Di povere creature al giorno d’oggi se ne vedono molte in giro, ma nello specifico quelle di cui parla il nuovo film di Yorgos Lanthimos sono soprattutto di genere maschile, uomini che odiano le donne, o che le amano troppo, o che senza non riescono nemmeno a campare. Non era questo il centro del discorso del romanzo di Alasdair Gray, scrittore scozzese dalla penna assai caustica che attraverso il fittizio diario di un medico viene a conoscenza di vite straordinarie, tra cui quella di Bella Baxter. L’intenzione di Gray era in realtà farsi beffe di molti aspetti della politica scozzese attraverso una storia fantastica che ha colpito il regista di The Lobster e La favorita, soprattutto per le avventure della giovane Bella, riportata in vita da un mad doctor grazie all’impianto del cervello della bambina che portava in grembo quando la donna è morta. Bella rinasce e affronta la vita con un corpo adulto e una mente che divora ogni esperienza per recuperare il tempo perduto, senza pregiudizi, infrastrutture sociali o differenziazioni di genere.
Un film femminista, non potrebbe essere altrimenti vista la partecipazione costante alla scrittura da parte di Emma Stone (lo sceneggiatore del film, Tony McNamara, è lo stesso della Favorita, di Crudelia e anche del suo seguito già in cantiere), ma non solo, perché l’impianto scenico e narrativo di Povere creature! ha una sua forza e coerenza al di là dell’inevitabile riflessione sulla libertà intellettuale e, soprattutto, morale della protagonista. Insomma, sarebbe un peccato ridurre, come troppo spesso accade, un’opera d’ingegno a un manifesto. Soprattutto perché si tratta di un discorso che per Lanthimos parte da lontano, tutte le figure maschili del suo cinema sono niente altro che negative, dal padre carceriere di Dogtooth agli uomini inutili di The Lobster e La favorita. Di contro, donne forti, come Nicole Kidman, madre e moglie disposta a tutto per salvare figli e apparenze nel Sacrificio del cervo sacro. Povere creature! è una semplificazione del mondo del regista greco, messo in forma di favola satirica, con elementi proibiti nel cinema mainstream di oggi, a partire, guarda un po’, dalla liberazione sessuale, e con un cast che porterebbe al cinema anche il più irriducibile degli scettici. Emma Stone, lanciata verso un secondo Oscar, per quel che può contare, Mark Ruffalo nei panni di un laido avvocato, Willem Dafoe in quelli dello scienziato pazzo e il bravissimo Ramy Youssef (protagonista e creatore della serie Ramy, che se non l’avete vista lo dovete fare subito) dottorino innamorato.
Leone d’oro a Venezia, in corsa per mille premi, Povere creature! (nelle sale italiane dal 25 gennaio) corre un rischio fiero in questi cupi tempi, ovvero essere uno di quei film esaltati a capolavoro quando nessuno lo ha ancora visto e gettati nella polvere in caso di successo ritenuto eccessivo dal popolo dell’internet. Di fatto, è un film dai molti pregi e con non poche furbizie, dalle molte idee non sempre chiarissime, carico di messaggi trasmessi pure un po’ ingenuamente, proprio perché visti attraverso gli occhi di una creatura rianimata in laboratorio e che guarda il mondo per la prima volta. La stessa leggerezza con cui si dovrebbe guardare il film. Noi intanto ne abbiamo parlato in privato con Yorgos Lanthimos in quel di Londra, durante il BFI London Film Festival, dove Povere creature! era fuori concorso.
Yorgos, cosa ti ha affascinato di Bella Baxter?
È un personaggio speciale all’interno di una storia per me assolutamente sorprendente. Quando ho letto il romanzo ho pensato subito che Bella fosse il motore di un film, poiché tutto viene raccontato dal suo punto di vista. È una donna che va per il mondo con l’opportunità di fare le sue esperienze alle sue condizioni, plasmando la sua personalità senza sottostare alle convenzioni e alle regole della società, della famiglia o di una casta.
È un film che rientra perfettamente in quello che hai raccontato fino ad ora, perché come i tuoi precedenti è una parabola sull’esercizio del potere, ma contemporaneamente anche uno strano coming of age.
Lo potremmo chiamare “coming of stage”, perché è così che abbiamo strutturato il progresso del personaggio nella sceneggiatura con Tony McNamara, in una serie di fasi, sette e otto a seconda delle stesure. Ci intrigava l’idea di poter vedere l’evoluzione della personalità di Bella a questa velocità all’interno di un film. Dare a Emma dei segmenti su cui lavorare sul personaggio le ha reso la cosa più semplice, perché quando provavamo sapeva che in un determinato stadio della sua evoluzione si sarebbe dovuta muovere in un certo modo, avrebbe parlato con un tono e un vocabolario preciso. Abbiamo deciso il momento in cui avrebbe cominciato a divorare libri e quindi a migliorare anche la sua eloquenza, ma potendolo provare ci siamo anche accorti quando in una determinata fase stavamo andando oltre e quindi ricalibrare il suo percorso evolutivo, facendola parlare leggermente peggio o dando maggiore rigidità ai suoi movimenti. Nella fase 2, per esempio, ha un’ossessione per i sinonimi, quindi le facciamo esprimere lo stesso concetto usando parole differenti. Insomma, abbiamo messo una serie di paletti da superare giorno per giorno.
La storia è ambientata in un tempo non definito e in un mondo ricco di elementi fantasy e steampunk.
L’idea è che ci troviamo intorno al 1890, ma dato che avevo deciso che sarebbe stata la storia di Bella, ho voluto creare un mondo che fosse solo suo, che riflettesse il modo in cui lei lo vede e di conseguenza un minimo distorto. Per questo abbiamo deciso di costruire tutto in uno studio, come se fosse immaginato da gente del futuro che pensa come avrebbero immaginato il futuro nel passato. Sì, lo so, è un po’ contorto, ma alla fine ha senso, perché ci ha permesso di fare delle intriganti fusioni, come avere Lisbona con le macchine volanti, o l’elettricità dove non sarebbe dovuta esserci, la carrozza alimentata a vapore o tutti i macchinari che stanno nello studio del dottor Baxter.
Come mai lavori così bene con Emma Stone?
Non lo so, la ragione per cui ti trovi meglio con determinate persone piuttosto che con altre è uno dei misteri della vita. La cosa più evidente sin dalla prima volta che ci siamo incontrati è che ci piace passare il tempo assieme, ci fidiamo l’uno dell’altra e ci capiamo senza bisogno di troppe parole, che nel nostro ambiente è di grande aiuto. Le piace lavorare con gli stessi metodi che uso io, il che vuol dire fare e provare praticamente invece che elaborare teoremi e analizzare le cose fino all’infinito. Dopo La favorita ci siamo accorti che la concretezza di questa relazione ci offre il piacere di lavorare molto bene insieme. Così quando con Tony abbiamo iniziato a scrivere Povere creature! e ne ho parlato con lei, Emma si è immediatamente entusiasmata alla storia e da quel momento è voluta essere messa al corrente di qualunque idea, ragion per cui a un certo punto ha deciso di entrare nel progetto anche in veste di produttrice. Non so se faccia la stessa cosa anche su altri progetti, ma con noi ha voluto essere coinvolta su ogni singolo aspetto del film, e questo ha influenzato positivamente la sua interpretazione, perché una volta immersa in questo mondo ha iniziato a viverlo anche quando non lavorava direttamente su Bella Baxter. Ormai era Bella Baxter.