Forse tutto si è rotto quel 27 marzo 2022 quando, durante la cerimonia degli Oscar, Will Smith ha lasciato il suo comodissimo posto in prima fila per salire sul palco e colpire con uno schiaffo a mano aperta Chris Rock. Il motivo? Una battuta diretta dal comico a Jada Pinkett Smith, all’epoca ufficialmente ancora moglie dell’attore nonostante avessero raccontato di essere “separati da sette anni”. Questa la battuta: “Jada, ti amo. Soldato Jane 2, non vedo l’ora di vederti”. Il riferimento è al film interpretato da Demi Moore in cui l’attrice, nella canotta di una soldatessa americana, finirà con il radersi i capelli a zero durate un addestramento con le Forze speciali.
Il bit, come lo chiamano gli statunitensi, è presto fatto: Jada Pinkett Smith potrebbe prendere il posto di Demi Moore per un papabile sequel perché soffre di alopecia. Cattivo gusto, sì, molto probabilmente non la miglior battuta possibile nel playbook di Chris Rock, ma la risposta di Smith è stato uno dei momenti più bassi per l’Academy (che ha sospeso l’attore per 10 anni dalla propria cerimonia), condita anche da un patriarcale “Tieni il nome di mia moglie fuori dalla tua cazzo di bocca”. E, soprattutto, probabilmente è stato l’acme di una più diffusa wave della stagione degli award: le star si sono dimenticate dell’(auto)ironia.
Se, come diceva Oscar Wilde, l’umanità si prende troppo sul serio, Hollywood è andata ben oltre questo aforisma: lì non sanno che prendersi sul serio. I picchi di permalosità dello showbusiness americano sembrano infatti ai massimi storici. Prendiamo ad esempio gli ultimi Golden Globe. Certo, non è un bel periodo per l’evento promosso dalla Hollywood Foreign Press Association, che arriva da un triennio orrendo con i minimi storici in quanto ascolti (nelle edizioni del 2021 e del 2023, senza considerare la cancellazione della cerimonia del 2022 a causa di un boicottaggio dell’industry per la mancanza di diversità all’interno dei membri della HFPA), ma l’Awards Season dovrebbe essere un momento di intrattenimento in cui tutte le belle facce (ritoccate o no poco importa) di Hollywood si riuniscono per la gioia dei fan e dei creatori di meme.
Ma cosa è successo agli ultimi Globes? Jo Koy, comedian americano di origini filippine, si è immolato per l’evento (oramai nessun comico – proprio per quanto sta accadendo – brama di condurre queste cerimonie, come dimostrano i rifiuti di Chris Rock, Ali Wong, Amy Poehler, Tina Fey e Kevin Hart, che ha definito questo impiego “un cattivo ingaggio per un comico”) e, come la memetica online sta raccontando, non è andata benissimo. Ok, Koy è stato forse tra i peggiori comici della storia recente a presentare un award (non che Jerrod Carmichael avesse deliverato lo scorso anno, sempre ai Globes), ma le reazioni dei presenti in sala hanno raccontato di una Hollywood che non sa più ridere, in particolare di un Hollywood che ha dimenticato come ridere di se stessa.
“Sorry about that.” Jo Koy bombs as host of the Golden Globes. Taylor Swift’s reaction to his joke about her says it all. pic.twitter.com/VAAiNdRkoT
— Mike Sington (@MikeSington) January 8, 2024
Capofila di questa nuova ondata di presa-a-male collettiva non poteva che essere lei, l’emblema del prendersi-sul-serio per eccellenza, Taylor Swift. Che la regina della pop music non fosse la persona più ironica del mondo era un’informazione abbastanza diffusa, ma la reazione alla battuta di Koy ai Globes racconta di una persona incapace di viversi tranquillamente il proprio status anche ora che ha ottenuto tutto il raggiungibile (e anche molto di più). Se sei la persona più chiacchierata nell’universo, aspettarti una battuta e reagire con eleganza è parte del lavoro.
“La grande differenza tra i Golden Globes e la NFL? È che ai Globes facciamo meno inquadrature a Taylor Swift”, ha ironizzato Koy dal palco. Una battuta mediocre, sicuramente, che si rifà ad un inutilissimo ma caldo tema negli States (la polemica su quante volte viene inquadrata Taylor durante le partite di football americano dei Kansas City Chiefs, squadra in cui milita Travis Kelce, nuova fiamma di Swift, è ahinoi molto attiva), ma che non ha in sé nulla di offensivo o volgare. La reazione di Swift totalmente scevra di ogni autoironia (e alla quale possiamo aggiungere anche quella dell’amica Selena Gomez) ha visto la popstar – naturalmente inquadrata in primo piano – mordersi nervosamente le labbra, prima di nascondere la sua reazione di rabbia in un drink.
E cosa dire della reaction pubblica di Ariana DeBose, offesa per essere stata inserita – sempre all’interno di una battuta stavolta di Bella Ramsey, la giovane protagonista di The Last of Us – all’interno di una fittizia categoria “attori e attrici che si credono cantanti” agli ultimi Critics’ Choice Awards? Qui non solo l’attrice – quando è stata inquadrata – si è mostrata sconcerta dalla battuta, ma addirittura è dovuta ricorrere a Instagram per postare una story con la frase: “No, non l’ho trovata divertente. LOL”. Un’ingiuria, un oltraggio!, ma – così per dire, eh – pure la pagina Wikipedia dedicata a DeBose la definisce una “American actress” perché cantare nei musical è parte della professione di un’attrice, non di quello di una cantante (vi ricordate il cringissimo rap di DeBose ai BAFTA dello scorso anno, così criticato da costringerla a disattivare per un periodo i propri social? Ve lo ricordiamo qui). Ci attendiamo presto una lotta a colpi di modifiche e revisioni intentata dall’attrice alla sua pagina Wikipedia.
Più contenuta la reazione di Ryan Gosling, che, sempre in riferimento alla stessa battuta (anche lui è stato inserito nella stessa categoria), si è limitato a un imbarazzato sorriso di circostanza: non una grande prova di recitazione, ma ci possiamo accontentare. In fondo considerare Ryan Gosling un cantante per aver recitato in La La Land o per I’m Just Ken lascia perplessi tanto quanto lo stesso attore, quando – poco dopo la battuta – si è aggiudicato proprio il Critics’ Choice Award per la migliore canzone proprio per il tormentone di Barbie.
Ryan Gosling’s reaction to “I’m Just Ken” winning Best Original Song at the #CriticsChoiceAwards
See the full winners list: https://t.co/o7EgopRYqJ pic.twitter.com/UOWpZPhaiv
— DiscussingFilm (@DiscussingFilm) January 15, 2024
“Facciamoci una risata a spese vostre. Ricordatevi: sono solo battute, moriremo tutti a breve e non ci sarà nessun sequel. Ricordatevelo”, predicava invano dal palco dei Golden Globes qualche anno fa Ricky Gervais, l’ultimo grande host della cerimonia (al timone in cinque edizioni). Ma questa spensieratezza di vivere l’ironia e lo sbeffeggio – le battute! – pare oramai estranea a Hollywood, troppo attenta all’ipersensibilità dell’internet (vi ricordate, ad esempio, le accuse del popolo web contro Amy Schumer agli Oscar 2022, rea di aver mancato di rispetto a Kirsten Dunst in quello che era in realtà uno sketch in cui entrambe erano coinvolte?) da dimenticarsi che lo spirito dell’intrattenimento e, in particolare della Awards Season (“Ricordate che i premi interessano solo a voi”, ripeteva tra le edizioni dei Globes un sempre puntuale Gervais), è proprio quello di poter distrarre il pubblico dalle pesantezza della vita per una serata leggera.
Hollywood ha bisogno di ricordarsi come ridere dei propri difetti, delle proprie idiosincrasie, dei propri controsensi palesi (non a caso l’idea di far presentare a dei comici queste cerimonie è sempre andata in questa direzione). Come ridere dei propri privilegi. Di una Hollywood permalosa e noiosa, difatti, non ce ne facciamo proprio nulla.