Il drama di Don’t Worry Darling Voto: 10
Florence Pugh refuses to make eye contact with Olivia Wilde during the 4-minute #Venezia79 standing ovation for #DontWorryDarling. pic.twitter.com/Xi6lJyZHbj
— Ramin Setoodeh (@RaminSetoodeh) September 5, 2022
Il film più appassionante di Venezia 79? Non Don’t Worry Darling in sé (proprio no), ma il folle caso che ha generato. Un po’ di cose già le sapete: la storia d’amore tra la regista Olivia Wilde e il protagonista Harry Styles nata sul set, gli strascichi del divorzio (da Jason Sudeikis) e della causa per la custodia dei figli che la regista stessa si porta dietro con relative polemiche, il tira-e-molla con Shia LaBeouf (scelto inizialmente per il ruolo poi andato a Styles) che ha pensato bene di far presente che “no, non sono stato licenziato da Olivia: me ne sono andato io”, il dietrofront sulla promozione del film da parte della protagonista Florence Pugh… e questa è solo una sintesi estrema. Forse sapete anche le ultimissime dal Lido: Florence che dà forfait alla conferenza stampa del film (per andare a bere spritz a Venezia città: genio), la sua stylist che posta una foto dell’attrice sul tappeto rosso con caption “Miss Flo” (il nomignolo, pare non gradito, che le aveva affibbiato Olivia Wilde nei video “leakati” di LaBeouf), Harry e Olivia che non posano per nessuna foto insieme sul red carpet, lo sputo (poi smentito) di Harry contro Chris Pine, tra gli altri nomi del cast… Fino al momento degli applausi in Sala Grande dopo la prima del film, quando (vedi video sopra) Pugh si sarebbe rifiutata di scambiarsi anche solo uno sguardo con Wilde. Ma un altro video ora pare smentire pure questa ipotesi. Insomma, un caso appassionantissimo, che durerà ancora parecchio. Una fonte anonima vicina alla produzione ha dichiarato a People: «Forse era meglio se se ne stavano tutti a casa». Ma siete pazzi? È stato il drama veneziano più strepitoso da molti anni a questa parte, o forse di sempre.
I film (secondo giro) Voto: 7
Un mezzo voto in meno rispetto alle pagelle precedenti, ma solo perché i film… sono troppi: 23 titoli soltanto nel concorso principale, numero forse mai visto; tant’è che persino i critici più duri e puri iniziano ad arrancare, col risultato che non riescono a vederli tutti. E non parliamo delle sezioni collaterali, quest’anno pressoché invisibili perché, appunto, gli incastri per farci stare tutto sono difficilissimi (mettiamoci anche il fatto che tantissimi film durano due ore e mezza, anche tre, il che sballa tutto ulteriormente). «Non è che per caso ti hanno girato un link?», «Eh no, anzi volevo chiederlo io e te»; «Ma il giapponese stasera?», «Lo salto, vado a farmi uno spritz: non ho più le forze». La selezione però si sta riconfermando di altissima qualità. A stregare gli accreditati è stato soprattutto The Banshees of Inisherin (in Italia uscirà col titolo Gli spiriti dell’isola) di Martin McDonagh, il regista di Tre manifesti a Ebbing, Missouri che ricompatta la coppia del suo altro cult In Bruges, e cioè i favolosi Colin Farrell e Brendan Gleeson. Ma sono stati molto applauditi dalla stampa anche Love Life del giapponese Kōji Fukada, The Son di Florian Zeller con Hugh Jackman e Laura Dern e Il signore delle formiche di Gianni Amelio. E mancano ancora due giorni…
Il toto-Leone Voto: 5
A dispetto della qualità dei titoli in concorso, quest’anno fare i pronostici sembra però più difficile del solito. Un vincitore “unanime” al momento non c’è e – considerata anche la stanchezza dei giornalisti di cui dicevamo sopra – il consueto giochetto del toto-Leone che parte nella seconda metà della Mostra quest’anno sembra appassionare meno del solito. «E se per il tema (la storia di una ragazzina che si sente un ragazzo, ndr) alla fine vincesse L’immensità di Crialese, anche se non è all’altezza?»; «Ma no, secondo me Aronofksy con The Whale fa il bis di Leone d’oro dopo The Wrestler: al che io mi butterò nella Laguna»; «Guarda che manca ancora Panahi, che è stato arrestato dal regime iraniano… vince lui, ascolta ammè». Le voci serpeggiano, ma il verdetto definitivo dei critici, adesso come adesso, ancora non è stato diramato.
Le feste Voto: 8
Vabbè, noi siamo di parte perché, ieri sera, c’è stata pure quella di Rolling Stone. Cosmo che metteva i dischi, allestimento film e soundtrack B-side italiani 70s/80s, chiacchiere simpa con Elio Germano, Filippo Timi, Vinicio Marchioni, Pif, Paolo Giordano e tanti altri, e il premio Young Talent assegnato a tre promesse del presente e del futuro del nostro cinema: gli attori Selene Caramazza e Filippo De Carli e il regista Fulvio Risuleo, a Orizzonti Extra con Notte fantasma. Bella gente, bella vibe. Ma, in generale, al Lido quest’anno sembra che siano definitivamente ripartite le feste “scialla” di una volta, per sbevazzare e cazzeggiare (menzione a quella di Fandango di qualche sera fa). E finisce che alle cene placée in città, con gran dispiego di lance e barconi, non ci vuole andare praticamente più nessuno. Lido is better.
I taxi del Lido Voto: 3
Ci eravamo appena convinti che, a dispetto di quel che avevamo scritto nelle pagelle precedenti, persino qua qualche cameriere gentile esiste (basta cercarlo bene: e no, non è impresa facile), che è arrivata la notte nera dei taxi. Anzi, citando il titolo di cui sopra, la notte fantasma. C’è un unico numero per chiamare un taxi al Lido e, spesso e volentieri, è staccato anche per due ore di fila. Ci sono poche macchine e voi siete in troppi, diranno loro. Poi però la linea magicamente si sblocca e ti mandano un’auto in venti secondi: quindi erano solo nascosti, buono a sapersi.