«Tutto questo è solo per noi, allora?».
Cinque minuti prima, Stephen Graham era entrato in un ristorante mediorientale nel centro di Manhattan, aveva stretto la mano per presentarsi e si era scusato velocemente per andare in bagno. Un’ora prima, il massiccio attore britannico più noto da queste parti per aver interpretato duri e gangster era in un talk show del mattino, dopo aver chiacchierato con Jimmy Fallon la sera prima. Tra circa un’ora, Graham verrà portato via per un’intervista radiofonica in diretta. È appena tornato al suo posto a un piccolo tavolo d’angolo quando all’improvviso nota l’enorme vassoio di salse appoggiato davanti a noi su un supporto rialzato. I suoi occhi si spalancano, un sorriso gli si disegna sul viso e, per un secondo, Graham sembra un incrocio tra un bambino la mattina di Natale e l’uomo più impegnato del mondo che finalmente riprende fiato. «Bene allora», dice con il suo accento di Liverpool, allungando la mano verso una pita. «Facciamo due chiacchiere, ok?».
Graham non avrebbe dovuto essere a New York; ci eravamo dati appuntamento su Zoom una settimana prima. Ma questo è stato prima che Adolescence, la miniserie in quattro parti realizzata da Plan B e dalla società di produzione di Graham, Matriarch, uscisse ufficialmente su Netflix il 14 marzo. Nel corso di un weekend, la storia di un ragazzo di 13 anni (interpretato da Owen Cooper) arrestato per l’omicidio di una compagna di classe e le conseguenze che ne seguono sono diventate un fenomeno. Lunedì mattina era lo show più visto sullo streamer, aveva ricevuto recensioni entusiastiche e stava ispirando decine di editoriali esull’impatto della cultura incel sui giovani uomini. Erano arrivate numerose richieste di apparizioni televisive di alto profilo, il che significava che Graham, che recita in tre dei quattro episodi e ha co-sceneggiato l’intera serie, ora stava stringendo mani di persona. Si aspettava che il progetto potesse causare un po’ di scalpore nel suo Paese natale, ma non aveva idea che, solo pochi giorni dopo l’uscita, avrebbe avuto questo impatto in tutto il mondo.
«Ho ricevuto un messaggio da un mio amico, che mi diceva quanto fosse importante Adolescence in India», racconta. «E la mia prima risposta è stata: “Aspetta… hai detto India? Ho sentito bene?”. A quanto pare, sta davvero toccando un nervo scoperto lì. Ma sembra che sia successo un po’ ovunque. Devi pensare che, quando abbiamo deciso di farlo, era tutto molto colloquiale. Ma è come se avessimo gettato un sasso in questo stagno e l’effetto a catena che ha prodotto è stato incredibile».
A sentire Graham, la base di Adolescence inizia con un viaggio in macchina, anche se in realtà, aggiunge subito, si può risalire ancora più indietro, a una telefonata. Un vecchio amico attore di nome Philip Barantini stava cercando di dare il via a una carriera da regista e telefonò a Graham per chiedergli di recitare nel suo primo film. Graham rifiutò cortesemente, poi gli fece una controfferta: trova un equilibrio dietro la macchina da presa, poi torna quando sarai pronto per il prossimo. Quando Barantini gli mostrò Seconds Out, il suo cortometraggio del 2019 su un pugile affetto da problemi di salute mentale, Graham ne rimase colpito. Il regista ricordò al suo amico quello che aveva promesso e propose a Graham il suo cortometraggio successivo, basato sul periodo in cui Barantini lavorava in un ristorante. Voleva che Graham interpretasse uno chef. Oh, e un’altra cosa: il tutto sarebbe stato fatto in una sola ripresa.
Il risultato sarebbe diventato un banco di prova per Boiling Point – Il disastro è servito, il film-caso del 2021 di Barantini che ha ampliato l’idea di seguire uno chef sull’orlo di una crisi di nervi tramite un’unica lunga ripresa continua a ben 92 minuti. «Stacco: siamo ai BAFTA», dice Graham, riferendosi all’equivalente britannico degli Oscar. «Il film è in lizza per un sacco di premi. Attira molta attenzione. Da Plan B mi avevano contattato per fare qualcosa in Tv che sarebbe stato, tipo, otto episodi in cui seguivo qualcuno in giro in un’unica ripresa. Simile a Boiling Point stilisticamente, ma diverso. Ho detto loro grazie, è una bella proposta, ma non sono sicuro di volerlo fare. L’ho detto a Phil durante il viaggio in macchina di ritorno dopo la premiazione, e lui ha risposto: “Be, cazzo, è un’ottima offerta, amico! Cosa vorresti fare?”».

Alice Feetham, Vinette Robinson e Stephen Graham in ‘Boiling Point – Il disastro è servito’. Foto: Saban Films/Everett Collection
«E giuro sulla vita della mia defunta madre», continua Graham, facendo il segno della croce e lanciando un bacio al cielo, «che in quel momento ho sperimentato quello che i miei amici musicisti mi hanno descritto quando ho chiesto loro come hanno scritto una canzone. Mi hanno spiegato che è come se stessero tirando fuori la melodia e il testo dall’etere, come se fossero già lì ad aspettarli. Non voglio sembrare pretenzioso, sono le mie radici operaie, amico, ma in un solo secondo, avevo l’intero show nella mia testa. Tutto. Mi sono semplicemente girato verso Phil: “Ok, ecco di cosa si tratta…”».
Graham ricordava di aver letto una storia su un ragazzo che aveva accoltellato una giovane donna in un paese non troppo lontano da dove viveva. Qualche mese dopo, stava guardando il telegiornale della sera quando è partito un servizio su un’altra ragazza adolescente aggredita con un coltello. «Non solo un caso completamente diverso», nota. «Era proprio successo dall’altra parte del Regno Unito! E badate bene, questo è successo prima dell’incidente a Southport» – in cui tre giovani donne sono state accoltellate durante una lezione di danza a tema Taylor Swift – «ma c’erano già quattro o cinque episodi abbastanza simili da pensare: ok, cosa sta succedendo qui? Non sono uomini che commettono questi crimini. Sono ragazzi. L’idea stava lì da un po’, da qualche parte nel mio subconscio».
Così ha proposto a Barantini l’idea di iniziare seguendo la polizia mentre arresta e trattiene un adolescente accusato di aver ucciso una compagna di classe. «C’è uno show in Inghilterra da cui sono ossessionato, si chiama 24 Hours in Police Custody: sapevo che sarebbe stato qualcosa del genere», dice Graham. Poi avrebbero cambiato marcia ed esaminato il caso da diverse angolazioni, che andavano da come gli studenti avevano reagito alla tragedia alla valutazione di una terapeuta sulla stabilità mentale del ragazzo. Ognuno di loro si sarebbe modellato su un genere narrativo diverso: il poliziesco procedurale, il thriller psicologico, il teen drama, il melodramma familiare. Ognuno si sarebbe anche svolto in tempo reale, con la cinepresa che segue gli attori in quella che sembrerebbe essere una singola inquadratura ininterrotta. Lui avrebbe interpretato il padre del ragazzo. Barantini ha detto subito: «Sì, facciamolo».
Graham ha arruolato al volo pure Jack Thorne, un drammaturgo e sceneggiatore che aveva lavorato alla serie This Is England (sequel del film cult del 1986 in cui Graham interpretava uno skinhead razzista) e al character study del regista Shane Meadows del 2019 The Virtues. Dopo che Graham gli ha spiegato il concetto centrale, Thorne ha accettato di farlo se Graham lo avesse scritto insieme a lui. «Quest’uomo è un ritrattista assolutamente brillante della condizione umana, e io sono il tizio che recita», scherza Graham, fingendo un’espressione accigliata prima di scoppiare a ridere. «Voglio dire, non mi considero affatto uno scrittore. Ma Jack pensava che avrebbe funzionato se lo avessimo fatto insieme, quindi parlavo di scene e idee, gli dicevo che la macchina da presa avrebbe seguito questa persona in quel momento e poi cambiato direzione in quel punto. Poi Jack avrebbe semplicemente reso tutto più vivo, capisci cosa intendo?».

Stephen Graham e Malachi Kirby in ‘A Thousand Blows’. Foto: Robert Viglasky/Disney
Dopo aver trascorso buona parte del 2023 a girare un altro progetto che lui e sua moglie, l’attrice e produttrice Hannah Walters, avevano sviluppato con Steven Knight di Peaky Blinders intitolato A Thousand Blows, che includeva sei mesi in cui l’attore si allenava per interpretare un pugile dell’era vittoriana, Graham e soci hanno iniziato a girare Adolescence nel luglio del 2024. È stato messo a punto un metodo abbastanza unico per realizzare quello che Graham descrive come «una combinazione di una produzione teatrale, uno spettacolo di danza e una ripresa cinematografica ad altissimo rischio» per raggiungere l’obiettivo di far funzionare tutto in sincronia in un’unica ripresa. «La prima settimana, abbiamo riunito Phil e tutti gli altri membri del cast e abbiamo rivisto la sceneggiatura in ogni minimo dettaglio», spiega. «Jack sarebbe stato lì per qualche giorno, per sentire come suonavano i suoi dialoghi. Matt Lewis, il nostro direttore della fotografia, ci girava intorno, controllando dove avrebbe potuto mettere la camera o come avrebbe potuto muoversi da una parte all’altra. Non stavamo provando in una stanza, badate bene; stavamo provando direttamente sui set e nelle location, testando come sarebbero andate le cose nello spazio reale. Ognuno aggiungeva man mano i propri pezzi».
«La seconda settimana», continua Graham, «arriva la troupe e inizia a capire dove mettere le luci e come realizzare una ripresa di un’auto in movimento. A questo punto, noi attori ce l’abbiamo nel sangue. È come se stessimo giocando a tennis, oscillando e colpendo le palle con la pura memoria muscolare. Il che è positivo, perché quando cercano di capire dove mettere i microfoni a braccio o hai un tecnico del suono che ti chiede “Questo microfono va bene, puoi spostarlo qui?”, puoi semplicemente dire “Sì, tutto bene, amico” e non rallentare. Abbiamo fatto una prova generale il venerdì, così che, entrando nella terza settimana, tutti conoscessero ogni battuta istintivamente. Il lunedì mattina, abbiamo fatto due riprese complete, una al mattino e una al pomeriggio. Due take. Tutto qui».
L’episodio tre è stato girato per primo, in modo che Cooper – che non aveva mai recitato in niente prima e che Graham, Barantini e un agente di casting avevano scoperto tramite un club di teatro per ragazzi – potesse adattarsi allo stare sul set. È il capitolo in cui l’attore allora quattordicenne ed Erin Doherty, che interpreta una psicologa, si esibiscono in quello che è essenzialmente un duetto e il pubblico ha un assaggio di quanto sia danneggiato questo ragazzo. Per quanto riguarda il personaggio di Graham, che è un padre qualunque, inizialmente agisce come surrogato del pubblico, che cerca di immedesimarsi nell’incubo di un genitore mentre suo figlio viene messo alla prova dal sistema penale. Nell’episodio finale di Adolescence, che si concentra su come la famiglia sta (o non sta) elaborando le conseguenze, suo padre diventa un caso di studio sulla rabbia repressa e il senso di colpa. È il tipo di lavoro esplosivo ma sfumato che sia i fan di lunga data di Graham, sia coloro che lo ricordano semplicemente come Al Capone in Boardwalk Empire – o il mafioso che offende Al Pacino presentandosi a un incontro in pantaloncini corti in The Irishman – riconoscono essere una categoria a parte.
Quando si dice che Graham, che ha catturato per la prima volta l’attenzione del pubblico nel thriller poliziesco del 2000 di Guy Ritchie Snatch – Lo strappo e fa parte della generazione di attori di Lock & Stock – Pazzi scatenati emersi in quell’epoca, avrebbe potuto semplicemente ritagliarsi una bella e lunga carriera interpretando varianti di duri in tuta chiamati “The Guv’nor”, ride e annuisce vigorosamente. «Gli attori professionisti vanno dove c’è lavoro, e all’epoca ce n’era molto, di sicuro», dice. Graham attribuisce in parte il merito a Brad Pitt e Martin Scorsese per averlo aiutato a evitare quel destino. Il suo collega di Snatch gli disse che «aveva già visto molti personaggi in me prima che facessi qualcosa, e non l’ho mai dimenticato. Il suo incoraggiamento ha significato molto. E quando mi sono presentato per il provino di Gangs of New York, Marty ha visto qualcosa in me che, a suo dire, lo ha subito catturato. Uno dei miei primi giorni su quel set, mi ha detto (Graham imita la voce di Scorsese): “Potresti essere il Joe Pesci britannico”. Poi ho girato la scena, e all’improvviso si è alzato dalla sedia e ha urlato, “Cagney! È come guardare Jimmy Cagney!!! Oh, bene, bene, BENE!”».
Quello che però alcune persone al di fuori del Regno Unito non capiscono è che una serie come Adolescence non è l’eccezione alla regola per Graham: è più vicina alla norma e risale alle sue influenze formative. «Crescendo, non sono stati solo i film americani e gli attori come De Niro e Pacino a farmi desiderare di diventare un attore, anche se ovviamente fanno parte del percorso», ammette. «Erano i drammi sociali che vedevi sulla televisione britannica e le vetrine di Play for Today in cui registi come Ken Loach e Alan Clarke facevano un lavoro incredibile. Erano storie dure e umane su persone della classe operaia e problemi reali, veri. E, visto che andavano in onda in Tv, raggiungevano un pubblico enorme».
«Era davvero quello che volevo fare con Adolescence sia come scrittore che come attore», aggiunge Graham, mentre si prepara a dirigersi al suo prossimo evento stampa della giornata. «Non mi sono prefissato di realizzare qualcosa che fosse “un successo”. Volevo dare vita a uno di quei drammi sociali per il nostro momento storico. Perché oggi c’è una vera e propria crisi in corso tra i giovani uomini e dobbiamo iniziare a parlarne subito. Ci riguarda tutti. Volevo solo iniziare un discorso, una vera conversazione. Non sapevo se le persone sarebbero state pronte a parlarne. Ma penso che lo siano. E spero che questo sia solo l’inizio».