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Zoë Kravitz: la bella ribelle

Voglia di ribellione femminile in testa, sangue artistico nelle vene. E mentre sbarca in TV con "Big Little Lies", nel frattempo non smette di coltivare la sua musica
zoe, kravitz, intervista, big little lies

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Le donne dovrebbero essere al potere, perché siamo portate per natura a dedicare la nostra vita agli altri. Ai figli, alle mogli, ai mariti, ai partner, agli amanti, alla famiglia, agli animali… A tutti tranne che a noi stesse. Le donne sarebbero molto più efficienti in posizioni di potere, perché non avrebbero né tempo né interessi a litigare contro altri esseri umani». Inizia così la mia conversazione con Zoë Kravitz, codice genetico D.O.C. (Lenny Kravitz e la meravigliosamente bellissima Lisa Bonet) alla presentazione del nuovo show HBO/Sky Big Little Lies, dramedy basato sul romanzo omonimo di Liane Moriarty, con protagoniste un gruppo di madri (Reese Whiterspoon, Nicole Kidman, Laura Dern) alle prese con un omicidio in una piccola comunità di Monterey, dove i figli frequentano la prima elementare. Diretta da Jean-Marc Vallée (Wild), scritta da David E. Kelley, la miniserie avrà nel cast anche Alexander Skarsgård e Adam Scott. Zoë arriva trafelata, elegante, tatuatissima.

Cos’ha di interessante Big Little Lies?
Veniamo introdotti nella vita di un gruppo di persone che, a prima vista, classifichiamo in modo stereotipato, crediamo di conoscerle perché appartengono a delle categorie che abbiamo già classificato, ma in realtà, durante lo sviluppo della storia, scopriamo che sono completamente diverse da come ce le aspettavamo.

Chi è Bonnie?
Bonnie è un’istruttrice di yoga, una madre giovane e in pace con tutti. Non essendo io mamma, interpretare questo ruolo mi sembrava una sfida. In realtà, sono molto più vicina al personaggio che interpreta Reese, Bonnie è solare, ma molto più passiva rispetto a come sono io. E poi non mi vestirei mai come lei, mi piacciono i suoi vestiti hippie, floreali e colorati, ma non potrei mai indossarli. Sono una persona semplice, amo jeans e t-shirt, e niente tacchi: non sono pratici quando prendi la metropolitana.

Ti consideri una femminista?
Mi considero una pussyhat! Essere femminista in qualche modo valida tutto quello contro cui lottano le femministe. È un termine datato, ci sono altri modi per fare attivismo, vedi il sito www.pussyhatproject.com. Lo ripeto: supporto le donne al potere, il mondo sarebbe molto più semplice e organizzato.

Come vedi la situazione politica attuale?
È un periodo interessante da vivere. Per anni non è successo niente e purtoppo grazie a Trump la gente ha cominciato a riversarsi nelle strade, a relazionarsi fisicamente, guardandosi negli occhi. Non avevo mai visto una cosa del genere, avevo visto le fotografie dei movimenti degli anni ’60, ma adesso è il nostro turno, abbiamo l’occasione di poter vivere e partecipare per cambiare il nostro futuro.

Come va la tua band, Lolawolf?
Non pensavamo che avremmo avuto tutto questo successo! Abbiamo aperto concerti per Miley Cyrus e Lily Allen, è stato un esperimento interessante! Quello che mi piace della musica è che è molto più libera di Hollywood, non ha niente a che vedere con la politica, sei libero di fare quello che vuoi. Per me è una terapia, ci dedico tutto il mio tempo libero.

Il tuo pezzo del momento?
Awaken, My Love! di Childish Gambino, cioè Donald Glover, attore/produttore/scrittore della bellissima serie tv Atlanta.

Cos’hai ereditato dai tuoi genitori?
Entrambi sono stati capaci di avere carriere di successo senza rinunciare alla propria integrità professionale. Ho capito che non sono la fama o i soldi che li rende felici, ma il loro amore nell’essere artisti, la loro passione è molto più importante di Instagram o Facebook. Mamma è molto onesta, difende la sua privacy con unghie e denti, non le piace rivelare quello che accade nella sua vita privata. Mio padre è l’opposto, parla con tutti, è molto socievole. Ha solo un difetto: mi ruba i vestiti.

In che senso, ti ruba i vestiti?
Abbiamo lo stesso gusto e ci piace indossare le stesse t-shirt. Viaggio spesso e, quando passo da casa sua, gli svaligio l’armadio: è la mia unica vendetta. Ho anche molti dei suoi famosi boa, li tengo sparsi per casa, sono bellissimi. Mia madre ha una collezione straordinaria di abiti vintage, ogni tanto me ne dà uno che si sta disintegrando e mi dice: “Questo è un pezzo unico e splendido, solo tu lo puoi indossare per l’ultima volta come un canto di cigno!”.

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