Per un pugno di dollari (1964) di Sergio Leone
Nonostante i due fossero in classe insieme, Sergio Leone scoprì davvero Morricone come compositore “da film” grazie a Duello nel Texas, quando il maestro usava ancora lo pseudonimo Dan Savio. Lo volle dunque per il suo secondo film (ma il primo western, iniziatore di tutto), e la storia del cinema cambiò per sempre. Non senza attriti: Ennio ribaltò le attese “epiche” del regista, portando le sue ninne nanne e il fischio di Alessandro Alessandroni. Ovviamente, aveva ragione lui.
Il buono, il brutto e il cattivo (1966) di Sergio Leone
Ci affidiamo allo stesso Morricone, per spiegare la grandezza del tema dell’ultimo capitolo della trilogia del dollaro: «Quando dirigo il pezzo in concerto, gli ululati di coyote che danno il ritmo ai titoli del film sono realizzati di solito col clarinetto. Ma nella versione originale adottai soluzioni molto più inventive. Due voci maschili cantavano sovrapponendosi l’una con l’altra, una gridando A e l’altra E. Gli AAAH ed EEEH dovevano essere eloquenti, per imitare l’ululato dell’animale ed evocare la ferocia del selvaggio West».
Altro giro, altro western. Quello definitivo, probabilmente. Basta la clamorosa sequenza (e il relativo accompagnamento musicale) che dal primo piano di Claudia Cardinale si allarga alla stazione e poi a tutto il villaggio di frontiera? Sì, basta e avanza.
Metti, una sera a cena (1969) di Giuseppe Patroni Griffi
La bossa nova capace di inquadrare perfettamente questo gruppo di borghesia in un interno è l’intuizione musicale di Morricone per il film di Giuseppe Patroni Griffi. E anche il tema che diventerà una canzone a sé, prima incisa dalla protagonista del film Florinda Bolkan e poi da voci come Milva e Chiara Civello. Ancora oggi, un classico della musica lounge: Ennio un pioniere della modernità, sempre e comunque.
L’uccello dalle piume di cristallo (1970) di Dario Argento
A inizio degli anni ’70, nel pieno della sua super produzione, Morricone decise di cimentarsi anche con il genere horror, by un altro Maestro: Dario Argento, chi sennò? L’ispirazione sicuramente arriva da Rosemary’s Baby, ma Ennio tira fuori una lullaby ansiogena con trombe e xilofoni perfetta per l’atmosfera da paranoia costante del film. Sì, Morricone può fare tutto. TUTTO.
Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto (1970) di Elio Petri
Il secondo di sette film che Morricone musica per Elio Petri (il terzo sarà La classe operaia va in Paradiso) è questo studio sulla corruzione di casa nostra con Gian Maria Volonté, Oscar per il miglior film straniero nel 1971. «Ho dovuto scrivere una specie di musica grottesca con un tocco folk», ha spiegato il Maestro. E la partitura è avanti anni luce: arpa ebraica e mandolini si uniscono all’orchestra, tra cambi di ritmo e sintetizzatore. Una delle sue melodie più contagiose e più popolari. Se avete assistito a un suo concerto, sicuramente l’avrete ascoltata anche dal vivo.
Giù la testa (1971) di Sergio Leone
Sean Sean: e il resto scompare. Non solo l’ennesima “commessa” per Sergio Leone, ma anche uno dei temi musicali – in Italia per tutti semplicemente “Scion Scion” – più famosi nella produzione di Morricone. Ancora fischi, strumenti insoliti, voci angeliche e rumori di scena: qui tutto concorre a rendere il binomio musica/cinema più inventivo (e cult) che mai.
Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci
Insieme a Sergio Leone, Bernardo Bertolucci è stato il primo autore con cui Morricone si è trovato a collaborare. Dall’opera seconda del regista parmigiano, Prima della rivoluzione, a molti film “dimenticati”: Partner, La luna, La tragedia di un uomo ridicolo. Il sodalizio si fa fortissimo, ça va sans dire, per il progetto più epico di tutti: i due atti di Novecento. Da Verdi a Morricone: l’eredità melodrammatica è raccolta da vero maestro.
I giorni del cielo (1978) di Terrence Malick
Quando Malick era ancora Malick (pardon). E quando Morricone diventava un nome sempre più corteggiato dalla New Wave di autori USA. Nonché accolto dalle istituzioni di Hollywood: questa magnifica colonna sonora, in perfetto tandem con le immagini del direttore della fotografia Nestor Almendros, lo porta alla prima nomination agli Academy Award. Malick e Morricone torneranno a collaborare nel documentario Voyage of Time del 2016: che sarà anche l’ultimo film “firmato” da Ennio, sigh.
Il flauto più famoso della storia del cinema. La leggenda vuole che Leone “suonasse” la musica di Morricone sul set per far immedesimare i suoi attori (da Robert De Niro in giù) nelle scene del film. All’ultima collaborazione con l’amato Sergio, Ennio stesso ormai è praticamente un regista “indiretto”. Nell’immensità.
Mission (1986) di Roland Joffé
I corni e le trombe dettano la linea musicale che fa da ossatura a una delle partiture più celebri di Morricone. E pensare che avrebbe potuto essere una colonna sonora mancata: Roland Joffé propose a Morricone di scriverla a montaggio già finito, il compositore vide il film e disse che andava benissimo anche senza musica. Per fortuna il regista fu insistente.
The Untouchables – Gli intoccabili (1987) di Brian De Palma
A metà anni ’80, Morricone voleva allentare il lavoro sulle colonne sonore per dedicarsi alla musica dal vivo. Per fortuna è arrivato De Palma ad offrirgli quello che si sarebbe rivelato uno dei suoi lavori più belli di sempre (e giustamente nominato agli Oscar). È più bello il gangster movie neo-classico dell’autore o la sua musica? Difficile scegliere, o forse semplicemente le due cose vanno insieme.
Nuovo Cinema Paradiso (1988) di Giuseppe Tornatore
Il primo (di 11!) Tornatore non si scorda mai. Dopo quello con Sergio Leone, arriva a fine anni ’80 il sodalizio più proficuo del maestro. Con una delle più sontuose delle sue soundtrack, amatissima ancora oggi in tutto il mondo (ma dimenticata dagli Oscar: scandalo!). Nuovo Cinema Morricone.
Malèna (2000) di Giuseppe Tornatore
Dopo Nuovo Cinema Paradiso, tra le colonne sonore di Morricone per Tornatore molti metterebbero al secondo posto La leggenda del pianista sull’oceano. Noi no. Anzi: lo score di Malèna potrebbe aspirare anche alla medaglia d’oro. Immortalare (in tutti i sensi) la sensualità della donna è possibile: se la donna è Monica Bellucci, e se la melodia è di Ennio. Altra (meritatissima) candidatura all’Oscar, come sempre andata a vuoto.
The Hateful Eight (2015) di Quentin Tarantino
Quentin non usa praticamente mai musiche originali per i suoi film, si sa: preferisce costruire le colonne sonore con brani celeberrimi o chicche. Ma quella di The Hateful Eight è un’altra storia. Morricone non scriveva le partiture di un western da 40 anni quando Tarantino, il suo fan numero 1, gli chiese di lavorare insieme. E il risultato è qualcosa che ricorda gli spaghetti western, sì, ma pure una soundtrack nuovissima e unica a contrappuntare questa irresistibile carneficina sulla neve. Che ha finalmente regalato al Maestro 87enne il suo primo, “vero” Oscar.