Che la musica abbia ricoperto un ruolo fondamentale nella formazione di Zerocalcare è cosa nota. La passione di Michele Rech per il punk rock/hardcore, in particolare, ma anche per gli 883, per citare un’altra delle sue fissazioni, lo ha anche stimolato nel suo approccio al fumetto, vedi l’influenza che hanno avuto sul nostro le grafiche dei cd dei suoi gruppi preferiti, come spiega lui stesso in quest’intervista. Lo abbiamo intercettato in vista del suo ritorno all’animazione con Questo mondo non mi renderà cattivo, seconda serie a due anni da Strappare lungo i bordi, disponibile su Netflix dal 9 giugno. E abbiamo coinvolto nella chiacchierata Giancane, visto che il cantautore 43enne ex Il Muro del Canto, al secolo Giancarlo Barbati, è nuovamente l’autore della sigla del cartoon con Sei in un paese meraviglioso, singolo incluso nel suo terzo album Tutto male, anch’esso in uscita il 9 giugno.
Prosegue, dunque, il sodalizio tra i due romani e romanisti, già fianco a fianco anche per Rebibbia Quarantine, il ciclo di brevi animazioni trasmesse nel 2020, in piena pandemia, a Propaganda Live. E prosegue in forma di scambio, dal momento che Zerocalcare ha partecipato con una sua illustrazione al booklet di Tutto male, concepito come un album di figurine e realizzato con la complicità dell’autore della Profezia dell’armadillo e di altri disegnatori. «Ho lavorato molto sulla veste grafica perché ci tengo che ci sia un oggetto dietro alle canzoni», dice Giancane. «Sarà una cosa antica, ma sono cresciuto maneggiando i dischi, toccandoli. Ricordo ancora quando, verso i 16 anni, scovai il vinile di Appetite for Destruction dei Guns N’ Roses con la copertina non censurata, quella in cui si vedono un mostro gigante che vola e una ragazza violentata da un robot: pare che la prima stampa sia stata questa e che l’abbiano modificata in corsa».
Per la cronaca, il ritiro di quella cover avvenne per questioni di copyright. Beghe che dovrebbero suonare familiari a Zerocalcare, che dal canto suo cita due dischi, tra quelli che più ha amato per la confezione: «La dura legge del gol! degli 883, che con la pallina che si muoveva nella custodia era un oggetto davvero figo. E poi tanti dischi punk italiani che per me che sono da sempre in fissa con artwork e libretti dei cd erano bellissimi, alcuni disegnati a mano dai membri delle stesse band. Uno importante anche per il percorso che ho fatto dopo è Voja de lavora’ saltame addosso dei Monkeys Factory».
L’album citato è del 1996, cinque anni dopo Zerocalcare avrebbe firmato un racconto a fumetti sui fatti del G8 di Genova poi ripreso all’inizio di Strappare lungo i bordi. Perché quella del fumettista di Rebibbia è autofiction anche se, nel suo costruire un racconto autobiografico con al centro un alter ego di nome Zero, il bravo Rech sa come trasformare l’io in un noi collettivo in cui molti possono identificarsi, riconoscersi. Prodotta da Movimenti Production in collaborazione con BAO Publishing, Questo mondo non mi renderà cattivo persiste su questa linea, con lo stesso Zero diventato famoso che fatica a destreggiarsi tra il mondo della televisione e dell’intrattenimento che lo cerca, gli amici Sarah e Secco, l’Armadillo, ossia la sua coscienza, il suo grillo parlante, doppiato ancora una volta maledettamente bene da Valerio Mastandrea. E ancora, la new entry Cesare, figura essenziale nell’economia della trama, un ex tossico che si associa ai neonazisti del quartiere lasciando sbigottito e deluso Zero, uno dei pochi a non averlo mai emarginato.
Che poi è uno dei temi principali in questo secondo cartoon di Zerocalcare: quello che le persone possono diventare per sopravvivere, per non soccombere. Ossia soggetti cattivi, in alcuni casi. «Il titolo della serie è lo stesso di un brano di un cantautore che si chiama Path: una canzone che mi ha folgorato e che rispecchia alla perfezione il tipo di sentimento che volevo raccontare nel cartone animato. È un titolo in prima persona singolare, ma questo non implica che in questa storia io parli necessariamente di me: ci sono un sacco di personaggi che attraversano prove molto più complicate di quelle che ho dovuto affrontare io nel corso della mia esistenza e sono gli stessi personaggi che magari riescono a non diventare cattivi. Da parte mia sarebbe presuntuoso dire che non lo sono diventato, cattivo; ciò che osservo è che nel mondo in cui viviamo abbiamo interiorizzato il fatto che ognuno si salva da sé e spesso a discapito degli altri, sgomitando e facendo di tutto per calpestare chi si trova in condizioni uguali o anche peggiori della propria».
Visione cinica? Non esattamente. Nella serie il registro del fumettista è riflessivo, lo sguardo lucido ma idealista. E intriso di (auto)ironia come quello di Giancane, che nel suo Tutto male ha infilato cinque anni di vita – tanto è passato dal precedente album Ansia e disagio – che descrive come «cinque anni di felicità, di infelicità, di malattie, di autostrade, di concerti, di lutti. E di depressione», precisa, «perché ho vissuto anche quella e forse ci sono ancora dentro: non sono stato visto da un medico, ma è ciò che provo. Però per esorcizzare faccio dischi e penso che questo mi accomuni a Michele: musica e disegno sono le nostre vie di uscita». Nel suo caso, per capire da cosa preferisce sfuggire basta ascoltare il singolo Voglio morire, che, pur se «con toni abbastanza leggeri», parla di eutanasia e diritto alla morte. «Ho scritto quella canzone di getto, in un momento di tristezza in cui mi sono ritrovato a pensare che se uno sta male può anche farla finita e non rompere le palle. Sul finale c’è un coro di 2000 persone registrato a Villa Ada durante lo scorso tour. Mi piace l’idea di aver coinvolto il pubblico su questo pezzo così cazzone eppure così importante».
Ma anche la sigla che ha realizzato per Questo mondo non mi renderà cattivo rende bene ciò che mette a disagio Giancane, che nella canzone evidenzia le contraddizioni di una società dove ci sono guerre di serie A e guerre di serie B e il razzismo è ancora un fenomeno rilevante. Argomento, quest’ultimo, trattato anche da Zerocalcare nella sua nuova serie, ambientata in un periodo di tensione tra militanti di destra e militanti di sinistra. «Usiamo linguaggi diversi per affrontare lo stesso tema», osserva Giancane. «Perché il razzismo fa parte della nostra società, e nell’ultimo periodo ha conosciuto una virata che almeno secondo me sta aggravando la situazione. Ho sentito l’esigenza di prendere posizione su questo e anzi, tenuto conto che mi sono sempre schierato contro discriminazioni e ingiustizie, sarebbe stato assurdo zittirmi ora. Sono da sempre abituato a schierarmi e a dire la mia, non lo trovo faticoso, mi viene naturale nella vita e credo sia essenziale farlo anche nelle canzoni. Per questo scrivo senza pensare troppo: se ho qualcosa da dire, la dico e basta».
In effetti nel suo Ansia e disagio del 2017 c’era già un pezzo intitolato eloquentemente Adotta un fascista: “E l’ho visto, camminava per strada, bomber alfa e la testa rasata, noncurante dei gatti bagnati e della polizia, innocente prodotto randagio di periferia”. Parole che rispecchiano la raffigurazione dei nazi romani di Zerocalcare, a cui chiediamo se nel realizzare Questo mondo non mi renderà cattivo si è sentito sotto pressione, visto che il suo alter ego animato passa il tempo a farsi mille paranoie su cosa sia opportuno dichiarare a proposito di questa o quell’altra questione e su come farlo, quando e perché. «Vengo da un mondo, quello di Radio Onda Rossa e dei centri sociali, dove è difficile non prendere posizione, perché tutti si aspettano che tu lo faccia e perché è considerato infame e deprecabile non farlo, dato che tra l’altro in quello stesso ambiente c’è gente che per difendere le sue idee è disposta ad andare in galera. Se poi hai un ruolo che ti dà un’esposizione e non dici niente, insomma, non se po’ fa, non è che ci sia tanta scelta. Dopodiché, oggi che sono più conosciuto sono ovviamente subissato di richieste di prese di posizione rispetto a tantissimi temi, i più disparati. E se da una parte penso sia giusto mettere a disposizione la mia visibilità per delle cause che ritengo importanti, che condivido e rispetto alle quali ho fatto un mio percorso, dall’altra sono convinto che schierarsi su ogni argomento finisca per neutralizzare quell’effetto: se tutti i giorni esprimi la tua opinione su una questione diversa, entri in un gioco di ruoli che indebolisce le tue affermazioni. Io non vorrei essere il fumettista delle zecche (ride, nda). Più che altro perché se no parlo soltanto con chi la pensa come me, e a cosa serve?».
Queste riflessioni attraversano anche la sua serie, con l’Armadillo sempre pronto a sfottere Zero per le infinite “pippe mentali”. Alla base il tanto denigrato assunto secondo cui il privato è politico e una ben riuscita miscela di fantasia da fumettista e narrazione autobiografica. «Conta che la storia è stata scritta cinque-sei anni fa e riguarda fatti realmente accaduti all’epoca», spiega Michele/Zerocalcare. «Quella è stata una stagione particolare, in molti quartieri di Roma e in zone limitrofe sono successe cose come quelle narrate nel cartoon, dei pogrom contro i centri di accoglienza o contro le case popolari agli stranieri o contro l’apertura di uno Sprar… era un continuo. E in quel contesto ho conosciuto tantissimi Cesare, per citare il mio personaggio, così come ho visto affacciarsi nella politica dei soggetti che non facevano parte degli schieramenti tradizionali della Prima Repubblica e che sono di fatto dei miscugli strambi, gente che fa politica mischiando idee tra loro incoerenti e che non capisci come si siano assemblate».
In Questo mondo non mi renderà cattivo li chiama “gli ornitorinchi”, fine dello spoiler. Quanto all’ambientazione, è divertente come viene tratteggiato l’interesse morboso dei media nei confronti delle periferie, con i cronisti costantemente a caccia di parole forti, retorica da bar, oltre che del fenomeno di turno. Cose che sia Giancane sia Zerocalcare hanno visto coi loro occhi, il primo a San Paolo e oggi a Centocelle, il secondo a Rebibbia. «A Centocelle sto da paura!», la butta sul ridere il musicista di Tutto male, che con l’amico fumettista proporrà due speciali live disegnati il 13 e il 14 luglio, rispettivamente alla Rocca Malatestiana di Cesena e al Circolo Magnolia di Novegro (MI). «A parte gli scherzi, è un quartiere estremamente variegato come tutti i quartieri periferici di tutte le città del mondo, penso. Se me ne sono andato da San Paolo è perché i prezzi si stavano alzando, tant’è che a Centocelle ho trovato altri che arrivano da là». Interviene Zerocalcare: «Io mi limiterei a dire che le periferie sono normali. Nel senso che sono le persone normali – il che non vuol dire i poveracci, vuol dire tutti – ad abitare in periferia, mentre è il centro che non è più abitato da gente normale, perché non è più accessibile».
È l’effetto “turbogentrificazione” evidente ormai in tutte le metropoli e le grandi città. Resta che la realtà disegnata da Zerocalcare è romana nell’anima, e tra una scena e l’altra il nostro si toglie la soddisfazione di fare del sarcasmo sulle critiche ricevute per via del romanesco ritenuto da alcuni poco comprensibile. In tutto ciò il fumettista 39enne è abile nell’infilare nella trama spunti di riflessione legati all’attualità senza che risultino appiccicati artificiosamente sopra alle storie dei suoi personaggi. Così sin dai primi episodi si parla anche di dittatura del politicamente corretto, a cui Zero non crede, né il suo inventore: «Io a quali parole usare e quali no ci penso da sempre, è un’altra cosa che mi arriva da Radio Onda Rossa, lì l’attenzione per il linguaggio era centrale già da molto prima che diventasse un tema mainstream. In sostanza, sto attento a non utilizzare termini che possono alimentare stereotipi che non mi piacciono, ma no, non credo che ci sia qualcuno che mi costringe a farlo, non esiste un divieto di essere politicamente scorretti, altrimenti Pio e Amedeo non starebbero in prima serata sulla tv di Stato».
Ma c’è dell’altro: tramite l’evoluzione del personaggio di Sarah si finisce anche per affrontare uno degli argomenti più spinosi di oggi, quello di tutti coloro che rischiano di rinnegare i propri ideali per mancanza di opportunità, perché obbligati a fare lavori che detestano e che li frustrano spingendoli verso un individualismo sempre più spinto e menefreghista. «Negli ultimi anni ho visto un sacco di gente a me vicina che aveva bisogni e aspirazioni a cui teneva tantissimo e che ha dovuto fare i conti con il fatto che la vita non gli ha aperto le porte giuste, ritrovandosi così a dover ricalcolare la propria traiettoria esistenziale», commenta Zerocalcare. E Giancane: «La vita ti presenta conti sempre diversi e ognuno reagisce a modo suo: a me sembra che questa sia una regola generale, valida in ogni epoca storica. Ma è anche vero che il mondo di oggi non aiuta, con tutta la sua velocità e questa smania di stare sempre sul pezzo. Sono ritmi non adatti a tutti, di certo non a me». Parla così, l’autore di Tutto male, album in bilico tra l’impegnato, l’irriverente e il “cazzone”, termine suo. «Sono un cazzone da quando sono nato, non saprei essere diverso da così e penso dipenda anche dalla città in cui sia io che Michele siamo cresciuti e dove viviamo: sarà che qua il popolo è sempre stato accanto al potere statale, fatto sta che a Roma si tende a sdrammatizzare su tutto per non ammazzare o per non ammazzarsi. Lo faccio io come lo fa Michele».
Facciamo notare che se all’autore Zerocalcare una certa cazzoneria non manca, il suo alter ego Zero rimanda, in realtà, un’immagine di lui piuttosto riflessiva e forse anche sempre più seria. Risposta del diretto interessato: «No, non sto diventando più serio. Sto diventando più triste, perché sto invecchiando. Triste e crepuscolare». Gli domandiamo come si sente a essere definito un intellettuale e a essere invitato nei salotti che contano, a La Milanesiana, ai festival filosofici-letterari, alle fiere del libro. «Mi invitano nei salotti, sì, e l’11 giugno andrò a La Milanesiana, però il 10 sarò al “Best Movie Comics & Games” e di recente ho commentato il nuovo Spider-Man in un cinema di Napoli. Non mi sento imprigionato in nessun ambiente, in compenso in tutti questi posti vado portando un vagone di tristezza».
Il tono è ironico, ma non troppo. Come il suo cartoon, arricchito in questa stagione dalla presenza di Silvio Orlando nel ruolo di doppiatore di un detective della Digos. In sottofondo la colonna sonora spazia da I Fought the Law dei Clash a Friday I’m in Love dei Cure, da A New Error dei Moderat a Don’t Look Back in Anger degli Oasis, da Time Bomb dei Chumbawamba a MMMBop degli Hanson, da Perfect Day di Lou Reed a Nothing’s Gonna Hurt You Baby dei Cigarettes After Sex. Ma Zero rimane un fedele del punk rock, lo seguiamo sullo schermo mentre va ai concerti, mentre urla e suda sotto al palco. Immagini che evocano ciò che ha spinto Michele/Zerocalcare ad abbracciare con convinzione la filosofia straight edge. «È successo ormai 22 anni fa, da allora dico no a tutte le sostanze stupefacenti e a quelle che alterano la coscienza e creano dipendenza. In passato è stato un modo per rimanere sempre padrone di me stesso senza passare per lo sfigato che c’ha paura di drogarsi: l’appartenenza a quel movimento mi ha dato la forza per tenere fede alle mie decisioni mentre tutti gli altri si ubriacavano e assumevano droghe di ogni tipo. Oggi essere straight edge ha un significato diverso, ha più a che vedere col fatto di non farsi cambiare dai mondi orribili che mi sta capitando di attraversare facendo questo mestiere, mi aggrappo in maniera forte a questa identità perché ho paura di ricevere così tanti stimoli da contesti che non mi piacciono che rimanere fermo su determinate mie posizioni è una strategia per non farmi condizionare e plasmare da nulla».