‘Italo Calvino – Nelle città’, un modo di guardare
Per celebrare i cent’anni della nascita, Davide Ferrario racconta il legame dello scrittore con le città, sia quelle “visibili” in cui ha vissuto o lavorato, che quelle “invisibili” del suo libro. Starring Valerio Mastandrea, Alessio Vassallo, Filippo Scotti e con Violante Placido. Alla Festa di Roma e nelle sale il 28,29 e 30 ottobre
Foto: Serge Cohen/Opale.photo/Mondadori Portfolio
«L’unica cosa che vorrei insegnare è un modo di guardare, cioè di essere al mondo. In fondo la letteratura non può insegnare altro», diceva Calvino. E proprio la vita dello scrittore attraverso il tema delle città “visibili” – in cui è cresciuto (Sanremo), ha vissuto e lavorato (Torino, Parigi, Roma) o che lo hanno colpito nei suoi viaggi (New York) – e quelle “invisibili”, inventate per il famoso libro edito da Einaudi nel 1972, è la chiave di Italo Calvino – Nelle città, il documentario che sarà presentato in anteprima nella sezione FreeStyle Arts della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma e sarà poi nelle sale italiane il 28, 29 e 30 ottobre, distribuito da RS Productions in collaborazione con Mirari Vos.
Realizzato in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino (L’Avana, Cuba 15 ottobre 1923), il film è diretto dal regista Davide Ferrario, che lo ha pensato e scritto a quattro mani con Marco Belpoliti adattando i testi dello stesso scrittore: nel cast ci sono Valerio Mastandrea, Alessio Vassallo, Filippo Scotti, con la partecipazione straordinaria di Violante Placido.
Dopo Umberto Eco – La Biblioteca del mondo e La strada di Levi, Ferrario torna infatti a trattare di letteratura al cinema e a concentrarsi su un’altra figura di spicco della cultura italiana dallo stile inconfondibile, restituendoci attraverso la propria modalità narrativa anche un’immagine di Calvino diversa e a tratti intelligentemente ironica. «È affascinante raccontare la letteratura con il cinema senza farne un documentario accademico. È quello che ho provato a fare con Umberto Eco in La biblioteca del mondo, evitando la classica impostazione della voce fuori campo e dell’uso didascalico del materiale d’archivio», spiega Ferrario. «Tanto più questo intento vale per uno scrittore come Calvino, in cui forma e contenuto si influenzano a vicenda, determinandone l’inconfondibile stile. Perciò ecco una messa in scena che, lungo l’asse narrativo delle “città visibili” (quelle in cui Calvino ha vissuto) e di quelle invisibili (immaginate nel famoso libro del ’72) mescola interviste originali e non, monologhi di attori, found footage, fotografia, musica (Calvino fu anche un eccellente paroliere). Un film che, come un racconto di Calvino, tenga insieme chiarezza di esposizione e sorpresa della forma narrativa».
Le città “visibili” sono descritte attraverso un’importante selezione di materiale di archivio (filmati d’epoca, interviste, fotografie) e i monologhi di Filippo Scotti, Alessio Vassallo e Valerio Mastandrea, che interpretano Calvino in momenti differenti della sua vita.
Il documentario inizia da Sanremo, seguendo Scotti, un giovanissimo Calvino. Qui il centro è Villa Meridiana dove vivevano i Calvino e la stazione botanica costruita nella Villa. Questo è il periodo della formazione dello scrittore, durante gli anni del fascismo. È anche il periodo partigiano nelle Alpi Marittime di Calvino e il racconto Ricordo di una battaglia. Si fa riferimento in questo capitolo a La Pigna e a Il sentiero dei nidi di ragno: “Mi è rimasta l’idea che vivere in pace e libertà sia solo una fragile fortuna, che da un momento all’altro, potrebbe essermi tolta nuovamente”, scriverà nella nota biografica per Eremita a Parigi.
Poi è la volta di Torino, su cui Calvino ha scritto molte cose sparse nella sua opera. La città dell’Einaudi, ma anche della Fiat, la città dove ha studiato dopo l’esperienza partigiana e si è laureato. Qui in un periodo di vita che va dal 1946 fino agli anni settanta del Novecento lavorerà prima all’Einaudi e poi come redattore dell’edizione piemontese dell’Unità. È Alessio Vassallo a interpretare Italo a Torino. Il documentario si sposta poi a New York, dove Calvino (sempre impersonato da Vassallo) ha vissuto per sei mesi con una borsa di studio dal 1959 al 1960: “La città che ho sentito come la mia città più di qualunque altra città è New York…”. C’è il diario di viaggio Un ottimista in America e varie lettere: “L’azione mi è sempre piaciuta più dell’immobilità, la volontà più della rassegnazione, l’eccezionalità più della consuetudine”, afferma nell’intervento per la conferenza Tre correnti del romanzo italiano d’oggi, che ha tenuto alla Columbia University nel 1959.
A Roma, dove è stato in diverse occasioni dal 1954 al 1964 e dove ha affittato un piccolo appartamento nel 1962, è invece Valerio Mastandrea a restituirci un Calvino più maturo: “Se il mondo diventa sempre più insensato, l’unica cosa che possiamo cercare di fare è dargli uno stile”. La prima vera casa è in via Monte Brianzo, si è sposato con Esther Calvino a l’Avana e nel 1964 nasce la figlia Giovanna. E dove ritorna nel 1980. È la volta di Parigi dove si trasferisce nel 1967, nella villetta di Square de Chatillon, e vi resta sino al 1980. In questi tredici anni, Parigi diventa il centro della sua vita intellettuale (Eremita a Parigi): Greimas, Barthes, Lévi-Strauss, Perec, Oulipo, Queneau. Qui scrive i racconti su Parigi che si trovano nel libro Palomar. E infine Roccamare, dove costruisce una casa al mare di vacanza, vicino di casa di vari scrittori come Fruttero e altri ancora. Trascorrerà qui gli ultimi anni della sua vita. Colpito da un ictus, verrà ricoverato all’ospedale di Siena, dove muore nel settembre del 1985.
A Violante Placido è invece affidato il compito di portare lo spettatore dentro la dimensione onirica e fantastica de “Le città invisibili”, che hanno una messa in scena con un linguaggio più cinematografico: “Di Argia, da qua sopra, non si vede nulla; c’è chi dice: “È là sotto” e non resta che crederci; i luoghi sono deserti”. L’attrice si muove in scenari astratti: una fabbrica abbandonata, una villa fatiscente, un teatro dismesso. Le due dimensioni si intrecciano dialetticamente e creativamente per uno story-telling che restituisce quel senso di realtà fantastica che è così caratteristico delle opere di Calvino.
Una caratteristica speciale del film è anche la riscoperta di Calvino come paroliere di canzoni. Grazie alla collaborazione con Sugar Music e Caterina Caselli, Italo Calvino – Nelle città presenta la riscoperta di un pezzo scritto da Calvino per Luciano Berio: Ora mi alzo, tratto dall’”azione teatrale” Allez-Hop del 1959. L’esecuzione è stata appositamente affidata al talento di Raphael Gualazzi, che ne trae una cover di straordinaria classe ambientata a New York.
Italo Calvino – Nelle città è una produzione Anele con Rai Cinema, Luce Cinecittà e RS Productions, prodotto da Gloria Giorgianni con Pietro Peligra, con il sostegno del Ministero della cultura direzione generale cinema e audiovisivo e di Film Commission Torino Piemonte – Piemonte Doc Film Fund e con il patrocinio di Comune di Torino, Comune di Sanremo, Comune di Avigliana e Comune di Mondovì.