I film fuori concorso (che dovrebbero stare dentro) Voto: 8
Il delizioso The Duke di Roger Michell con Jim Broadbent e Helen Mirren, il solito bellissimo gangster coreano (Night in Paradise: lo trovate nel primo giro di pagelle), pure il doc – difettoso ma interessante – su Greta Thunberg. Le cose che ci piacciono/colpiscono di più (e non vogliamo citare per l’ennesima volta anche il corto di Pedro Almodóvar con Tilda Swinton) stanno tutte fuori concorso. Ultimo arrivato, un francese folle e divertentissimo: Mandibules di Quentin Dupieux, con protagonista una mosca gigante (e la Adèle Exarchopoulos della Vie d’Adèle, che durante la proiezione per la stampa ha strappato risate e applausi a scena aperta). Mentre in competizione si segnalano giusto gli italiani (Miss Marx di Susanna Nicchiarelli, Padrenostro di Claudio Noce), ci tocca guardare “fuori”. Ed è da quelle parti che (per ora) ruggisce il nostro Leone.
I recinti Voto: 3
I controlli sono cosa buona e giusta, non c’è dubbio. Però qua ad alcuni ha preso un po’ la mano. Superati i varchi che conducono al Palazzo del cinema, spesso ci si trova dentro recinti in cui manco ci eravamo accorti di essere entrati. Ogni baretto in zona Casinò (dove ci sono altre sale, più la pressroom) ha la sua transenna a tradimento (e piuttosto inutile, va detto). L’importante è sapersi destreggiare: è solo il quinto giorno, e Super Mario già ci fa una… vabbè, avete capito.
The Favinos Voto: 9
Eravamo rimasti alla coppia Favino-Ferzetti, con lui (Pierfrancesco) che vince tutti i premi dell’anno e lei (Anna) che, teneramente in barba ai protocolli, entra nell’inquadratura del collegamento Skype (ai David di Donatello) o gli stampa un bacio in bocca (ai Nastri d’argento, di cui l’attrice era anche conduttrice). Ora, in perfetta tradizione Jolie-Pitt (ma speriamo finisca meglio), tocca alla prole. La piccola Lea Favino debutta sullo schermo nel film Padrenostro (in concorso), di cui è protagonista papà: e anche lì interpreta, inappuntabilmente, la parte della figlia. Ma, soprattutto, ruba la scena sul tappeto rosso. Segue lo storytelling di papà Picchio sui social. Voto alternativo: una faccina con gli occhi a cuore, anzi mille.
L’Ex…celsior Voto: 4
Nel luogo in cui è stata girata una delle scene più celebri di C’era una volta in America di Sergio Leone (vedi sopra), ora non c’è… niente. La Venezia Covid-proof è un fatto, ed è già un bene che la Mostra sia stata fatta: noi siamo ormai sicuri che sia stata la scelta giusta. Però fa spezzare il cuore vedere il grand hotel che solitamente diventa, nei giorni del festival, il posto dello struscio, e delle interviste, e delle celebs incrociate per caso, una specie di nave di lusso vuota, su cui non sale più nessuno. L’altro giorno è spuntata nella hall una camicia a fiori, era Pedro Almodóvar, per un attimo ci è sembrato di essere in C’era una volta… al Lido. Sigh.
Baby K e la selecta musicale sul red carpet Voto: 10
Roma-Bangkok, Da zero a cento, fino all’ultima “operazione avviata: vai con la hit” (cit.) feat. Chiara Ferragni. Baby K è la protagonista indiscussa delle casse che sparano musica per tutto il giorno sul red carpet deserto. Vi aspettavate Morricone? Macché. Per ogni annata, sul lungomare del Lido si ascolta una selecta di tormentoni. Ovviamente aggiornatissima: a Venezia 77 anche Irama, Fred De Palma con Anitta, Rocco Hunt più Ana Mena. Scelte bruttissime/bellissime: non ci basta più.
Le mele Voto: 6
Dall’esordio di Christos Nikou (che si chiama, appunto, Apples) a Pieces of a Woman di Kornél Mundruczó, dove Vanessa Kirby (finora la più brava del concorso) mette i semini di mela in frigo, in attesa che germoglino (è una metafora). Sono le mele le protagoniste ortofrutticole della Mostra. Tanto che, in una dieta fatta solo di spritz e tramezzini, verrebbe voglia di averne una a portata di mano. Voto però non altissimo, perché in entrambi i film sono portatrici di pessimi presagi: meglio continuare col Campari.