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Da giovane attore prodigio (vedi l’esordio con Robert Redford accanto a divi come Meryl Streep e Tom Cruise) a Spider-Man (ma nella più contestata delle versioni). Poi, per Andrew Garfield, sono arrivati anni critici, in cui non sembrava più indovinare un film. Adesso, tra il successo di tick, tick… BOOM! che l’ha portato a un passo dall’Oscar e la serie In nome del cielo, arriva una vera e propria rinascita. Anzi: una seconda giovinezza. Nel giorno del suo compleanno (auguri!) ripassiamo, dal debutto a oggi, la sua carriera. E vediamo cosa è cambiato oggi.
Il primo film, e che film. Diretto da Robert Redford, anche tra gli interpreti insieme a Meryl Streep e Tom Cruise, questo dramma politico piazza subito Garfield sulla mappa dei giovani volti da tenere d’occhio. Ha 24 anni, poche scene ma cruciali, e soprattutto riesce a tenere testa a cotanti divi. Buona la prima.
Dopo drammi storici polverosi (L’altra donna del re accanto a Natalie Portman e Scarlett Johansson) e visioni d’autore poco riuscite (Parnassus di Terry Gilliam), è questo adattamento del bestseller di Kazuo Ishiguro a riportarlo nel cinema boutique da premi. Con Keira Knightley e Carey Mulligan, compone il triangolo di un apprezzato cyborg-mélo tra sentimento e distopia.
A tre anni dal debutto, “il” ruolo che lo definisce più di tutti, quantomeno agli inizi. Ovvero quello di Eduardo Saverin, uno degli amici di Mark Zuckerberg (Jesse Eisenberg) coinvolti nella nascita di un certo “The Facebook”. Ma poi diventato sua nemesi. Nel film più lucido e profetico mai realizzato sull’epoca social (grazie, David Fincher), un’altra interpretazione che non si dimentica.
Il peggior Spider-Man di sempre? Probabilmente sì, anche (e soprattutto) a detta dei fan dell’Uomo Ragno. Ma la colpa non è (solo) di Garfield. Marc Webb non trova il giusto tono tra teen comedy e dramma adulto: e il sequel è, forse, ancora più pasticciato. Andrew, quantomeno, trova l’amore: quello, sullo schermo e nella vita, della collega Emma Stone. E, qualche anno più tardi, si prenderà la sua rivincita: ma dovete “scrollare” ancora un po’…
Iniziano gli anni della crisi, tra filmoni bellici che floppano (La battaglia di Hacksaw Ridge di Mel Gibson) e drammoni melensi rimasti invisibili (Ogni tuo respiro accanto a Claire Foy). Si segnala giusto questo piccolo film, passato in concorso a Venezia, in cui fa coppia con Michael Shannon, e che ritrae un’America in crisi economica e umana. Ma pure questo… chi l’ha visto?
Arriva un grande, anzi grandissimo autore, a tentare di interrompere la maledizione. Ma il pur sontuosissimo Silence è uno dei film più incompresi (e sfortunati) di Martin Scorsese, nonostante l’adesione emotiva del regista e il grande cast (ci sono anche Liam Neeson e Adam Driver). E il tour de force a cui l’attore è stato costretto ha provocato anche una crisi personale. O così pare…
La rentrée presso il pubblico più cinefilo avviene con questo horror d’autore firmato David Robert Mitchell, quello di It Follows. Tra David Lynch (per le visioni darkissime) e Paul Thomas Anderson (per l’affresco losangelino), un film che ha stuzzicato le platee festivaliere, ma che non ha trovato pubblico. Resta, in ogni caso, l’inizio della ripartenza.
Scatenato, esagitato, glitterato. Prosegue l’onda indie, e arriva uno dei ruoli più inaspettati e centrati del nostro. Quello di Link, da trentenne spiantato a influencer digitale. Con contorno di storia d’amore (anti)social con la deliziosa Maya Hawke. Il film (sottovalutato) di Gia Coppola ci dà la conferma che attendevamo: Andrew is back.
Non il “suo” film: la primadonna qui è indubbiamente Jessica Chastain, che ha strappato l’Oscar. E nemmeno un grande biopic: tutt’altro. Ma la parabola dei coniugi evangelico-scandalosi Jim e Tammy Faye Bakker lo riporta sotto l’occhio della Awards Season. (Ri)comincia la sua annata d’oro…
Nella stessa stagione di Tammy Faye, arriva il titolo che lo fa tornare protagonista assoluta. E che gli regala la prima (meritatissima) nomination all’Oscar. Diretto da Lin-Manuel Miranda, è l’adattamento del musical del compositore di Rent Jonathan Larson sulla sua vita (finita troppo presto). Ma anche un omaggio a tutti gli show di Broadway, con momenti davvero epici. Come la prova di Garfield, decisamente “totale”.
Ed eccola, la rivincita. Chiusa l’annata da awards, arriva il nuovo Spider-Man, a riscattare la sua criticata partecipazione al franchise. Nel Multiverso in cui finisce il nuovo Peter Parker (Tom Holland), spuntano anche i vecchi: Tobey Maguire e Andrew, appunto. Che esorcizza i film passati e anche il mancato salvataggio dell’amata Gwen Stacy/Emma Stone: stavolta Zendaya è salva, grazie a lui.
L’ultimo grande ruolo è in una miniserie per il piccolo schermo. La prima, se non si contano le partecipazioni a qualche serie quand’era ventenne (vedi i due episodi di Doctor Who). In questa produzione Hulu (da noi su Disney+) è un detective la cui fede entra in crisi quando si trova a indagare su un omicidio avvenuto nella comunità dei mormoni. Altro bel colpo: ed è solo un (nuovo) inizio.
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