Lo chiamavano Terence Hill. Mario Girotti, così all’anagrafe, compie oggi 82 anni. E resta ancora oggi uno degli attori “pop” più amati dagli italiani: vedi il successo inarrestabile di Don Matteo e Un passo dal cielo, ovviamente disponibili su RaiPlay. Quanto ai film che non abbiamo mai dimenticato, una cavalcata nel “meglio del meglio” tra i suoi titoli che si possono recuperare in rete. Dalle avventure con il fedele Bud alle “deviazioni” in solitaria, i suoi occhi di ghiaccio sono ancora qui per stenderci.
Lo chiamavano Trinità… (1970) di E.B. Clucher – Infinity
Il capostipite firmato E.B. Clucher (cioè Enzo Barboni), da cui tutto è iniziato. E dire che la parte sarebbe dovuta andare a Peter Martell (cioè Pietro Martellanza). La spuntò il trentunenne Terence Hill (cioè Mario Girotti), che fa del suo pistolero indolente una instant icon. Il resto lo fa Bud Spencer. Quest’anno il film compie 50 (!) anni: un buon motivo per rivederlo.
… continuavano a chiamarlo Trinità (1971) di E.B. Clucher – Infinity
Al secondo giro, sempre by Clucher, lo spaghetti western più amato dal pubblico alza le ambizioni (senza deludere in quanto a spettacolo) e doppia se stesso: con 6 miliardi di lire (il doppio dell’originale), è il film italiano più visto nella stagione 1971-1972. E anche il quarto più visto di sempre nelle sale nostrane. Il mito è ormai certificato.
… e poi lo chiamarono il Magnifico (1972) di E.B. Clucher – Sky
Il regista è lo stesso, e il titolo richiama quello del dittico sbanca-botteghini. Ma questa avventura non c’entra nulla con le precedenti. Stavolta Terence è Sir Thomas Moore, un “piccolo lord” giunto nel West per intascare l’eredità del padre. Se la dovrà vedere con Bull/Bud: un nome, un programma.
… più forte ragazzi! (1972) di Giuseppe Colizzi – Infinity
I puntini di sospensione riecheggiano i fasti western, ma l’avventura si fa esotica. Hill e Spencer sono rispettivamente Plata e Salud, due piloti che vogliono truffare l’assicurazione: si ritroveranno, invece, nel pieno della foresta amazzonica. Girato in Colombia, un irresistibile detour (letteralmente) con una colonna sonora di culto: la firmano gli Oliver Onions.
Il mio nome è Nessuno (1973) di Tonino Valerii – Sky
Ritorno al West con un’odissea in cui il nostro è un novello Ulisse: l’anagrafe, per così dire, non mente. Terence molla Bud, ma trova una star internazionale come Henry Fonda e caratteristi doc alla Mario Brega. Produce Sergio Leone, che fa mettere su una lapide il nome di Sam Peckinpah: regolamento di conti per il rifiuto, del secondo, di dirigere Giù la testa.
… altrimenti ci arrabbiamo! (1974) di Marcello Fondato – Infinity
Ancora tre puntini, a introdurre uno dei più clamorosi successi della coppia Spencer-Hill. Mattatori assoluti di questa commedia ruggente (per davvero), anche se la vera protagonista è la dune buggy Puma rossa che innesca l’azione. Campione d’incassi assoluto nella stagione 1973-1974, è costato a Terence quattro punti di sutura per la scena della scazzottata finale.
Porgi l’altra guancia (1974) di Franco Rossi – RaiPlay
Tra i mille travestimenti della coppia venerata dal pubblico italiano anni ’70, poteva mancare l’abito talare? Per la precisione, quello dei due missionari (Padre G. e Padre Pedro de Leon) alle prese con gli indigeni del Centro America. Satira ecclesiastica in piena regola, in cui non mancano però le botte da orbi a cui gli spettatori erano abituati.
Un genio, due compari, un pollo (1975) di Damiano Damiani – RaiPlay
Produzione internazionale per quest’avventura firmata dal maestro poi “rivalutato” Damiano Damiani. Spuntano pezzi grossi del cinema di allora come Klaus Kinski e Miou-Miou, ma la scena è tutta per Terence, ladro spavaldo. Con la benedizione di Sergio Leone, che firma (non accreditato) la prima sequenza, ed Ennio Morricone, che regala il tema Glory, Glory, Glory.
I due superpiedi quasi piatti (1977) di E.B. Clucher – Infinity
Clucher/Barboni richiama la sua golden couple, al nono film insieme, per un divertissement poliziottesco ambientato a Miami. Le cui riprese furono un film nel film. Ricorda Spencer che, in auto sul set, intercettarono la radio della polizia locale: stava cercando due falsi agenti che scorrazzavano per la città. Indovinate un po’ chi erano…
Pari e dispari (1978) di Sergio Corbucci – Infinity
Il grande Sergio Corbucci cuce addosso a Bud e Terence i ruoli di Charlie e Johnny Firpo, fratellastri invischiati in un giro di poker e casinò. Sfondo che, in effetti, mancava alla coppia, e nel quale i due si destreggiano con la solita abilità (e i soliti pugni). Titolo considerato minore, ha tanti momenti e personaggi cult: vedi la suor Susanna di Marisa Laurito.
Io sto con gli ippopotami (1979) di Italo Zingarelli – Infinity
Quante volte l’avete visto, nei suoi incalcolabili passaggi televisivi? Vabbè, una in più non guasta. La location è ancora esotica (i safari in Rhodesia, per la precisione), ma plot e copione come sempre italianissimi. Tra le tante gag (e botte) memorabili, si segnala l’intruglio a base di caviale, burro, sale, pepe e champagne: Terence lo preparò e lo bevve per davvero.
Nati con la camicia (1983) di E.B. Clucher – Infinity
Altro giro, altro Clucher. E altra farsa all’americana tra poliziotti, ex detenuti e vagabondi (in pattini a rotelle). Gli anni ’80 si fanno sentire, anticipando (involontariamente) le atmosfere alla Miami Vice di un anno dopo. Fun fact: è l’ultimo film in cui Hill ha la voce dello storico doppiatore Pino Locchi. Ma non sentiremo quella vera dell’attore fino agli anni ’90.