“È un delitto sprecare una domenica per una gita come questa”. Due fratelli si addentrano in un cimitero isolato. La radio smette di suonare. Uno zombie li attacca senza pietà. Il 1 ottobre del 1968 viene presentato in anteprima a Pittsburgh La notte dei morti viventi di George A. Romero. Un cult che, trascendendo su pellicola i famelici zombie, terrorizza il pubblico mondiale. Tra esplosioni gore, sottotesti politici e humour nero, il film sconvolge la settima arte e ridefinisce George A. Romero il padre degli zombie movie. Il sottogenere horror che, dominato da un “esercito di non meglio identificati assassini”, invade film, serie tv, fumetti e videogame.
Un horror rivoluzionario che consacra, in un immortale bianco e nero, la feroce metafora di un’umanità altrettanto mostruosa e terribile. In occasione dei cinquanta anni della Notte dei morti viventi, riportiamo in vita dieci segreti del capolavoro di George A. Romero.
1. Una commedia aliena
Suona strano a dirlo e ancora di più a scriverlo ma La notte dei morti viventi nasce come una commedia aliena. Nel 1967 George A. Romero, John A. Russo e Rudy Ricci sviluppano una black comedy in cui un gruppo di extraterrestri crea subbuglio sul pianeta Terra. Archiviato il progetto per problemi di budget, Russo scrive la terrificante storia di una razza aliena che si nutre di esseri umani. Il respiro horror conquista Romero che, tra l’iconico prologo nel cimitero e l’arrivo di Barbra alla fattoria, butta giù lo script della Notte dei morti viventi. Il precursore degli zombie movie inizia a prendere forma come Night of the Flesh Eaters ma questo è un altro punto!
2. Un horror leggendario
Durante la stesura dello script, John A. Russo e George A. Romero si lasciano ispirare da Io sono leggenda, il romanzo distopico di Richard Matheson del 1954. Il classico letterario da cui il regista horror riprende, mezzo secolo prima dell’adattamento cinematografico di Francis Lawrence, le creature mostruose e la solitudine del genere umano.
3. Duane Jones ha trasformato Ben
Nel 1968 la scelta di un interprete afroamericano costringe George A. Romero ad affrontare dibattiti e problemi distributivi in molte aree della nazione. Un coraggio ripagato dal tocco autoriale di Duane Jones che consacra Ben uno dei principali punti di forza della Notte dei morti viventi. Pensato come un camionista dal linguaggio sporco, Ben tramuta in un eroe nobile e intelligente che protegge degli sconosciuti da un’orda di zombie: «Duane ha cambiato i dialoghi del personaggio», ha dichiarato Karl Hardman, l’attore e produttore che interpreta Harry Cooper.
4. Il sangue al gusto di cioccolato
Tra ossa spolpate e budella divorate, la Notte dei morti viventi è un trionfo di gore. Il segreto dello zombie-movie di George A. Romero è un liquido più economico del sangue finto ma altrettanto viscoso: «La troupe ricoprì gli hamburger del pranzo di sciroppo al cioccolato», ha rivelato Kyra Schon, l’interprete di Karen Cooper, la bambina che divora il padre in una delle sequenze più feroci del film del 1968.
5. George A. Romero è (l’involontario) re degli zombie-movie
Nella versione originale del film, George A. Romero definisce i morti viventi “ghoul” per differenziarli dagli zombie della religione vudù. Eppure, per uno strano scherzo del destino, George A. Romero è il padre degli zombie-movie. Un sottogenere nato da un regista che non parla (esplicitamente) di zombie nel cult della sua carriera.
6. Il primo gore movie di livello
Pur non essendo il primo gore della settima arte, La notte dei morti viventi è il primo splatter di qualità. Tra zombie che strappano carne a morsi e spolpano arti recisi, il cult del 1968 è un trionfo di sangue molto diverso dall’amatoriale Blood Feast di Herschell Gordon Lewis. Il leggendario George A. Romero trascende sul grande schermo una brutale metafora del’American Dream. Un instant classic che, in un graffiante bianco e nero, si consolida come il primo gore movie d’autore.
7. I cameo d’autore
I registi amano interpretare dei cameo nei loro film. Seguendo la tradizione di Alfred Hitchcock, George A. Romero e John A. Russo realizzano due brevi partecipazioni nella Notte dei morti viventi: Russo è uno zombie che viene colpito al cranio e Romero è un reporter di Washington.
8. Duane Jones ha lottato per il finale originale
Tra i punti di forza della Notte dei morti viventi c’è il feroce epilogo in cui la polizia uccide a sangue freddo l’ultimo sopravvissuto all’attacco zombie. Un finale rivoluzionario difeso da Duane Jones contro l’happy ending proposto dalla produzione: «Gli eroi non muoiono mai nei film americani», ha dichiarato l’interprete di Ben. Un afroamericano che, sopravvissuto a un’orda di zombi, viene ucciso da un poliziotto consacra uno shock senza precedenti nell’America degli anni Sessanta.
9. I problemi di copyright
Quando gli autori di The Flesh Eaters, l’horror del 1964 di Jack Curtis, minacciarono un’azione legale, la produzione sostituì il titolo originale Night of the Flesh Eaters con l’iconico Night of the Living Dead. Ma la Walter Reade Organization dimenticò di inserire la nota sul copyright nei titoli di testa e di coda del cult horror: «Era il nostro primo film. Non sapevamo quello che facevamo», ha dichiarato Romero. Un errore che rese La notte dei morti viventi un capolavoro di dominio pubblico.
10. Un cult immortale
Dopo il remake di Tom Savini nessun regista ha trovato il coraggio di riportare in vita La notte dei morti viventi. Il cult che, nel lontano 1968, ha anticipato l’invasione degli zombie-movie nell’entertainment mondiale. The Walking Dead, Resident Evil e 28 giorni dopo sono tutti figli, e in qualche caso nipoti, di un autore che ha consacrato la nascita del sottogenere più iconico del cinema horror.
A cinquanta anni dal debutto della Notte dei morti viventi, i terrificanti zombie di George A. Romero sono ancora tra noi. E se ve lo state chiedendo, neanche un colpo al cranio riuscirà mai a fermarli!