in controllo della situazione. Per lui le regole sono importanti, perché dalle regole può solo trarre dei benefici. Lando è molto furbo e trova sempre delle scappatoie per facilitare il proprio business, mentre Han preferisce sempre rompere le regole e trovare il modo di farla franca. Provano rispetto reciproco, ma entrambi hanno una personalità forte e nessuno vuole darla vinta all’altro.

Dimmi dei costumi. Qual è il suo stile?
Glover Lando è sempre stato il più elegante sul set, sin dai tempi di Billy Dee. Nel film cambio spesso look e questo aggiunge carisma extra al personaggio. Il suo abbigliamento è parte integrante del carattere, è fiero di quello che indossa e gli piace farsi notare. Per lui l’eleganza è un modo di sedurre le persone: gli semplifica la vita, raggiunge più facilmente i suoi scopi.

E Ron Howard?
Glover Ron è pazzesco, le sue giornate sul set erano colossali, ogni giorno doveva organizzare più di 300 comparse, e aveva almeno 20 alieni che aspettavano di entrare in scena. Il set era enorme, gigantesco, indescrivibile, una Disneyland sotto steroidi, e questo ogni giorno, per 12 mesi. Assurdo. Pazzesco.

Ron Howard

Hai ereditato il progetto dopo che era già stato concepito ed erano iniziate le riprese. È stato difficile lavorare con materiale non tuo?
Howard Quando guardi un film, non è importante sapere quello che è successo dietro le quinte. Allo spettatore non interessa sapere che tipo di problemi tecnici ci siano stati, o come siano stati risolti i conflitti organizzativi. L’importante per loro, e per me, è il fatto che chiunque sia in grado di apprezzare il risultato finale. Mi piacerebbe che chiunque vada a vedere il film al cinema si diverta, si perda nella storia e nelle immagini. Nessuno sa quante persone hanno diretto Il Mago di Oz, ma ti assicuro che sono parecchie. L’importante è il risultato finale, poco importa come si sia arrivati.

Ma non deve essere stato semplice…
Howard Posso dire che non è stato facile, ho lavorato tantissimo, come tutti del resto, ho cercato di capire le esigenze di tutti e poi ho creato il mio film, quello che pensavo sarebbe piaciuto ai fan. Ho riscritto molti dialoghi, collaborando direttamente con gli attori. La pausa di riflessione è servita a raccogliere le idee e raccontare una storia che potesse rendere felici gli appassionati della saga e gettare le fondamenta per episodi futuri. L’importante è che il film non abbia bisogno di spiegazioni complicate, la storia è fantastica e dietro questa transizione c’è il lavoro di centinaia di persone dal talento straordinario. Non vedo l’ora di ascoltare le opinioni dei fan, sono aperto a qualsiasi critica, so di aver fatto un film che non ha bisogno di spiegazioni, e che racconta una bellissima storia.

Quando hai tra le mani un copione scritto bene, come sviluppi i personaggi?
Howard Un copione ben scritto non diventa necessariamente un bel film. Visivamente devi saper interpretare i colpi di scena, che su carta spesso non descrivono la vera natura del personaggio. Questo film è molto più avventuroso rispetto ad altri della saga, il protagonista è alla ricerca di se stesso e ci sono molte sorprese, soprattutto quando cerca di controllare il proprio destino. È un film d’azione, ma allo stesso tempo comico e un po’ romantico.

Come fai a capire che la storia che ti propongono è quella che vuoi raccontare?
Howard Devi sognare di condividere la storia con gli altri. Non è importante sapere come scrivere una sceneggiatura, e non importa se dura 6 minuti, 60 o magari due ore. A me piace scrivere, ma spesso leggo un copione e mi innamoro del lavoro che ha fatto un’altro. Per me un’idea originale vale di più di qualsiasi tecnica. Una bella storia contiene vari elementi, tra cui le relazioni umane e un elemento essenziale… l’amore. Sono un sentimentale, ma l’amore è un soggetto complicato, può salvare o distruggere il mondo. Che la forza sia con tutti voi!