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10 cartoon senza cui BoJack Horseman non esisterebbe

In occasione dell'uscita della quinta stagione, l'autore dello show più creativo di Netflix ci ha raccontato le opere d'animazione che ne hanno influenzato lo stile

Delle 953 serie che hanno debuttato su Netflix negli ultimi 5 anni, BoJack Horseman è di gran lunga la migliore. Anzi, la “biografia animata” di un cavallo di mezza età, ex star di una sitcom in lotta con depressione, alcolismo e con la fine del suo successo è da quattro anni di fila la serie migliore di tutta la televisione. Il primato si conferma con la quinta stagione: ho visto tutti e 12 i nuovi episodi, e devo dire che sono divertenti, rilevanti e sorprendenti tanto quanto quelli del passato. (In realtà questa è una stagione particolarmente disgustosa, soprattutto per una running gag sul lubrificante e per l’episodio in cui Todd costruisce un sex robot chiamato Henry Fondle).

La capacità di BoJack di essere tante cose diverse, spesso tutte insieme, è conseguenza del talento del creatore Raphael Bob-Waksberg e di tutte le sue influenze. L’abbiamo contattato, e gli abbiamo chiesto quali siano i cartoni più importanti per il DNA di BoJack. Ecco cosa ci ha detto.

I Simpson

«Questo show è un titano del genere. È stato davvero influente in tanti modi diversi. Il mio episodio preferito è Marge non essere orgogliosa, dove Bart ruba un videogame e ha problemi con sua madre. È un episodio scritto in maniera incredibile, sincero, bellissimo e commovente. Uno dei migliori complimenti che mi abbiano mai fatto è stato: “Questa stagione di BoJack sembra la versione lunga di un episodio triste dei Simpson“».

Chi ha incastrato Roger Rabbit?

«A livello formale è facile vedere il collegamento. Roger Rabbit nasce dalla domanda “Cosa succederebbe se i cartoni fossero reali e interagissero con gli umani?”. Il film, in realtà, è una lettera d’amore alla commedia e al suo potere. Nessuno dice al giudice la verità su Roger, perché Roger fa ridere. Che cos’è che Jessica ama di Roger? Riesce a farla ridere. Credo davvero che la commedia sia uno strumento incredibile che si può usare in tanti modi diversi. Ma può anche essere pericoloso. Nel film c’è una scena in cui Roger si toglie le manette. Eddie gli chiede: “Ma potevi farlo in qualunque momento?” e lui risponde: “Non in qualunque momento, solo quando fa ridere”. Puoi investire troppo nella tua “personalità divertente”, e può essere un limite».

Archer

«Mentre creavo BoJack avevo spesso in mente lo stile caustico di Archer – forse troppo spesso! C’è una scena dove Archer sta facendo sesso, riceve una telefonata da sua madre e risponde senza smettere; nel primo episodio di BoJack c’è una scena molto simile, dove lui fa sesso e non vuole smettere di guardare una puntata della sua serie. Poi, in un episodio della seconda stagione, Archer scopre di avere il cancro, e nell’episodio successivo fa la chemioterapia. Mi sorprese molto, quando l’ho visto ho pensato che forse BoJack poteva essere più serializzato».

Animaniacs

«Sono sempre stato un grande ammiratore delle citazioni un po’ oscure. È noioso guardare una serie e capire sempre tutto. Io voglio che capire l’umorismo sia anche una sfida. Come nella canzone degli Animaniacs dedicata a come la gente di Hollywood parla del box office. Chi stavano criticando? Era davvero un’idea bizzarra, e l’ho amata».

Daria

«Da ragazzo mi identificavo molto con questo personaggio: la persona più intelligente del gruppo e che disprezza tutto e tutti. Ma Daria era scritta con cura, un personaggio fico. La serie spiega bene come le persone più intelligenti possono comunque sbagliare, e che quelle più stupide non sono necessariamente cattive. Io voglio che i miei personaggi abbiano tante sfumature: si parte sempre da alcuni archetipi, ma quando inizi a esplorare i personaggi vuoi scoprire ogni segreto».

The Tick

«In The Tick c’è un cattivo, Chairface Chippendale, che vuole scrivere il suo nome sulla superficie della luna. Tick riesce a fermarlo, ma non prima che scrivesse la C e la H. Le lettere sono rimaste lì in tutte le scene notturne della serie. Ci ho pensato spesso quando ho scritto la scena in cui BoJack ruba la D della scritta di Hollywood. È rimasta così per tutta la serie, ed è il primo indizio che diamo agli spettatori per far capire che lo show è serializzato e più grande di quanto pensassero».

I film della Pixar

«Adoro il modo in cui Pixar gioca con le strutture delle storie, non hanno mai paura di provare cose diverse – come il primo atto senza dialogo di Wall-E. Penso spesso a Monsters & Co., e al modo in cui hanno costruito un mondo con delle regole tutte sue. Lo stesso vale per Toy Story, ogni film è più ricco del precedente. È una cosa davvero entusiasmante, e voglio che anche il mio show diventi sempre più profondo. L’ultima inquadratura della quarta stagione di BoJack è ispirata all’ultima di Monsters & Co».

Futurama

«Un’altra serie che sfrutta la continuità in modi sempre fichi, e che gioca con la tristezza in maniera molto intelligente».

South Park

«Apprezzo particolarmente gli episodi più ricchi di dialoghi, anche se non sono sempre d’accordo con le loro posizioni politiche. Mi piacciono quei momenti in cui Stan o Kyle fanno un discorsetto. Lo fanno in una maniera innocente, e funziona sempre. Apprezzo davvero tanto il loro coraggio. Sarebbe facile per loro dire: “Oh, non vogliamo più essere offensivi”».

Le animazioni di Don Hertzfeldt

«Il suo corto Rejected è stata una grande influenza, soprattutto per il primo episodio-trip di BoJack. Ci sono alcune scene che sono quasi omaggi a quel corto. E Don è un tipo davvero interessante che lavora al di fuori del regno degli animatori professionisti, fa le sue cose e non le vende agli studios, non le annacqua. È bravo»

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