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«La sua fisicità, la sua personalità riservata, il suo sembrare costantemente più giovane di quello che è e, allo stesso tempo, saggio ben oltre la sua età», così il regista di Black Panther Ryan Coogler descriveva Chadwick Boseman nell’intervista a Rolling Stone per il lancio di un film che ha cambiato per sempre la storia dei cinecomic Marvel, dell’industry e della cultura pop. E lo shock della notizia della morte dell’attore 43enne è superato solo dalla rivelazione che Boseman combatteva da quattro anni contro un tumore al colon. Gli stessi anni in cui, nonostante la malattia e le terapie, è riuscito a girare Marcia per la libertà – Marshall, lo stesso Black Panther, altri due film degli Avengers, 21 Bridges, Da 5 Bloods e un adattamento dell’opera teatrale Ma Rainey’s Black Bottom. Sul grande schemo ha interpretato figure di colossale importanza per la Black History, personaggi amatissimi e rivoluzionari, che hanno plasmato il modo in cui il pubblico e i registi lo vedevano. Fino all’eroe più importante di tutti, che a portava con sé i sogni di chi non si è mai visto sullo schermo ritratto con tutta l’attenzione e i milioni solitamente dedicati a blockbuster con protagonisti bianchi. Eccoli.
Quello nell’ultimo film di Spike Lee è il ruolo più recente di Boseman e probabilmente il più toccante, perché racconta di qualcuno che se n’è andato troppo presto e che ha ispirato profondamente le persone. Il lungometraggio segue un gruppo di veterani neri che tornano in Vietnam per seppellire le spoglie del loro capo squadra Stormin' Norman (Boseman). A causa dei raccapriccianti orrori di una guerra che non volevano veramente combattere e delle battaglie per i diritti civili che infuriavano in America, durante il conflitto Norman li aveva convinti a prendere dei lingotti d'oro da un aereo precipitato. Il personaggio di Boseman non ha tantissimo tempo sullo schermo (sono tutti flashback), ma la sua presenza è così fondamentale e potente da essere il cuore del film.
Boseman poteva interpretare davvero qualunque ruolo e sono bastati un paio di mesi di lezioni di canto e ballo trasformarlo nel re del soul. L’attore si contorce, saltella sul palco e altera completamente la voce per sembrare il più simile a Brown possibile e raccontarne l’ascesa. Lo fa senza nessunissimo sforzo, trasudando tutto il carisma e lo stile di questo mito della musica. Al suo fianco ci sono Viola Davis, Octavia Spencer e Dan Aykroyd. Ma è Chadwick a rubare la scena.
Terzo biopic (vedi più avanti) in cui Boseman porta sullo schermo le storie di giganti afroamericani che hanno cambiato la Storia: in questo caso Thurgood Marshall, il primo giudice nero della Corte Suprema. Il film racconta una delle sue battaglie più celebri da avvocato prima della nomina, in un Paese sull’orlo della seconda guerra mondiale: la difesa di un autista di colore accusato di aver violentato e tentato di uccidere la sua datrice di lavoro bianca. Un caso che contribuirà in maniera fondamentale alla lotta per i diritti civili.
È la performance grazie a cui gli addetti ai lavori si accorgono finalmente di Chadwick e, prima di Black Panther, il suo ruolo più importante: quello di Jackie Robinson, il primo afroamericano a giocare nella Major League Baseball. Siamo a fine anni ’40 e Robinson viene reclutato dai Brooklyn Dodgers, ma scopre subito che il prezzo da pagare è quello di un razzismo diffuso e sistematico, radicato nei suoi compagni di squadra, nei suoi avversari e nei tifosi. Con alcune scene viscerali, Boseman rende giustizia all’icona sportiva e all’uomo, tenendo testa anche a Harrison Ford.
«To be young, gifted, and black: è questa la mia risposta ogni volta che mi chiedono se ci aspettavamo il successo di Black Panther e se ha davvero cambiato l’industria e il modo in cui veniamo percepiti», diceva Chadwick citando Nina Simone. È sempre stato impossibile immaginare qualcun altro se non Boseman nel ruolo di T’Challa/Black Panther per la naturalezza, la fierezza e l’intensità con cui affrontava questioni di stato e scazzottate. E ora lo è più che mai. Black Panther ha dimostrato la fattibilità commerciale di un film che celebra l’empowerment e il patrimonio africano. Come ha affermato il regista Ryan Coogler, rappresenta il trattino tra “afro” e “americano”, quello che l’elezione di Barack Obama alla Casa Bianca aveva già istituzionalizzato. Se essere giovani, pieni di talento e neri nello show-biz USA ha iniziato finalmente a voler dire qualcosa, è anche grazie a questo cinecomic. E a Chadwick Boseman. Wakanda Forever.
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