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Una, nessuna, centomila Monica Bellucci. Ma la nostra diva più diva resta sempre lei: iconica e ironica, qualsiasi cosa abbia scelto di fare. E la carriera che ha messo in moto è davvero da star d’altri tempi, ma perfettamente calata nella nostra epoca. Da saghe cult (Matrix, Bond) a grandi autori (da Tornatore a Lynch), da serialità A-list (Mozart in the Jungle, Chiami il mio agente!) a progetti dichiaratamente pop. Come l’ultimo: La Befana vien di notte 2 – Le origini, al cinema dal 30 dicembre, in cui inforca scopa e cappello. E solo lei poteva restare “la Bellucci”. E basta.
Tra gli esordi italiani (c’erano anche La riffa e I mitici: e non contiamo il Dracula by Coppola), quello instant cult. Mascara sbavato e trapano in mano, è una dei protagonisti della darkissima comedy ispirata al racconto di Niccolò Ammaniti. All’epoca il film non fu capito (e nemmeno lei): poi, per fortuna, in tanti si sono ricreduti.
Dopo parti già internazionali, arriva il ruolo – e l’autore – italiano che la consacra per sempre. Malèna è una sintesi di tutte le donne italiane, e per interpretarlo, in chiave insieme stilizzata e partecipatissima, non poteva che esserci lei. Monica e Ennio, come sempre alle musiche: e il resto, letteralmente, scompare.
Con l’allora compagno Vincent Cassel c’erano già stati L’appartamento (il set galeotto) e Dobermann. Ma è il film à rebours di Noé quello che li definisce per sempre come coppia più hot del cinema europeo. Un’opera discussa, controversa, divisiva: anche così si diventa una star formato globale.
Monica era già un’attrice da esportazione, forse per questo Mucci nostro la chiama per uno dei suoi film più epocali. Nei panni dell’amante che mina l’equilibrio famigliare di Fabrizio Bentivoglio e Laura Morante, è (ancora) una visione. Il pubblico scopre che sa pure recitare: noi non avevamo dubbi.
La prima saga non si scorda mai. Ok, c’era già stata la francese Asterix e Obelix (lei era una sontuosa Cleopatra), ma vuoi mettere il ciclo che ha cambiato lo sci-fi per sempre? Accanto a Neo/Keanu Reeves, è la fatale Persephone: basta il nome. Seguito, nello stesso anno, da Matrix Revolutions.
Altro giro, altra saga. Dopo tanti autori (dallo Spike Lee di Lei mi odia al Terry Gilliam dei Fratelli Grimm e l’incantevole strega, fino al Virzì di N – Io e Napoleone), arriva Sam Mendes in una delle sue svolte più pop, vale a dire: 007. Nel solito episodio italiano, Monica è Lucia Sciarra, Bond girl consapevole e matura. Impeccabile.
Arrivano le serie, finalmente! E che serie: la comedy musicale by Coppola (stavolta Roman, più l’amico Jason Schwartzman e il solito giro) è una delle cose più belle della serialità anni 2000. Così come la sua soprano Alessandra, che cucina modello Sophia Loren e spara alle anatre sull’isola veneziana di Torcello. Tutto giusto.
Tre anni di riprese, un ruolo in lingua serba (!), un personaggio sospeso tra fiaba e realtà trasfigurata dall’autore di Underground. Con cui fa coppia in una storia di guerra e d’amore con impennate alla Chagall. Un film non sempre riuscito, ma la presenza di Monica non si discute nemmeno stavolta.
Un’apparizione, letteralmente. Ma si può non mettere in questa galleria di ruoli cult la comparsata che le ha regalato David Lynch? E con lo stesso Lynch in scena. E in una delle serie più eccezionali di sempre. Non solo: Monica Bellucci interpreta… Monica Bellucci. E aiuta a svelare i segreti nascosti nei sogni di Gordon: «Siamo come il sognatore che sogna e vive dentro al sogno: ma chi è il sognatore?». Vabbè.
Uno dei ruoli più belli di sempre, lo possiamo dire? E cioè, ancora, se stessa, alle prese con l’agente cinematografico che resta, ovviamente, infatuato di lei. Che non si è mai presa in giro così tanto e così bene: si mette la parrucca bionda, si finge bulgara, ma è sempre una regina dello schermo. Voto: fuori classifica.
Con parruccona bianca e scopa in mano, Bellucci è credibile come sempre, più di sempre. La parlata è franco-ciociara, ma lo spirito è da perfetta mamma italiana, sulla scia delle dive di un tempo. Monica non ha paura di niente, nemmeno di un family movie scanzonato come questo. E, infatti, vince anche stavolta.
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