«È successo che non mi sentivo bene, insolitamente non bene. Poi ho avuto la febbre, mi stavo disidratando e tutto il resto. Quindi ho chiesto a qualcuno di chiamare un’infermiera perché dovevo idratarmi. Ero seduto lì a casa mia e non c’ero più. Così. Non avevo polso». Lo ha raccontato Al Pacino in un’intervista al New York Times prima della pubblicazione del suo nuovo memoir, Sonny Boy.
«In pochi minuti erano lì: l’ambulanza davanti a casa mia. Avevo circa sei paramedici i soggiorno, e c’erano due dottori, indossavano questi abiti che sembravano provenire dallo spazio o qualcosa del genere. È stato scioccante aprire gli occhi e vederli. Erano tutti intorno a me e dicevano: “È tornato. È qui”».
Quando gli è stato chiesto se la sua esperienza di pre-morte avesse avuto qualche “ripercussione metafisica” su di lui, il divo 84enne ha ammesso: «In realtà sì, ma non ho visto la luce bianca o altro. Non c’è niente lì. Come dice Amleto, “Essere o non essere”; “Il paese sconosciuto dai cui confini nessun viaggiatore ritorna”. E dice due parole: “Non più”. Non ci sei più. Te ne sei andato. Non ci avevo mai pensato in vita mia. Ma conosci gli attori: fa figo dire che sono morto una volta. Cosa succede quando non ci sei più?».
Pacino ha anche riconosciuto che, invecchiando, la sua prospettiva sulla morte è cambiata. «È così che va la vita», ha detto. «Non l’ho certo chiesto. Arriva e basta, come succede con molte cose».
L’attore ha recentemente recitato in Modì – Tre giorni sulle ali della follia, il film biografico diretto da Johnny Depp su Amedeo Modigliani. Il suo nuovo memoir, Sonny Boy, uscirà in Italia l’8 ottobre.